Il bambino urla un poco mentre l'ago sprofonda nel suo dito, anche se in realtà quasi non se ne accorge. Non piange neppure mentre la gocciolina di sangue scende lungo la mano.

Una fitta mi prende lo stomaco, ogni luce della casa si spegne attorno a me.

Che cazzo sta succedendo?

Poso il bambino a terra, mi manca il respiro.

Lui guarda intorno, non si rende conto.

All'inizio è come una macchia, una distorsione nel mio campo visivo, poi invece prende forma, eccome se prende forma, prende forma e il cuore mi smette di battere.

Blu scuro che si rimescola, poi oscene ossa lucide, come spolpate e leccate con avidità. Il bambino se ne sta lì, tra me e quella cosa che prende forma, che sembra uscire o crearsi dal pavimento.

Quella che probabilmente dev'essere la testa esce dal parquet con un movimento... come se si volesse togliere del liquido di dosso.

Mi chiudo gli occhi quando intuisco che la mia mente presto non sarà più in grado di reggere. Versi osceni, lamenti disumani inondano la stanza.

Mi premo le mani contro la testa, come per sfogo verso il dolore che mi giunge attraverso le orecchie.

Poi mi ricordo del bambino e come se dio sentisse i miei pensieri la creatura comincia a piangere, a urlare.

Non devo aprire gli occhi.

Il rumore come di una bocca che risucchia, delle voci, come un coro di bestie che ululano. Ancora l'urlo del bambino, umano stavolta, come se nella morte avesse raggiunto la dignità di una creatura adulta. Sullo sfondo, lontano, irreale e non importante, una voce chiama il mio nome.

Come è possibile?

Urla adulte adesso, membra che si staccano, interiora che si sfregano; eppure il bambino piange ancora -

Apro gli occhi.

La chela... Lo sta succhiando con la chela, come un lecca lecca. Lo sta spolpando come una coscia di pollo e allo stesso tempo lo lecca e succhia come se fosse un candito. Gli toglie la carne dalle ossa.

E lui, lui è ancora vivo. E' impossibile, ma nonostante il bagno di sangue piange come fosse ancora vivo. Lui vivo, io denaro per Sandra come un treno piantato nel terreno. In quella creatura poi, quella cosa ovale di ossa, scaglie e denti, forse, davvero, mentre scuoia vivo il neonato, forse ha degli occhi e se ha degli occhi allora...

Una qualche forma di volontà lo spinge davvero a fare quello che fa. Forse -

Una nuvola rossa di sangue e interiora vola dalla base dello sguardo, dal mio torace, verso quella visione. In qualche modo capisco che è reale, non è una allucinazione.

Un tuono assordante m'investe le orecchie, ogni cosa scompare davanti a me, il mondo torna reale, la stanza si ricompone e né esseri né bambini si rotolano uccidendosi sul pavimento.

Le gambe mi cedono di botto, cado sulle ginocchia.

Il tempo di abbassare lo sguardo al torace e vedere il mio sangue che si propaga sulla camicia, il tempo di capire che la velocità con cui si propaga significa una ferita orrenda.

Il tempo di queste due visioni, dicevo, e muoio.

Sopra di me l'uomo che mi ha ucciso, il ventre scosso dal fiatone per il panico. Pare che sia un poliziotto.

- Che cazzo ho fatto?" Pensa tra sé e sé. Il bambino e l'essere sono spariti come polvere nel vento. Lui stesso stenta a credere a ciò che ha fatto, ma il cadavere ai suoi piedi è più che reale; è un macigno poggiato sulla sua testa.

Aveva gridato di farlo smettere, l'aveva detto allo stronzo, ma per qualche motivo il segnalato sembrava più impaurito di lui, come se niente di quello che aveva davanti dipendesse dal suo operato.