Si fa credere alle ragazze (sullo schermo ma anche tra il pubblico in sala) che se si combatte si può ottenere quello che si vuole, ma in realtà è tutto falso, perché malgrado tutti gli sforzi, le ragazze alla fine devono soccombere. Attraverso le esperienze del terzo livello le ragazze sono diventate ormai troppo potenti e non può più esserci posto per loro nella società patriarcale. L'unico modo per rientrarvi è morire e diventare eroine sacrificali immolate sull'altare dei padri, oppure reprimere la propria forza e volare basso conformandosi al modello di donna subordinata imposto dalla società patriarcale, una donna che non è in grado da sola neanche di prendere l'autobus e ha bisogno di un uomo che l'aiuti!
Sucker Punch aveva la possibilità di avere un effetto liberatorio e empowering sulle spettatrici, ma il fatto che la trama si basi su una situazione di sfruttamento del corpo femminile e su una profonda vittimizzazione delle donne nella società patriarcale azzera completamente ogni velleità femminista.
2 commenti
Aggiungi un commentoCredo che un'analisi così profonda e sfaccettata, per quanto possa funzionare affrontando l'evoluzione di un artista relativamente complesso ed affermato quale, per esempio, J. Cameron (mi riferisco all'articolo in Robot 65), sia nel caso di Sucker Punch piuttosto fuori luogo.
Mi spiego: requisito di un'analisi "sociologica" (qui sul ruolo della donna) è che la produzione (il film) sia, in qualche modo, naturale espressione delle idee del regista - e al limite dello sceneggiatore o dell'autore. Cameron ha sempre avuto una vasta libertà d'azione, e i suoi film dimostrano chiaramente una personale continuità.
Sucker Punch, invece, non è (naturale) espressione di nulla, se non della chiara volontà dei produttori di far cassa con uno specifico target - così a spanne, direi adolescenti e uomini, lettori di fumetti e videogamer. E' chiaro che un simile target apprezza (in teoria, e senza esagerazioni) determinate scelte, tra cui appunto la fumettizzazione - visibile chiaramente nelle scene d'azione - e il tipo femminile dell'eroina splendida e letale, ma in qualche modo schiva e a tratti timida, ingenua e insicura.
Il medesimo argomento si può usare per i precedenti film di Snyder, 300 e Watchmen: entrambi sono tratti da graphic novel, ed il ruolo della donna in essi è fondamentalmente regolato da diversi fattori esterni - in 300, da ragioni storiche, viste attraverso la particolarissima "lente stilistica" di Frank Miller, e in Watchmen dall'ambientazione statunitense del dopoguerra.
Sostanzialmente, l'articolo soffre di un'eccessiva ricerca di significati dove, realmente, non ve ne sono, trattandosi di semplici necessità materiali relative all'obiettivo finale del film: fare soldi. Ha lo stesso valore delle lamentele tipicamente maschili riguardo alle commedie romantiche - quando un prodotto nasce già pensato per uno specifico genere e target, non hanno senso analisi ex post.
L'analisi del film è nata dal fatto che Snyder in alcune interviste tra cui questa
http://www.filmschoolrejects.com/features/interview-zack-snyder-on-the-sexuality-and-world-of-sucker-punch.php
afferma che il suo film è una critica al sessismo della cultura geek. Attraverso il mio articolo ho voluto dimostrare che le dichiarazioni di Snyder sono false, perchè Sucker Punch non è una critica, anzi non fa che rinforzare questo sessismo. Forse la critica era inizialmente nelle intenzioni dell'autore ma poi si è persa per strada per incapacità e mancanza di cultura. Peccato, il film poteva essere una buona occasione per dire qualcosa di nuovo.
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