Scandagliare l’universo del sesso con un occhio volto alle fantasmagorie della ScienceFiction, con un linguaggio che è sì figlio del Futurismo ma che è usato pure per ricercare nuove strutture verbali, nuovi tempi dettati da esigenze avanguardiste, è un esperimento che andava tentato, a cui non era facile pensare ma che, una volta esperito, lascia un buon sapore sulle labbra.

I deliri lucidi, assolutamente futuribili (non ho detto futuristi) e ricchi di rimandi, di citazioni, d’abili scivolamenti sulle proprietà linguistiche e fonetiche dell’italiano, concepiti da Roberto Guerra, hanno come principio ispiratore il sesso; sesso e pornografia, sesso e voli pindarici galattici, stellari, siderali. Chi l’ha detto che nella Fantascienza non debba esserci il sesso? Sesso di qualsiasi tipo, anche, compreso quello volgare o quelle estremo, per esempio…

Inserire un concetto assai punk nel contesto sessuale è un’illuminazione scontata soltanto dopo che la si è avuta; scrivere cose tipo quelle sottostanti non è facile, non si leggono spesso e sono capaci di evocare memi, universi distanti eppure istantaneamente comprensibili, a patto che si riesca a scivolare sul significato letterale della frase e ci si ponga su un piano superiore, come se si leggessero versi e nuovi modi di esprimersi.

Pescando a caso, facendo davvero fatica nel non riportare anche altro, per darvi la sensazione del meraviglioso evocato ecco alcuni brevi brani che compongono il libro/poema:

La Bambola Moana stava ritornando sulla Terra. Gesù fece il diavolo a quattro con l’Arcangelo Gabriele per violare la prima legge dell’Ordine Cosmico, finalmente con inchiostro sottratto all’antimateria compose la formula magico-matematica esatta.

La Bambola Moana doveva completare la sua straordinaria passeggiata terrestre. Era la terza Vergine dall’inizio dei Tempi: Eva aveva scoperto la libertà, mangiando la mela proibita, Maria Maddalena scoperto l’immortalità liberando Gesù dall’inferno della croce… Moana era destinata alla scoperta decisiva, l’arte di liberare il Desiderio da secoli di inquisizioni di ogni chiesa e popolo, programmata a scoprire la Pace con la P maiuscola.

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Biancaneve simulava di bere tutti i raggi dei Soli e degli Astri, per effetti laser speciali illuminati nel firmamento per un nanosecondo.

Sullo sfondo di un ecoprofumo assolutamente romantico ed elettronico, Biancaneve parlava, per forza di DNA, la forza delle rose modernissime, narrava la dolcissima morte della bambola francese Simone, i tempi normali della bambola americana Sylvia, gli orgasmi spaziali e futuristi della bambola italiana Moana.

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Fu persino un’apoteosi. Il pene della Statua più famosa dell’era del Magnifico, incredibilmente, al passaggio di Cecyl, ovviamente ultra-eccitata per la riuscita dell’esperimento, aumentò le proprie dimensioni… Cecyl sbocciò, la sua divina umidità si sommò a quella naturale di quel paleoclima, le scarpette-piedini blu e rossa superarono persino quel collaudo ulteriore.

La top manager girl Cecyl ebbe uno suoi lampi di genio: istantaneamente registrò, con Lei stessa protagonista, il trailer per lanciare i piedini-scarpette più rivoluzionari di tutti i tempi. Afferrò con le labbra il super pene di Michelangelo il Magnifico, lo succhiò per qualche nanosecondo, firmò l’opera d’arte proprio con i suoi piedini scarpette.

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I due dimenticarono persino di registrare i dati della cometa di Moana appena scoperta, anzi il russo staccò tutte le cinquanta stelleclip della tuta a strisce dell’americana, la penetrò al volo danzando come Nurejev in quell’alcova priva di forza di gravità. L’audience fu astronomico, la performance tutt’oggi replicata negli schermi di tutto il Solar System.

Mentre Hiroshi si divertiva follemente, io la guardavo, memorizzavo all’infinito la mia Bambola Geisha di un altro universo, la sua pelle inimmaginabile, concentrazione purissima di particelle di microdiamanti tutti pulsanti di desideri, i capezzoli intermittenti come le due stelle più luminose della galassia.

… Il suo primo orgasmo fu come una primavera speciale da annusare e abbracciare come fa il Sole con la Terra da 4,5 miliardi di anni.

Talmente poetico da liberare un nuovo universo nascente – che i Cartesiani battezzeranno poi… Nuovo Sol Levante – capace di distruggere, per la prima volta nella Storia, l’antimateria e la materia oscura che il mio ratto transdimensionale aveva ovviamente generato.

Quella Geisha Bambola valeva al cento per cento la violazione del Tempo.

Guerra è un neofuturista. La sua impostazione culturale lo ha portato a emulare, in senso lato, le gesta di Marinetti, cercando continui appigli per rinnovare la cultura, appigli alla sensazione di un mondo completamente nuovo che sta aspettando l’umanità dietro l’angolo. In questo contesto, il lessico usato dal neofuturista è ricco, innovativo, un graffiante invito a leggere le brevi storie che propone con l’ausilio di un piccolo volo radente sulle parole usate, sulle immagini che suggerisce che, magari, faranno storcere il naso a qualche purista della lingua italiana ma che hanno, di contro, il gran pregio di essere olografie verbali. Certo, il tema che è stato trattato da Guerra può essere un motivo – un altro motivo – per far storcere il naso ai puristi della fantascienza (e questo non vuol certo dire definirli “puritani”, bensì semplicemente amanti di una certa sfumatura più consolidata della SF): proiettare Moana Pozzi nell’universo siderale non è una cosa da fare a cuor leggero e la sensibilità richiesta nel percepire tale messaggio può non esser comune; in ciò, l’esperimento tentato da Roberto Guerra lo avvicina ad alcune acrobazie estetiche di Marinetti e già questo può essere sufficiente per apprezzare il volumetto (poco sopra evocavo l’estetica punk e in fondo, il punk altro non è stato che una netta riedizione del Dada, figlio legittimo del Futurismo). Io, però, vi ho ravvisato anche gusto e senso di bellezza, ho ricevuto indietro una buona vibrazione data dalla lettura, qualcosa che mi ha lasciato dentro soddisfazione, voglia di leggere altro dello stesso autore. Magari qualcosa che tratti pure di temi diversi, perché no?

Tante microstorie, quindi (quarantacinque, per la precisione) che si susseguono fulminanti e che lasciano con la sensazione di aver letto un buon libro, forse di narrativa o forse poesia. Ma, ha importanza catalogare il piacere? Ha importanza rincorrere il passato sperando che modelli fortemente il presente o il futuro?

Credo sia venuto il tempo, se ci consideriamo amanti del futuro, di scrollarsi di dosso la vecchiezza umana e di cercare altrove la nostra prossima dimensione. Anche dal punto di vista sessuale.