Per impedirmi di usare i miei poteri, ovviamente.Era in compagnia del suo protetto, il “divo” Steve Van Drake, a sostenere l’ennesima riunione nell’ufficio della paffuta e pestifera Lavinia Marcus, una donna non più alta di un metro e quaranta, con vistosi occhiali glamour dalle lenti a collo di bottiglia, ma capace di atterrire Attila l’Unno al comando di uno stormo di cacciabombardieri d’alta quota. Figura ideale per il doppio ruolo di famelico press-agent di Cinecittà - la sua “Nova Cabiria” ha sotto contratto una quantità industriale di stelle e stelline del mitologico e della comicità da rivista - e comandante in capo della D.A.M.O.C.L.E., sezione Italia, organizzazione nata per fronteggiare le minacce parapsicologiche ed extraterrestri ai Paesi aderenti alla NATO e all’Occidente libero. Steve aveva appena firmato un contratto per un film d’avventura, una storia di pirati al fianco della divetta emergente Rossella Mirò – ben nota per la sua appartenenza alla “scuderia” del produttore Ettore Calindri, un sessantenne proprietario di due rinomati locali di strip-tease nella Capitale – ed era giusto fare almeno un brindisi. Almeno secondo il “mondano” Diaz.

Sul versante del loro “vero mestiere”, i livelli di allarme erano su standard fin troppo normali. Non si era verificata una vera emergenza dai tempi dell’Operazione “Ciak: Apocalisse” dello scorso dicembre. E così erano finiti entrambi al “Pipistrello” di Via Emilia, affollato e caotico come sempre, chiacchierando amabilmente tra un prosecco e un martini dry, in compagnia di Serenella e Milly, due amiche pittrici che adoravano ritrarre pappagalli e cesti di banane nel loro studio di Via Margutta. Erano poi stati invitati al compleanno della contessa Favetti, che millantava un’amicizia con Soraya, solo perché l’aveva incrociata una volta all’uscita del “Victor” convincendo Rino, uno dei paparazzi più tosti della città, a fotografarla mentre lei fingeva di inciamparle addosso. Steve aveva gentilmente declinato l’invito, salutato lui, le due ragazze e una mezza dozzina di amici. Da quando avevano salvato Roma e l’equilibrio mondiale dalla minaccia congiunta del produttore Fosco Von Griffith e del folle regista Valentin Zaroff – inizialmente appoggiati dalla Mafia e dal KGB –, era sceso una sorta di gelo fra di loro. E lui ne conosceva bene la ragione: aveva due nomi.

Dominique Forneaux, deliziosa animatrice del “bel mondo” parigino.

Angelique, inafferrabile e temutissima ladra internazionale.

Entrambe erano la sua unica figlia.

Tutti e tre avevano impedito che un cacciabombardiere USA si abbattesse sulla Capitale, liberando un virus mortale e scatenando una gravissima crisi internazionale. I loro poteri parapsichici avevano sconfitto i mutanti ESP al servizio di Zaroff, la loro abilità nella lotta aveva sbaragliato una quantità industriale di sicari mandati da Von Griffith. I loro gadget avanzati avevano sabotato la base sottomarina dei due megalomani, proprio con l’aiuto delle cosche mafiose e della squadra speciale del KGB nota come “Spartak Omega”.

Ma poi Angelique era andata via. Delusa dall’apprendere che suo padre non avrebbe più appoggiato la sua vita libera e indipendente di predatrice del jet set internazionale, delusa nel constatare che l’uomo che credeva di conoscere – il gaudente Steve Van Drake –, l’unico da cui si sentisse sinceramente attratta, era in realtà un agente segreto.

Così, da buon padre fallito, si era trattenuto al suo tavolino giusto per ascoltare un ultima canzone, ordinare un ultimo bicchiere di prosecco e assopirsi come un vecchio rincoglionito in età da pensione.

Solo che c'era qualcosa che non andava nel suo beveraggio. Un maledettissimo classico! Avevo poi vissuto tutto al rallentatore e senza audio. Come se il suo corpo gli avesse cantato “ciao ciao”. Le sue amiche che lo soccorrevano, spaventate. Il proprietario che chiamava un’ambulanza. L’ambulanza che arrivava fin troppo presto. E i volti degli infermieri che lo caricavano sulla barella.

Sorridenti.

Soddisfatti.

Finalmente si riscuote da quella foresta di ricordi. E solo in quell’istante si accorge che il bastone multiuso, quello che usa per la sua zoppia e che funge da equipaggiamento per i casi d’emergenza, è sparito. Ma anche questo non lo sorprende.