Orson Scott Card è uno degli autori più popolari dell'ultimo decennio. Il suo ciclo di Ender è fra le opere migliori della fantascienza contemporanea, premiato con due premi Hugo. Dal primo libro, Il gioco di Ender, è stato progettato di trarre un film.

In un articolo sul Los Angeles Times, disponibile anche online (www.latimes.com) intitolato Strange new world: no Star Trek, lo scrittore traccia brevemente la storia della serie e di come i fan l'abbiano tenuta in vita fino a farla rinascere dopo la chiusura della serie originale. Dopo l'introduzione storica, Card passa a chiedersi quale sia il motivo di questo amore dei fan: come mai tanta gente amava una serie che Card definisce "di poca immaginazione, scritta male e recitata peggio", in cui c'era solo spettacolo e nessuna sostanza, quando la fantascienza scritta offriva motivi di interesse anni di ben altro livello? Il motivo, secondo Card, è che comunque i fan di Star Trek non leggevano del tutto, quindi per loro era sufficiente una fantascienza "elementare" come quella offerta da Star Trek. Dopo aver distrutto la serie classica Card passa sopra alle serie successive dicendo che erano solo recitate un po' meglio, ma il filone era lo stesso. Conclude annunciando che finalmente sono disponibili prodotti televisivi e cinematografici di alto livello, per cui il pubblico ha finalmente l'occasione di crescere abbandonando Star Trek per film di qualità come Essere John Malkovich, Se mi lasci ti cancello, o serie come Lost, Buffy, Firefly, persino Smallville.

Difficile non esprimere un parere su questo articolo; il primo istinto sarebbe quello di legare Card alla sedia e fargli vedere cento volte di fila Far Beyond the Stars. L'impressione è che Card abbia un rancore personale verso la serie, e che francamente non l'abbia mai capita, mai cercato di capirla e forse anche vista molto poco.

Resta un peccato leggere un articolo così poco ispirato da parte di un autore brillante che nei suoi dimostra una profondità umana non comune.