I vizi sono difficili da vincere, anche in campo letterario, quando ti abitui a comperare tutto quello che viene pubblicato di un autore è difficile resistere, anche se ti eri ripromesso di non cascarci ancora una volta.

Nella fattispecie avevo fatto voto solenne di evitare i (numerosi) romanzi che Harry Turtledove ha dedicato alla Crosstime Traffic, questo a causa di una pessima esperienza con il primo della serie, ma quando ho visto il secondo volume, L'ultimo Reich, che occhieggiava invitante dallo scaffale ho ceduto, e mi sono detto che dopotutto un giudizio troppo affrettato è un errore da evitare.

Il mondo scelto dalla Crosstime Traffic, la potente organizzazione che commercia con centinaia di universi paralleli, è una Terra dove la Germania imperiale ha vinto la prima guerra mondiale, e successivamente ha schiacciato gli Stati Uniti, rimasti chiusi in un orgoglioso ma deleterio isolamento.

Qui la città di San Francisco è una pallida parodia della sfavillante metropoli che conosciamo, unica grande città americana scampata alla guerra atomica del 1956, ma povera e stretta nella morsa della Fieldgendarmerie, la potente polizia segreta del Kaiser.

Lawrence Gomes e suo figlio Paul gestiscono un negozio che vende giocattoli e gadgets elettronici leggermente più avanzati di quelli disponibili in quella linea temporale, e acquistano generi commestibili dagli agricoltori della California, trasferendoli poi nel loro mondo.

Purtroppo la loro attività attira l'attenzione dei tedeschi, che iniziano a fare domande sull'origine delle merci in vendita, per guadagnare tempo il padre di Paul cita alcuni negozianti cinesi come suoi fornitori, tra questi Charlie Woo, che viene arrestato e portato nelle prigioni della Fieldgendarmerie.

Lucy, la figlia del malcapitato, va al negozio della Crosstime a protestare, e Paul prende a cuore le richieste di quella cinese così carina, sfortunatamente l'incauta mossa di suo padre ha attirato la non gradita attenzione delle triadi cinesi, molto potenti a San Francisco.

Indubbiamente questo romanzo ha un merito, rivaluta il precedente Guerre imperiali, rendendolo accettabile, inoltre ha una bella copertina, ed è un volume decisamente ben fatto.

Terminati i lati positivi sul resto sarebbe bene calare un velo pietoso, d'accordo che si tratta di un'opera pensata per un pubblico giovane, ma temo che per rendere accettabile quanto scritto si debba scendere parecchio con l'età.

La sospensione dell'incredulità è importante in un romanzo di fantascienza, ma in questo caso il concetto non è neppure accennato.

E non parlo dell'improbabilità di un mondo dominato dalla Germania imperiale, che andò davvero a un passo dal vincere la prima guerra mondiale, quanto dei fatti assolutamente illogici di cui è infarcita la vicenda.

Innanzitutto chiamare un negozio che costituisce la copertura per un commercio tra mondi paralleli "Cose dell'altro mondo" non mi sembra il massimo della riservatezza, che poi nello stesso negozio si vendano oggetti tecnologicamente più avanzati dell'epoca mi sembra un filino assurdo.

Una volta attirata l'attenzione della polizia segreta tedesca, in un qualsiasi universo, non credo ci siano tante possibilità di cavarsela, invece qui gli agenti del Kaiser sono più stupidi delle hollywoodiane sentinelle tedesche, non sembrano badare tanto a dettagli come fatture e bolle di carico, neppure il fatto che entrino quintali di ortaggi e vegetali nel negozio e non ne esca niente sembra interessarli, l'uso delle microspie (che in un mondo dove esiste la bomba atomica da cinquanta e passa anni dovrebbero essere già note) non è neppure considerato.

Una volta arrestata una persona le probabilità che questa venga rilasciata sono elevatissime, tanto che viene da chiedersi perché gli abitanti di San Francisco temano tanto la Fieldgendarmerie, in definitiva i personaggi tedeschi sono di una stupidità che li rende del tutto incredibili.

Non che i cinesi siano tanto meglio, riescono a portare Paul in un albergo di lusso e a farselo scappare, e nemmeno loro riescono a fare un semplice "2+2" sull'origine degli aggeggi venduti da "Cose dell'altro mondo", probabilmente l'assenza della fantascienza in questo universo è risultata deleteria per l'intelligenza.

Quanto a Paul e a suo padre mi chiedo quanto male sia messa la Crosstime per affidare il suo prezioso segreto a due elementi del genere, forse solo Lucy si salva dalla stupidità generale.

A questo si aggiunga che il brodo si allunga per oltre trecento pagine, almeno trenta delle quali passate a spiegare e ribadire il concetto che cento dollari nell'universo d'origine di Paul non valevano un dollaro nella San Francisco dominata dal Kaiser, e avremo il quadro di un libro davvero inutile.

Stavolta non cederò, mai più un libro della serie "Crosstime" in vita mia, sempre ammesso che ne vengano tradotti altri.