Mentre mezzo mondo si affanna a ritirare dal commercio titoli ritenuti "violenti et sanguinosi" (o istigatori alla droga, come in Australia per Fallout 3) l'Inghilterra, da brava nazione razionale e pragmatica, si adopera nell'unico modo auspicabile: c'è un problema. Si esamina. Si risolve.

Il problema (presunto o meno) è l'influenza che i suddetti videogiochi "violenti et sanguinosi" possono avere sulle menti degli innocenti pargoli che possono acquistarne una copia dal loro rivenditore di fiducia (o da emule, ma questa è un'altra storia) senza alcun controllo. L'esame è stato affidato alla psicologa Tanya Byron (videointervista al link in basso), la quale pare fortunatamente dotata di un buon senso almeno abbastanza fuori dalla comune massa di dottorini sempre pronti a bacchettare e reprimere i frutti di un medium così nuovo e in evoluzione.

Ciò che si legge in sostanza nel suo rapporto (pubblicato nel marzo 2008) è che il controllo sui figli dovrebbero esercitarlo i genitori e tutto ciò che lo Stato può fare è mettere questi ultimi in condizione di farlo. Niente censure quindi, ma cosa succederà in concreto?

A parte un'adeguata campagna informativa nei punti vendita e non, quest'estate il Governo pare proporrà al British Board of Film Classification (l'ente che valuta i contenuti dei film e alcuni videogiochi ritenuti più controversi) di apporre il suo bollino anche su titoli un tantino meno controversi (a partire da 12+) oggi valutati ancora dalla PEGI (organo di autovalutazione dei contenuti dei videogiochi).

A confronto una tabella BBFC e alcuni simboli PEGI
A confronto una tabella BBFC e alcuni simboli PEGI

Le "dotte" tabelle della BBFC, a detta della Byron, sarebbero "più familiari per i genitori britannici e meglio illustrative dei contenuti dei giochi, informazioni che dal sistema PEGI non traspaiono".

Se lo spauracchio della censura e della caccia alle streghe pare fortunatamente (per questa volta) debellato, resta comunque l'amaro per un'occasione persa nel riconoscere finalmente la PEGI come organo di regolamentazione ufficiale in ambito videoludico a favore della BBFC, le cui tabelle tempo fa furono ritenute "indegne" per Manhunt 2, titolo, si ricorda, inizialmente bandito dal suolo britannico.