Come le famigerate RIAA e MPA, anche l'associazione degli scrittori di fantascienza americani, la SFWA, affronta i problemi dei rischi posti dalla moderna società digitale al copyright, e quindi alla proprietà di maggior valore dei suoi soci, gli scrittori. E come le due federazioni industriali di cui sopra, anche la SFWA, secondo alcuni, lo ha fatto in modo miope, con scarsa conoscenza del mondo che affronta e riuscendo solo a creare un clima di caccia alle streghe.

Lo scorso agosto, il vicepresidente della SFWA e membro del cosiddetto "ePiracy committee", Andrew Burt, ha segnalato una lista di circa un migliaio di opere che secondo lui violavano il copyright di Robert Silverberg e degli eredi di Isaac Asimov.

La lista era stata preparata in un modo piuttosto semplice: facendo una ricerca sul sito Scribd.com", che permette di pubblicare online i propri libri elettronici. Burt ha cercato le parole "asimov" e "silverberg" e ha preso nota di tutti i libri che ha trovato, inviando poi ai responsabili di Scribd una lettera di infrazione di copyright, secondo il Digital Millennium Copyright Act, la legge americana che regola l'argomento.

Tra le opere citate in violazione del copyright c'erano tra le altre il romanzo Down and Out in the Magic Kingdom di Cory Doctorow, una guida per insegnanti sulle letture per ragazzi, un catalogo di arretrati di riviste di fantascienza e così via.

Burt in seguito ha ammesso che la lista conteneva "tre errori", ma secondo i suoi oppositori gli errori erano piuttosto nell'ordine delle dozzine, se non addirittura centinaia: autori accusati di infrangere il copyright solo per aver menzionato i nomi di alcuni scrittori di fantascienza nelle loro opere.

In seguito alle proteste di diversi membri, la SFWA ha finito poi per chiedere a Scripd.com di rimettere online i libri incriminati e ha creato un comitato che studiasse il problema, composto tra gi altri da Charles Stross e John Scalzi. Il comitato dà le sue raccomandazioni, tra le quali quelle di non usare il termine "pirateria" ma se mai di parlare di "copyright", di creare un sito per informare i membri dell'associazione, ma alla fine quello che diversi membri del comitato volevano, cioè la raccomandazione di togliere assolutamente l'incasico a Andrew Burt, non viene messa nero su bianco.

La SFWA ringrazia il comitato e in sostanza prende l'unica decisione di cambiare nome al comitato anti pirateria chiamandolo "comitato per la difesa del copyright", sempre con a capo Burt.

Charles Stross e Cory Doctorow - che è tra l'altro uno dei maggiori promotori dei nuovi tipi di difesa dei diritti d'autore, come il Creative Common - hanno scritto articoli infuocati sulla faccenda.

Certo la situazione è preoccupante; se la SFWA pensa di promuovere gli autori di fantascienza facendo causa a tutti quelli che citano i nomi degli autori di fantascienza nei loro testi, dire che sta sbagliando strada è davvero un eufemismo. Ma questi fatti sono semplicemente esempi di un fenomeno che si sta radicalizzando sempre di più e che ormai, a nostrio avviso, minaccia direttamente quella cosa chiamata cultura. Omaggi un tempo comuni, come citare le tre leggi della robotica di Asimov se si scrive un racconto sui robot, già oggi sono passibili di denuncia, almeno per la legge americana.

E sarà sempre peggio, finché forse un giorno arriveremo a un mondo nel quale possedere libri stampati sarà considerato un'infrazione di copyright, e lo stato istituirà un corpo di pompieri per cercare e bruciare tutti i libri in circolazione.

E Ray Bradbury farà causa allo stato per aver copiato la sua idea.