A distanza di anni leggendo il Pinocchio di Collodi non posso fare a meno di provare un profondo terrore: Pinocchio non è un semplice burattino, è un burattino che vuole diventare bambino e quindi un umano. Non c'è niente di peggio di esser un mortale in carne e ossa; terribile poi è il fatto quando l'anima coi suoi mille dubbi sulla sua reale esistenza viene a bussare alle pareti del cervello: non sono pochi i casi di defezione nei confronti della ragione a tutto onor della pazzia per una fede, e come tutto risultato la società sviluppa mostri-bambini che domani saranno spietati assassini o comunque un prete di periferia, un politico o un disoccupato disperato con moglie e bambini. Sì, direi proprio che Pinocchio è un horror di quelli sottili profondamente realistici: peccato che oggi i pochi sani di mente facciano di tutto per tornare ad essere dei burattini e, a giudicare dal momento storico che stiamo vivendo, direi con tutta onestà che ci riescono perfettamente, anzi direi che nutro il dubbio che per tutta la vita non abbiano voluto esser altro che dei burattini di carne e una anima usa e getta.

Il noir è da sempre stato intrigante nella letteratura ma anche nella vita quotidiana, spesse volte troppo piatta perché non si senta il bisogno di evadere dalla realtà per rifugiarsi in un mondo fantastico, inventato, frutto della nostra immaginazione o di quella altrui; ognuno di noi nutre delle paure ataviche e tutti attendiamo che qualcuno ce le spieghi magari con una bella storia che ci terrorizzi ma che al contempo ci disponga a riflettere.

Eraldo Baldini ha raccolto nel volume dal titolo Gotico rurale alcuni dei suoi migliori racconti noir: il risultato è di tutto rispetto tanto da meritare l'ammirazione di Francesco Guccini, che ha scritto la postfazione. Il problema è che forse ieri le storie si sapevano raccontare, oggi non più: e chi si prova a terrorizzarci per mestiere non può fare a meno di ricorrere ai cliché e agli americanismi stilistici di Stephen King e Dean Koontz riuscendo a scucire al massimo una smorfia di disgusto sul volto del lettore. Gotico Rurale ha il grande pregio di raccontare per il semplice gusto di raccontare: con uno stile limpido, asciutto, Baldini ci conduce per mano fuori dal nostro salotto invaso dalla cacofonia di un televisore sempre acceso e ci restituisce alle nostre paure ataviche, quelle che, per dirla tutta, ci spingono a provare ancora emozioni in un mondo dove sempre più sono bandite o per motivi di lavoro o per mancanza di tempo o per qualsiasi altro umano motivo. Il soprannaturale di Eraldo Baldini non ha bisogno di presentarsi al lettore con effetti speciali; le storie nascono con spontaneità, un pozzo, un fatto di cronaca creduto dimenticato, una leggenda popolare, sono gli spunti principali per dar corso ad una storia che trascina il lettore dentro le sue paure più riposte, le paure innocenti di quando si era bambini per scoprire che in realtà poi tanto innocenti non si era.

Gotico rurale di Eraldo Baldini non ha pretese intellettuali ed è per questo che non manca di affascinare lettori esigenti e da spiaggia: insomma Baldini non ci racconta bugie, semmai fa confessare nel segreto confessionale della nostra intimità che il naso lungo ce l'abbiamo tutti anche se ricorriamo alla rinoplastica: forse riusciamo a nascondere quello che consideriamo esser un difetto fisico, ma la chirurgia moderna, per fortuna, non è riuscita ancora ad asportare la coscienza sporca che coviamo dentro e con quella, prima o poi, dovremo fare i conti, tutti, nessuno escluso. C'è di che aver veramente paura...