Il primo volume Magic Press comincia con Tempesta, il tassello iniziale di un arco narrativo

composto da diverse miniserie che negli Stati Uniti si sono dipanate dal 1990 al 1992. Tempesta è stata a sua volta la prima pubblicazione della Dark Horse, originalmente intitolata The Terminator, per le matite di Chris Warner (Barb Wire, Ghost) e la sceneggiatura di John Arcudi (Major Bummer, The Mask), due veterani della casa editrice all’opera su quasi tutti i suoi “franchise” cinematografici. Arcudi decide che è meglio iniziare l’opera in grande stile, non sposta l’azione mantenendola a Los Angeles, ma manda indietro nel tempo una squadra completa di ribelli inseguita da ben quattro unità Terminator. Gli scopi delle parti in causa, rispetto a quanto vediamo nel film originale, vengono completamente scambiate dallo sceneggiatore: in questa occasione sono i ribelli che dovranno cercare qualcuno da uccidere e più precisamente il Dottor Hollister, dal cui progetto Bellerofonte verrà sviluppata l’intelligenza artificiale di Skynet. Sta ai Terminator giocare in difesa e vegliare sulla buona salute del loro “progenitore” umano. Tralasciando questo particolare la trama scorre in modo classico per un discreto fumetto d’azione: scene dure di battaglia ed inseguimento, alcune citazioni non troppo velate dal film e, mentre le fila dei due gruppi si assottigliano, un colpo di scena abbastanza prevedibile che porta una delle macchine assassine a tradire i suoi compagni per favorire gli odiati umani. In effetti ci viene rivelato che il Terminator in questione è di fatto un cyborg vero e proprio, l’unione di un cervello umano, appartenente ad un bravo medico, e della prima tecnologia che si svilupperà negli assassini più letali di Skynet. L’intelligenza artificiale aveva creato questa aberrazione perché ci fosse chi si prendesse cura delle parti organiche dei prototipi iniziali di Terminator controllandola in modo assoluto tramite la parte meccanica del suo essere, naturalmente vinta nel momento del bisogno, dalla volontà umana racchiusa nel guscio. Giustificazione ed escamotage un pò raffazzonati da parte dello sceneggiatore che sembra tentare in malo modo di far quadrare i conti con una struttura narrativa un po’ sfuggitagli di  mano. Se l’inizio lascia un po’ a desiderare il vero gioiello di questo volume è la seconda storia, inedita fino ad ora in Italia, con cui si conclude: One Shot. James Robinson, il famoso scrittore di Starman (per cui si merita un premio Eisner nel 1997), si cimenta con la sceneggiatura mentre Matt Wagner (Grendel) gli tiene testa con uno stile di disegno innovativo ed evocativo, ricco di sfumature e colori vivaci. Wagner decide di avvicinarsi maggiormente alle premesse del film rendendo però originale lo sviluppo narrativo e riuscendo ad inserire nella struttura del fumetto una corrente di tragicommedia inaspettata e scioccante. James Cameron ci ha mentito, John Connor non ha mandato indietro un solo uomo a proteggere sua madre dalla spietata rappresaglia di Skynet, ma un drappello sparso nel tempo di cui Kyle Reese non è che la punta dell’iceberg più vicina al bersaglio. Tutta la vita di Sarah Connor sarà vegliata da questi angeli custodi fino al fatidico momento del confronto diretto col nemico, peccato che anche Skynet abbia fatto i compiti. In effetti, dopo una vera e propria inflazione di salti temporali, scopriamo che Arnold Schwarzenegger ha prestato il suo volto solo al secondo Terminator inviato ad uccidere Sarah Connor; il primo, un modello femminile, invece di sfogliare un antidiluviano elenco del telefono ha usato la sua tecnologia superiore per accedere via modem ai registri, aggiornati in tempo reale, della compagnia telefonica. Il risultato è che la macchina letale si metterà in caccia di una giovane sposa di nome Sarah ma solo da poco di cognome Connor, in luna di miele a San Francisco. Se poi si aggiunge che la novella sposina ha in progetto di uccidere il marito per rimanere unica erede della sua fortuna, si può cominciare ad intravedere un buono scorcio della situazione. Unica salvezza per gli umani in questo caso è rappresentata da uno dei ribelli, arrivato quasi vent’anni prima a Los Angeles, che tenterà di raggiungere e poi fermare da solo la spietata terminatrice. Una storia geniale e divertente con un finale agrodolce molto azzeccato.