Keith Winton è il direttore di un pulp magazine di fantascienza, l’inverosimile (ma forse non tanto) Storie Sorprendenti. Ma quando, una sera, una potentissima esplosione lo sbalza da Greenville, nello stato di New York, in un mondo dove la Terra è in guerra con gli arturiani e i mostri vanno tranquillamente a passeggio per Manhattan, Winton capisce che il suo mestiere di esperto di fantascienza può tornargli molto utile. Anzi, può salvargli la vita.

È questa, in sintesi, la trama di Assurdo Universo (What Mad Universe) di Fredric Brown. Uno dei romanzi più belli mai scritti che parla della fantascienza, oltre ad essere di fantascienza.

Assurdo Universo è infatti un romanzo di metafantascienza: la trama narra del mondo della science fiction dal punto di vista di un editor di un pulp magazine, ma per lo scrittore americano non è un mero esercizio intellettuale. La realtà del protagonista viene stravolta, ma a Brown non interessa tanto, o meglio non solo, la reazione dell’uomo dinanzi a eventi straordinari, quanto la possibilità di costruire universi alternativi al nostro e altrettanto credibili. Assurdo Universo è infatti una perfetta metafora del mestiere di scrittore. Ad un certo punto, il protagonista intuisce da solo l’esistenza di infiniti universi e della loro connessione con le storie che pubblica mensilmente sulla sua rivista.

“Se ci sono infiniti universi – disse Keith con aria pensosa – allora devono esistere tutte le possibili combinazioni, quindi, in un certo senso, in un posto o nell’altro, tutto deve essere vero. Voglio dire scrivere un racconto di finzione dev’essere impossibile, perché, per strane che possano sembrare le cose raccontate, possono in realtà verificarsi altrove. Non è così?”.

E allora perché non cambiare la propria vita, scegliendosi un universo più consono alle proprie aspettative? È ciò che fa il protagonista del romanzo, quando alla fine decide di non tornare nel suo universo, dove è solo il direttore di una rivista di fantascienza, ma in uno alternativo, dove è un ricco editore, al cui fianco c’è la donna dei suoi sogni.

Fredric Brown aveva immaginato tutto questo nel lontano 1949. È noto che gli scrittori di oggi sono un po’ più megalomani. Robert J. Sawyer ha immaginato qualcosa di simile, peccato però che a essere coinvolta è tutta la popolazione della Terra che, a differenza del protagonista di Assurdo Universo, compie per pochi minuti un balzo Avanti nel tempo (che poi è anche il titolo del romanzo del 1999).

A Ginevra, il 21 aprile 2009, alle ore 17.00, un gruppo di fisici del CERN, guidato dal professore canadese Lloyd Simcoe, tra cui spicca il ventisettenne greco Theo Procopides, conduce un esperimento che non ha precedenti nella storia della scienza: si vuole ricreare, attraverso il Large Hadron Collider, l’acceleratore di particelle, i livelli di energia che hanno dato il via al Big Bang, la primordiale esplosione che ha creato l’Universo.

Ma non tutto è stato calcolato alla perfezione e l’esperimento provoca degli effetti secondari non previsti: nel momento in cui viene attivato l’acceleratore tutti gli abitanti della Terra perdono coscienza per esattamente un minuto e quarantatre secondi.

L’effetto viene battezzato dai mass-media mondiali come “Cronolampo” e il suo effetto primario è che tutte le persone si sono ritrovate proiettate nel futuro di 21 anni, esattamente fino al 23 ottobre 2030. Qui sono stati spettatori passivi, seppur per breve tempo, della loro vita nel futuro.

Da questo spunto narrativo è nata una serie televisiva che ha riscosso in America enorme successo e di cui parliamo anche in questo numero di Delos visto che debutta sul canale satellitare di Sky il 5 ottobre. FlashForward, questo il titolo del telefilm, ricalca quella del romanzo e si pone anche la stessa domanda: il nostro destino è già stabilito? O è qualcosa che muta di giorno in giorno e che si nutre delle scelte che compiamo?