Angelo Moscariello è critico e saggista cinematografico, attualmente collabora con L’indice e La rivista dei libri. È, inoltre, docente di Storia del Cinema presso l’Accademia dell’Immagine (dal 1996) e l’Università di L’Aquila (2003-2005). Ha pubblicato: Il cinema di Godard (1970); Claude Chabrol (1977); Cinema e/o letteratura (1981); Come si gira un film (1995); Invito al cinema di Losey (1998); L’immagine equivalente. Corrispondenze tra cinema e letteratura da Dante a Robbe-Grillet (2005). Ha pubblicato vari dizionari, tra cui Dizionario del Cinema di Fantascienza, Dizionario del Cinema Fantasy e quello del Cinema Horror. 

Moscariello riesce da sempre a trovare nuovi modi per guardare al Cinema, uno dei suoi ultimi lavori, dal titolo Cinema e pittura: dall’effetto-cinema nell’arte figurativa alla “cinepittura digitale” (Progedit – Progetti editoriali), riguarda le relazioni tra cinema e pittura, ed è proprio in merito al rapporto tra cinema fantastico e arte figurativa che l'abbiamo intervistato.

So di prenderla molto alla lontana ma se penso al rapporto tra arti figurative e fantastico mi vengono in mente i graffiti paleolitici, i geroglifici egiziani e con un bel salto di secoli, Hyeronimus Bosch...  

Giusto. I graffiti preistorici si animavano alla luce mutevole del fuoco e acquistavano una grande carica fantasmatica ( una sorta di pre-cinema); i geroglifici egiziani aprivano al soprannaturale o comunque al mistero ( e il moderno  cinema di genere ha lavorato con efficacia questo immaginario,si veda ad esempio il connubio art decò e pittura egizia nel dittico L’abominevole dott. Phibes e Frustrazione  girato nel biennio 1971-72 da Robert Fuest  con un gusto figurativo bizzarro e scenografico);quanto a Bosch,il pittore fiammingo resta con le sue mostruose ibridazioni la fonte primaria di tutta la odierna visionarietà di un cinema che vuole essere perturbante pur attraverso l’utilizzo dei modelli narrativi   tipici di generi popolari quali la sci-fi e l’horror. 

Karel Thole e Cesar, gli autori delle prime mitiche copertine di Urania hanno influenzato l'immaginario delle generazioni future, che ne pensi? 

Senza dubbio Thole e Cesar  hanno fissato con le loro copertine di Urania l’iconografia del cinema di fantascienza, a dire il vero più il primo che il secondo grazie alla modernità del suo stile connotato da una fusione spaesante di surrealismo alla Magritte e iperrealismo pop (la cui  lontana matrice sono i connazionali fiamminghi Bosch e Vermeer). 

Insomma, il "nucleo" del rapporto tra cinema di genere e pittura è? 

In sintesi,il nucleo del rapporto tra cinema di genere e pittura consiste in una scelta figurativa antinaturalistica che si orienta tra simbolismo, surrealismo ed espressionismo, scelta confermata dalle preferenze espresse da numerosi registi per dipinti riconducibili a una o all’altra o a entrambe le correnti storiche citate (il simbolista Bocklin con il suo Isola dei morti viene citato da Tourneur nel classico Ho camminato con uno zombie e in seguito anche da Dario Argento nella rappresentazione dell’antro in Il fantasma dell’opera, in  tutti i film di Mario Bava sono presenti riferimenti pittorici che spaziano da Fussli a Klinger e a Redon, i corpi sformati  dei personaggi di Raimi nella serie La casa ricordano quelli di alcuni quadri di Giacometti mentre i volti defigurati che  Balaguero fa emergere come lampi dal buio in Rec  evocano i ritratti stravolti di Bacon).Nella storia  dei rapporti tra il cinema e la pittura a sorprendere non è la somiglianza tra le inquadrature del  Caligari di Wiene e i coevi quadri di Kirchner, a sorprendere è invece scoprire che il gusto per la vertigine spaziale tipico di Hitchcock  è lo stesso espresso negli inchiostri realizzati agli inizi del ‘900 dal simbolista belga  Leon Spilliaert (uno per tutti Vertigine, scala magica), a sorprendere è trovare in un horror come Silent Hill girato da Christophe Gans nel 2006 spazi metafisici ambivalenti che sono gli stessi raffigurati da Fernand Khnopff nei suoi pastelli (come La città abbandonata  del 1904) e a sorprendere  infine  è la figuratività tra action painting e informale di alcune riprese subacquee nel recente horror Pirana 3D  dove il regista Aja mescola acqua e sangue a  formare una onirica, liquida, cangiante tavolozza cromatica (entro cui naviga peraltro anche il pene in primo piano di un giovane bagnante reciso di netto da un vorace pesce). Insomma non è soltanto il cinema d’autore ad ispirarsi alla grande pittura del passato ma è anche quello dei generi che sa trovare in essa alimento  nella sua ricerca di visioni straordinarie.