Un piccolo mistero si sta sviluppando intorno al 100-Year Starship, un progetto di studio che la Nasa e il Darpa, cioé l'agenzia di ricerca dipendente direttamente dal Dipartimento della Difesa USA, stanno portando avanti congiuntamente. Un mistero alimentato dalle parole dette in occasione di un recente congresso da Simon P. Worden, direttore del centro di ricerca Nasa sito nella cittadina di Ames, nell'Iowa. Worden ha infatti dichiarato testualmente: "Oggi il programma spaziale umano è realmente proiettato all'esplorazione di altri mondi. Una cosa come questa vent'anni fa la dovevi dire a bassa voce se non volevi essere licenziato". Un'affermazione a cui però non sono seguite spiegazioni da parte della Nasa, mentre il Darpa solo a fine mese ha emesso un breve comunicato per illustrare l'iniziativa. Il motivo della discrezione intorno al progetto consisterebbe nel fatto che la missione allo studio sarebbe di sola andata; cioé non prevederebbe il ritorno degli astronauti umani.

Ricapitoliamo. Il sedici ottobre si svolge a San Francisco un seminario organizzato dalla Long Now Foundation, e che ha come tema di discussione gli sviluppi futuri nei vari campi del sapere umano. Worden parla del suo campo d'azione, ovvero l'astronautica e l'esplorazione spaziale, e per la prima volta accenna al progetto 100-Year Starship, finora poco noto. Secondo Worden il programma ha come scopo lo sviluppo di una tecnologia adeguata ai viaggi spaziali di lunga durata, che permetterebbe quindi l'esplorazione umana di altri mondi entro un secolo. Secondo Worden la Nasa avrebbe investito finora centomila dollari, mentre un milione ce lo avrebbe messo il Darpa. Pochini per un programma di sviluppo così ambizioso, da sviluppare anche solo a livello teorico, tant'è che Worden ha ammesso che si stanno cercando finanziatori privati.

Per giungere a questo risultato lo studio esplora le possibilità di nuove forme di propulsione stellare, adatte ai viaggi di lunga distanza. Worden ha parlato di propulsione elettrica, commentando: "Chiunque conosce l'Enterprise [quella di Star Trek, ovviamente N.d.A.], sa che non ci sono enormi pennacchi di fuoco. Penso che entro pochi anni potremo vedere il primo prototipo di nave spaziale che ci porterà nello spazio". Una delle idee allo studio inoltre prevede lo sviluppo di una propulsione termica a microonde per permettere alla nave di lasciare l'orbita terrestre. "L'idea è che se si può fornire potenza alla navicella per il decollo, questa non deve trasportare tutto il combustibile. Si potrebbe utilizzare l'energia di un laser o di una sorgente a microonde per riscaldare il propellente," ha continuato Worden. Quindi la navicella lascerebbe la Terra con mezzi propri, per così dire, e aggancerebbe il combustibile necessario al viaggio nello spazio, dove verrebbe portato gradualmente con lanciatori tradizionali oppure prodotto sul posto.

Naturalmente un viaggio umano verso altri sistemi solari, per forza di cose molto lungo, solleva numerosi problemi per l'equipaggio: fisici, biologici, psicologici. Secondo Worden per la colonizzazione di nuovi mondi diventeranno importanti le scoperte nel campo della biologia sintetica, riferendosi in particolare al lavoro di Craig Venter. E qui Worden ha detto ciò a cui nessuno aveva pensato, e cioé che i primi viaggi extrasolari saranno con ogni probabilità di sola andata. Gli astronauti non torneranno indietro e nemmeno la nave, che sarà destinata a rimanere in orbita permanente intorno al nuovo mondo. Gli esploratori dovrebbero essere tutti volontari, e potrebbero partire indifferentemente dalla Terra o da Marte. Worden ha poi sostenuto che intorno al 2030 una spedizione umana potrebbe raggiungere Marte, o le sue lune.

L'affermazione di Wonder di per sé non sembra tale da giustificare reazioni. Invece le ha avute. La Nasa non ha mai parlato del progetto e continua a non parlarne, nonostante le richieste giunte da varie parti. Wonder non è più tornato sull'argomento e Fox News sostiene che lo scienziato abbia respinto la loro richiesta di un'intervista sull'argomento. Infine lo scorso 28 ottobre arriva il primo documento ufficiale, sotto forma di una press release rilasciata dal Darpa: il comunicato conferma l'obiettivo del progetto, cioé costruire una tecnologia stabile che permetta i viaggi spaziali a lungo termine entro i prossimo cento anni. Il progetto non riguarda soltanto l'aspetto astronautico vero e proprio ma vuole coinvolgere un numero molto ampio di discipline, dalla matematica alla biologia, dall'economia alle scienze psicologiche. Insomma, più che costruire un'astronave e basta, il progetto vorrebbe utilizzare un approccio multidisciplinare per costruire un modello complessivo di esplorazione spaziale, che abbia anche ricadute nella vita quotidiana, e tutto ciò coinvolgendo anche i privati e stimolando lo sviluppo di idee innovative in qualunque campo.

Nessun accenno quindi al viaggio senza ritorno dell'eventuale nave, una volta costruita. Forse al Darpa temono di spaventare l'opinione pubblica con l'idea di astronauti che si sacrificano in un viaggio di sola andata, e compromettere così la prosecuzione del progetto e la ricerca di fondi. È anche vero però che il problema si porrebbe talmente in là nel tempo che preoccuparsi ora sembra eccessivo. Eppure c'è chi sostiene che un'esplorazione di questo genere sarebbe l'unica fattibile, escludendo sviluppi nella fisica dei viaggi spaziali che al momento sono davvero fantascientifici. Fatto sta che Wonder non ha più ripetuto le sue affermazioni e nessun altro le ha confermate o smentite. Insomma, la possibilità dell'esplorazione umana dello spazio profondo comincia con un piccolo, e se vogliamo innocuo, segreto. Non è un bell'inizio.