Lukha Kremo Baroncinij è una personalità  eclettica, sempre attiva nel mondo della narrativa fantascientifica e non solo.

E' autore, editore, musicista, ha fondato, senza timori reverenziali, uno stato, la Nazione Oscura Kaos-Sf.

Come autore di narrativa fantascientifica ha aderito al movimento Connettivista, curando l'antologia “Frammenti di una rosa quantica”, dove appare anche con un racconto.

Pur tuttavia l'estrema cura dei suoi progetti lo fa uscire dall'ambito dell'auto-referenzialità, trappola nella quale rischia di cadere  spesso l'auto-produzione, questo romanzo è passato per lo scrupoloso lavoro redazionale di Giovanni de Matteo, segno che l'autore non è affatto indulgente con sé stesso.

Baroncinj ci introduce un mondo del futuro, diviso in caste dall'eugenetica, le caste Gamma e Delta dei lavoratori manuali, e le caste dominanti Beta e Alfa, l'idea è volutamente copiata dal “Mondo Nuovo” di Huxley.

A una presentazione l'autore ha ribadito il diritto dello scrittore di copiare le buone idee presenti in letteratura, e se i risultati sono di questa fattura, sono d'accordo con lui.

In questo mondo futuro potenti corporazioni hanno l'assoluto dominio sui governi. La sede di una di queste corporazioni è a forma di piramide, anzi è la “Pyramide”, che svetta sulla megalopoli. Penso che anche in questo caso il riferimento non sia casuale. Le megalopoli, che prosperano sul duro lavoro delle caste inferiori, sono circondate da lande desertiche inospitali, attraversate da popoli nomadi che vivono di espedienti. Quindi degli elementi molto classici, presenti in tante di quelle storie che è impossibile citarle.

Basterebbe già questo quadro per avere grandi conflitti. Il legittimo desiderio delle caste inferiori di affrancarsi da una disumana condizione è solo il primo. Il conflitto per il potere tra le corporazioni è un altro. Ma non contento Kremo riesce a inserire nel quadro anche il conflitto per la libertà tra le Intelligenze Naturali, computer basati sul cervello umano,  e le corporazioni che le tengono al guinzaglio. Poi anche il conflitto tra ribelli ben armati e le corporazioni. E su tutti, il conflitto che infurierà come un flagello su tutti, una malattia mortale che trasforma gli uomini in metallo, a completare il quadro.

Ma un qualsiasi universo narrativo è nulla senza validi personaggi. A partire dagli outsider, che ci aspettiamo sin dall'inizio essere invece catalizzatori di vicende che cambieranno non solo il loro status, ma anche il loro mondo.

Grummy, umile appartenente alla casta dei Gamma. Izumi anch'essa operaia Gamma, destinata ad affrontare un destino più grande di lei. Poi c'è il mondo delle Triade, con Achille Gant, erede suo malgrado della dinastia al comando della Fotek, una delle tre corporazioni, costretto a venire a patti con i capi delle altre corporazioni, Ishigura della Kemè, e la ben caratterrizzata Mrs Rossett della Farmed. Ma ancora degni di nota sono lo sciamano tecnologico Khan, e il ribelle Vikkor Thalimon.

L'efficace caratterizzazione dei personaggi è dovuta anche alla scelta di seguire tre distinte linee narrative, raccontate in modalità diverse. La prima è il racconto in soggettiva di Grummy, completamente sgrammaticato. La seconda è il racconto in soggettiva delle vicende di Izumi. La terza è il racconto in seconda persona delle vicende inerenti il mondo delle Triadi, che ammicca esplicitamente al lettore. L'effetto è quello di una storia corale, dove un gruppo di eterogeneo di personaggi, convergerà piano piano verso un destino comune. I cambi di punti di vista nella narrazione, all'inizio coincidono con i capitoli, salvo poi presentarsi, man mano che la vicenda diventa concitata, all'interno di uno stesso capitolo. L'attenzione del lettore è così sempre ben destata. Nessuna sbavatura anche nella gestione di una cronologia degli eventi non lineare, per la quale l'autore pare quasi giustificarsi nella postfazione, giustificazione peraltro non necessaria.

Degne di essere citate anche certe immaginifiche costruzioni, come la già citata Pyramide, o come “Il Capello”, una torre che dal suolo porta direttamente nell'orbita terrestre, visibile anche dallo spazio.

Gli occhi dell'anti-Dio è un romanzo che, oltre che essere efficace dal punto di vista letterario, è anche di forte impatto visivo. Veloce e scorrevole, è denso di avvenimenti e di scene travolgenti. Il romanzo deve molto alla cultura dell'immagine della quale siamo ormai circondati. Ricorda molto gli anime di Miyazaki per capacità immaginativa, e per la ottima capacità di gestione dell'evoluzione dei personaggi e delle vicende. Ovviamente non mancano momenti di introspezione e di infodump, ma l'insieme riesce ad essere equilibrato, e questi momenti non pregiudicano il ritmo della lettura.

Se passiamo al setaccio i singoli concetti, ci troviamo l'enorme cultura fantascientifica e letteraria del suo autore.  Mai come in questo caso il problema non è quello che viene detto, ma il come. Ossia il fatto che il romanzo mette i concetti al servizio di una buona storia, tutta da leggere.