La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre austriache, due tedesche, una turca ed un reggimento bulgaro, contro settantatre divisioni anglo-francesi e russe, è finita. Dopo la fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d'Armata su Grenoble, e il successivo ripiegamento strategico sulle nostre linee, che mai aveva perdute, il fronte rimane saldo. La Patria non può che ringraziare la fede e l’abnegazione di tutti i suoi soldati, per i loro sacrifici e il loro enorme contributo di sangue.Il capo di stato maggiore dell'esercito, il generale Cadorna.

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Gaetano tiene la foto con una mano e la puntina da disegno con l’altra. Sta un po’ a pensarci e alla fine appoggia la foto alla parete, avvicina la puntina e la preme sul bordo in modo che rimanga infilata nel legno della baracca.

— Ecco fatto! — dice.

Daniele inclina la testa di lato e sorride divertito. Sembra non riuscire a star fermo con le mani che tendono ad applaudire di gioia.

— È per caso la tua ragazza? — dice una voce alle loro spalle.

Si voltano entrambi. Sulla soglia c’è un uomo anziano, con il volto solcato dalla rughe e i capelli radi e bianchi.

— Non è la mia ra-ragazza — risponde Gaetano scuotendo la testa.

— No, non è la sua ragazza! — aggiunge Daniele assumendo un’espressione insolitamente seria.

— È solo un’am-amica.

— Un’amica.

Il vecchio appoggia sul pavimento della camerata una sacca di tela e respira profondamente per riprendere fiato. — Ci credo. Ci credo anche se non me lo ripetete in coro. — Guarda i due e poi tende una mano. — Sono il sergente Ferrari, ma quando non sono in servizio potete chiamarmi Franco.

Gaetano guarda i gradi sulla sua uniforme e annuisce. — Io sono ca-caporale, il caporale Gaetano e anche lui è caporale — dice indicando Daniele.

— Piacere di conoscervi. Sono stato assegnato al vostro plotone e comanderò una squadra.

— Anche noi comandiamo una squadra — Gaetano guarda Daniele che fa una smorfia. — Non la stessa, però. Una io e una Daniele.

Franco indica una branda. — Certo. È libera quella?

— Sì. P-prego.

— È stato buffo come ci hanno dato una squadra. Siamo saliti su una collina e poi siamo scesi.