Mazinga Z è stato il primo anime giapponese ad avere per protagonista un robot gigante. Questa rivoluzionaria intuizione, che sarebbe entrata prepotentemente nell’immaginario collettivo mondiale, si deve al maestro Go Nagai, considerato uno dei più importanti mangaka di tutti i tempi, autore di un altro titolo indimenticabile come Grendizer, arrivato in Italia nel 1978 come Goldrake

Il successo di Mazinga Z è stato così totale e immediato che non solo ha dato il via a un gran numero di sequel, ma ha anche fondato un nuovo genere, quello appunto dei robot combattenti giganti. Nel 2009 Yasuhiro Imagawa, già autore dei sette OAV dedicati a Giant Robot, grazie allo sponsor Bandai e alla televisione TvTokyo, riscrive e rilegge Mazinga Z in una serie di ventisei episodi che sono, a tutti gli effetti, una rivisitazione dell’opera di Go Nagai, a cui sono direttamente ispirati sia il character design retrò di Shinji Takeuchi così come il mecha design. La riedizione sarà disponibile ad aprile sul mercato home video. Nel box pubblicato da Yamato Video, a cui ne seguiranno altri due, sono stati raccolti i primi nove episodi. È inoltre presente un booklet interamente a colori, che comprende una galleria con disegni preparatori, immagini, storia, armi e location dell'anime.

La sinossi. Un gruppo di scienziati scopre nei sotterranei del monte Fuji un nuovo materiale grazie al quale è possibile ottenere un'immensa fonte di energia chiamata Energia Fotonica, e a una super lega d’acciaio, la lega Z. Il malvagio dott. Hell, uno degli scienziati a cui si deve la rivoluzionaria scoperta, decide di creare un’armata costituita da giganteschi robot scoperti nell’isola di Bardos, in cui un tempo risiedeva la mitica civiltà micenea. Non ha fatto i conti, però, con Juzo Kabuto e con suo nipote Koji che eredita dallo zio un’incredibile arma con la quale difendere l’umanità: Mazinger Z. Il ragazzo viene aiutato nell'eroica impresa dalla bella Sayaka Yumi, pilota del robot Aphrodite A e figlia del professor Yanosuke Yumi, l'uomo alla guida dell’istituto di ricerca sull'energia fotonica, dal fratellino Shiro Kabuto, dall'investigatore Yamitaro Ankokuji e da Boss e la sua banda.