— Guardate!Il capitano Ruggiero percorre la trincea seguito dai rimpiazzi, gli ultimi arrivati sul fronte. — Mi raccomando, la prima regola qui è di stare bassi — sta dicendo loro. — State bassi e non correrete il rischio di essere colpiti dai cecchini. Il nemico è più vicino di quanto sembri.Daniele fa con le mani il cenno di abbassarsi a un ragazzo dalla cui bocca scende un  perenne rivolo di bava quando questi gli passa accanto.

È la quarta squadra di rimpiazzi che arriva sul fronte da quando loro sono qui, e serve a sostituire i caduti. Gaetano si sta rendendo conto che tutti i nuovi arrivati sono stati addestrati in fretta, per poterli mandare prima possibile a reggere lo scontro con il nemico. È difficile stare dietro alle perdite, soprattutto Gaetano non sa tenerne il conto quando esaurisce le dita delle mani, ma il Ministero delle Forze Armate dice che il nemico ha ancora più difficoltà nel farlo e che ben presto esaurirà le classi arruolabili per il conflitto e che le esaurirà  ben prima di terminare le sue quote.

— Sergente! — dice il Capitano Ruggiero.

— Sissignore!

— Mostri ai nuovi arruolati i loro alloggi assieme al sergente Daniele.

— Su-subito.

Gaetano guarda il gruppo. Ci sono dei ragazzi, tra cui uno con le braccia piccole rispetto al corpo e uno che continua ininterrottamente a girare su sé stesso mentre borbotta qualcosa, e una decina di anziani sia con le stampelle che senza; si è accorto che molti anziani stanno giungendo al fronte di questi tempi. Fa loro cenno di seguirlo nello stretto tunnel che porta alla camerata ricavata a fianco della trincea, una stanza più o meno quadrata con il soffitto puntellato da travi di legno, quello che fa uno scricchiolio prima di cedere, in modo da poter dare il tempo agli occupanti di scappare. Lungo le pareti ci sono delle brande, anche se nessuno si è ancora preoccupato di togliere le coperte che hanno usato i soldati che non sono tornati dopo l’ultimo attacco.

— Potete sistemarvi dove volete — dice indicandole.

— Tranne che nelle nostre — aggiunge Daniele appoggiando la mano destra su quella in cui dorme e la sinistra su quella di Gaetano.

— Si dorme dove si trova libero.

Un ratto spunta da sotto una delle brande e si dirige di corsa verso l’uscita; desta curiosità e allarme tra i nuovi arrivati, ma lascia nella totale indifferenza i veterani.

— Si mangia anche quando si può — dice Daniele svuotando, con una smorfia, il contenuto della sua gavetta per terra.

— Ma la na-nazione ci guarda e conta su di noi! — termina per tutti Gaetano. Un momento dopo un’altra esplosione fa tremare tutte le strutture della trincea, senza però causare conseguenze. Il sottotenente Franco e i suoi due sottoufficiali escono all’aperto, lasciando che i rimpiazzi si ambientino un poco. Il sole sta tramontando su di un’altra giornata di combattimenti, che ha portato ben poco in termini di vittoria o di sconfitta, ma parecchio in termini di perdite. Non è affatto un caso se, in guerra, si avanza di grado in fretta, come tutti e tre, quattro con l’adesso capitano Ruggiero, si sono ben presto accorti. I vuoti vanno riempiti. Anche i rimpiazzi, almeno quelli che sopravviveranno, se ne accorgeranno presto.

Una serie di lontane esplosioni in sequenza fa alzare verso l’alto lo sguardo di tutti; non si tratta di un colpo isolato sparato per infastidire il nemico, ma il probabile preludio di un attacco.