Cyrus era entrato al club con l’idea di ucciderla e lavare a quel modo l’onta subita. La sua serva umana, colei che scaldava il suo letto, e la sua pancia, grazie al sangue che le succhiava durante i loro giochetti erotici, l’aveva tradito. Era stato probabilmente il desiderio di diventare lei stessa un vampiro, invece di essere trattata come un succulento bocconcino, a spingerla tra le braccia di un altro. Nessuno dei vampiri della sua congrega avrebbe mai osato toccarla, ben sapendo quali sarebbero state le conseguenze delle loro azioni. Doveva trattarsi di un vampiro esterno, che l’aveva morsa in sua assenza. A causa del legame che li univa, Cyrus si era sentito come se gli avessero succhiato via una parte del suo potere. Quella puttana l'aveva indebolito e già soltanto per questo meritava la morte.Quando l’avevano visto in quelle condizioni, a malapena capace di ragionare in modo coerente, la maggior parte dei vampiri aveva lasciato la sala in fretta e furia. Nessuno voleva essere coinvolto in quella brutta storia.Il capo della congrega, un vampiro di stazza superiore alla media e dai capelli rossi, aveva il volto pallido e tirato. L’ombra di quelle che una volta avrebbero potuto essere lentiggini gli scuriva leggermente le guance. Un paio di occhi di un verde cupo erano fissi sul vampiro di fronte a lui, mentre una mano era ora premuta sulla gola della donna: non aveva nessuna intenzione di lasciarsi fermare da membri troppo zelanti della propria guardia personale.

A Linden si erano aggiunti altri due vampiri, che si erano posizionati ai due lati del capo, sempre tenendosi a debita distanza, ma non avevano ancora estratto le loro armi. Sui loro volti vi era un’ombra di incertezza, ma li avrebbe tenuti a bada ancora per poco. La donna ai piedi di Cyrus aveva infatti iniziato a dimenarsi, affondando le unghie nella mano del vampiro, in un vano tentativo di salvarsi la vita.

- Cyrus! - gridò Linden, senza ancora fare niente per fermare davvero il vampiro in questione.

Ad un tratto, la porta venne sfondata da un calcio e quello che poteva semplicemente essere definito come un gigante fece il suo ingresso nella sala. Il calore e il profumo della sua pelle indicavano che si trattava di un umano, sebbene fosse più alto di qualunque altro uomo avessero mai visto. Il cranio era completamente rasato e i suoi occhi scrutavano la sala in modo impassibile. Quell’uomo indossava un paio di pantaloni cargo e una canotta nera che stringeva i possenti muscoli del torace e che pareva voler esplodere per via della pressione alla quale era sottoposta. Era armato di tutto punto e il suo aspetto mostrava chiaramente che non si trattava di un semplice mercenario: era un guerriero duramente addestrato dal Governo.

Dopo di lui altri due guerrieri, anche loro vestiti di nero, fecero il loro ingresso. Uno aveva dei tratti marcatamente esotici e vestiva una specie di tunica nera, sopra ad un paio di leggings e a degli alti stivali. L’altra era una donna, ma la sua pelle non profumava come quella degli altri due. C’era qualcosa di inumano in lei, che rendeva l’espressione spietata nei suoi occhi ancora più inquietante.

- Andate via - disse Cyrus in un rantolo, ormai indebolito sia dal morso che la sua serva aveva concesso ad un vampiro estraneo che dalla perdita, lenta ma inesorabile, del legame che li univa e che andava scemando man mano che la vita che la animava si andava spegnendo.

Come se non lo avesse sentito, la donna guerriero estrasse una pistola. Fu un attimo, un attimo soltanto e un proiettile d’argento colpì Cyrus alla spalla, facendolo urlare di dolore e indebolendo la sua presa sulla serva umana.

- A me non interessa chi tu sia - gli disse la donna guerriero in tono perentorio e guardandolo con occhi che, per via della loro intensità, non potevano essere umani. Non del tutto, almeno. - Siamo stati inviati qui ad ucciderti, Cyrus. E ora che ho visto che razza di bastardo sei, il mio compito sarà ancora più piacevole.