Molti dei lettori che seguono questa rivista sono nati nell'era di Star Trek, un'era che potrebbe stare per finire.

Con "l'era di Star Trek" intendiamo quel periodo che ha preso il via non all'epoca delle prime avventure del capitano Kirk (1966), quanto piuttosto nel 1979, quando la Paramount si rese conto che Star Trek era un fenomeno che andava ben oltre il telefilm di successo, e decise di alimentarlo. Nel 1979 uscì il primo film dedicato alla serie, Star Trek: The Motion Picture, e da allora, e sono passati ventiquattro anni (proprio come dall'uscita dell'ultimo numero di Robot, ma di questo ne parliamo dopo), non sono più mancate nuove produzioni. Altri cinque film con l'equipaggio della serie classica, poi nel 1987 il via alla nuova serie televisiva, The Next Generation. Enorme successo, forse ancora più grande di quello della serie originale. Poi Deep Space Nine, Voyager fino a Enterprise, e quattro film con l'equipaggio di Next Generation. Senza un anno di sosta, sempre nuove cose, nuovi stimoli, nuove suggestioni.

Possiamo immaginare un mondo senza Star Trek? Tornare all'epoca in cui Star Trek era solo il ricordo di un telefilm visto da ragazzi, come accadeva prima del 1979? E' difficile pensare a una cosa del genere, eppure prima o poi accadrà. Come diceva Q nell'episodio finale di Next Generation "all good things must come to an end", tutte le cose belle finiscono. E nel caso di Star Trek la fine, in questi giorni, appare meno lontana di quanto immaginavamo.

Due grosse delusioni per la Paramount. Da una parte il mezzo flop del film, costato 60 milioni di dollari che solo a fatica sta recuperando, nonostante idee nuove e uno sceneggiatore di prestigio (John Logan di Gladiator). Star Trek: Nemesis: non lo abbiamo ancora visto ma sentiamo pareri contrastanti, alcuni positivi ma altri molto molto negativi. Resta il fatto che gli incassi sono mancati, e questo argomento per le case di produzione è molto più convincente dei giudizi della critica.

E poi la lenta agonia di Enterprise. Serie partita benino nella prima stagione, niente di esaltante ma si sa, la prima stagione per le serie di Star Trek è sempre interlocutoria. Da questo punto di vista Enterprise prometteva persino meglio di altre serie. E poi, invece, una seconda stagione proprio da buttare. Una serie di puntate disastrose, senza idee, senza trama, senza sviluppo dei personaggi; il nulla, sorretto a malapena dalla qualità di attore di Scott Bakula. Gli ideali e la coerenza di Star Trek buttati alle ortiche per trasformare una vulcaniana in una bomba sexy - forse per portare su Star Trek gli spettatori di Baywatch?

Di fronte a puntate basate sull'entusiasmante costruzione di una nuova poltrona per il capitano o sul brivido di spalmare cremine sulla solita vulcaniana in bikini, si finisce per rimpiangere persino la seconda, tremenda stagione di Next Generation, quando lo sciopero degli sceneggiatori costrinse la produzione a inventarne di cotte e di crude.

Enterprise ha toccato un fondo così profondo dal quale sarà difficile risalire. Il peggio forse l'ha raggiunto con l'episodio Vanishing point nel quale Hoshi va "fuori fase" e diventa invisibile, acquistando la capacità di passare attraverso i muri (ma non attraverso il pavimento, certo). Già sentito? Il peggio è la conclusione: era tutto un sogno! Una soluzione per risolvere le situazioni difficili che era già obsoleta ai tempi di Edgar Allan Poe.