Si può tranquillamente dire che questi primi anni del fantastico del ventunesimo secolo sono stati caratterizzati dai supereroi, che hanno imperversato e continueranno a farlo nel cinema e nella televisione a tutti i livelli, almeno a giudicare dai programmi di major e network. A tutto ciò rimasta piuttosto indenne la narrativa, che tranne alcuni casi si è indirizzata verso altri temi. Eppure ogni tanto qualche autore si inserisce nell'argomento, provando a scrivere storie che mostrino i supereroi sotto differenti punti di vista. È questo il caso di The Violent Century, il nuovo romanzo di Lavie Tidhar uscito da poco sul mercato anglosassone.

Siamo ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, con il fantasma del nazismo che oscura l'Europa. Un esperimento condotto dallo scienziato tedesco Vomacht ha rilasciato un'onda subatomica che ha modificato il DNA di una parte di umanità, creando una specie di Übermenschen, superuomini soggetti al Cambiamento, il quale consiste nell'immortalità da vecchiaia (ma non da omicidio o incidente) nonché in una serie di poteri: creare o far sparire la nebbia, muoversi a velocità supersonica e addirittura riavvolgere il tempo. I governi di tutto il mondo iniziano così a dare la caccia ai Cambiati dei propri paesi per usarli per neutralizzare gli altri Cambiati in una sorta di guerra fredda nascosta. Il romanzo segue le vicende di Oblivion e Fogg, due superuomini inglesi contattati dal Bureau of Superannuated Affairs, guidato da un uomo conosciuto come Il Vecchio, che promette a tutti i Cambiati di insegnare loro a usare al meglio le proprie abilità, ovviamente allo scopo di servire la patria contro i nemici.

Le vicende dei due si snodano quindi per i successivi decenni, raccontate da Fogg in un lungo flashback, a partire dall'addestramento nella Fattoria sotto vari insegnanti tra i quali Alan Turing, a sua volta un Cambiato, per passare durante tutta la Seconda Guerra Mondiale, la Guerra Fredda, il Vietnam e l'Afghanistan dei giorni nostri. Oblivion e Fogg attraverseranno mille scontri sotterranei, vivendo l'orrore di tutte le guerre possibili, portando con sé segreti sconosciuti alla stragrande maggioranza dell'umanità. Fino a chiedersi, rendendosi conto di essere imprigionati in un sistema dal quale è impossibile uscire, a che cosa è servito il loro eroismo e soprattutto che cos'è un eroe, o un supereroe.

Per Tidhar quindi, nato nel kibbutz di Hebrew trentasette anni fa, ancora un romanzo a base di storia alternativa, dopo il grande successo del 2011 di Osama (pubblicato da noi con il curioso titolo di Wanted) e il ciclo steampunk The Bookman. Un romanzo a metà tra fantascienza, romance e spy story, che però disegna i supereroi come schiavi delle proprie abilità, costretti a una vita perennemente in bilico, frustrati, malinconici e costretti a sporcarsi le mani per un eroismo a cui in fondo non sono interessati. Un'impostazione abbastanza distante dalla figura classica del supereroe fumettistico, tranne che nelle sue incarnazioni più interessanti come ad esempio gli X-Men, e più simile alla descrizione del supereroe fatta da Alan Moore nel suo immortale Watchmen. Le prime recensioni di The Violent Century ne parlano positivamente, per cui l'impressione è che Tidhar abbia fatto ancora centro con il suo mondo di supereroi nascosti, cinici e malinconici.