Un progetto avveniristico per la realizzazione della fusione fredda porta alla luce antiche sette occulte, evanescenti pratiche alchemiche ed una figura che da sempre, immutata, si aggira nella storia dell'uomo.

Nel giugno del 1944 un giovane ragazzo francese, Victor Granger, riesce a sopravvivere all'eccidio del villaggio di Obadour-sur-Glane da parte delle truppe tedesche in ritirata: uno strano individuo, che diventerà l'ossessione di tutta la sua vita, lo salva da morte certa. Solo in seguito Granger scoprirà che deve la sua esistenza ad Andrea Balgani, un presunto immortale da molti ritenuto il biblico Caino. Comincia con un'ambientazione mistica e misteriosa il primo volume de La sindrome di Caino, uscito lo scorso anno per le edizioni Soleil, ad opera di Nicolas Tackian, sceneggiatore d'eccezione, e del bravo disegnatore italiano Andrea Mutti, famoso in madrepatria per le tavole di Hammer, Lazarus Ledd e Nathan Never.

Le premesse, che affondano pesantemente nella tradizione occulta occidentale, pur non essendo smentite nel resto dell'opera si intrecciano in modo ammirevole con la tematica centrale in tutto il fumetto, molto più fantascientifica, della ricerca di un procedimento efficace per la realizzazione della fusione fredda. Il lettore viene quindi trasportato assieme a Myriam Granger, giornalista scentifica figlia di Victor nonchè inizialmente pedina inconsapevole, e dei suoi due compagni di viaggio in un intrigo internazionale che si snoda dall'Università di San Francisco fino alle calle di Venezia sulle tracce del misterioso Balgani, di un'antica corrente alchemica originata dalla sapienza ermetica, della chiave per decrittare il più ricercato segreto industriale del secolo ed infine del legame che potrebbe unire tutti questi elementi in un qualcosa di coerente. Sulla loro scia, oltre agli agenti molto terreni di chi vorrebbe sfruttare o celare la fusione fredda per scopi commerciali, anche una strana branca dell'ordine di San Francesco molto legata ai metodi ormai sorpassati della Santa Inquisizione. Se solo, dopo una breve scorsa a questi particolari della trama, affiorassero alla mente le atmosfere de Il codice da Vinci non potremmo essere più lontani dal vero: Tackian, uno sceneggiatore scafato che si muove a suo agio sia lavorando per il cinema che per la televisione che per il fumetto, riesce a creare un intreccio ricco di continue svolte e colpi di scena, mai banale e mai scontato, ma soprattutto evocativo, in cui lo spettatore percepisce chiaramente la "stonatura" di alcuni elementi di carattere prettamente fantascientifico. Le orme di Balgani infatti, all'opera in alcuni brevi sprazzi storici, lasciano intendere un segreto elusivo solo in apparenza legato alle leggende alchemiche medioevali (o precedenti) ma con basi nella realtà molto più razionali di quanto non si possa pensare. In attesa del secondo volume, che probabilmente indirizzerà in un senso o nell'altro la storia, si può dire che questo sia un fumetto di piacevole lettura, discretamente documentato dal punto di vista storico e con una trama coinvolgente che sicuramente promette qualche ora di buon divertimento.

Ottime le matite di Mutti che riesce a spostarsi su di uno stile più "francese" del solito, con tratti ben definiti, una buona espressività ma soprattutto la malleabilità nel ritrarre con tutta tranquilità sia la Venezia dei Dogi quanto gli interni ultramoderni di laboratorio di fisica nucleare. I colori di Luca Malisan, per noi italiani che siamo abituati a vedere i disegni di Mutti in bianco e nero, non fanno che semplicemente migliorare il risultato finale rendendolo alla bisogna più concreto e materiale o n alcuni casi più sfumato e diafano.