Plan 9 from Outer Space fu girato fra l'11 agosto 1956 e il 5 settembre 1956 a San Fernando (California) e ai Quality Studios di Hollywood e costò circa 60.000 dollari. Venne finanziato da una chiesa battista, la quale si oppose al titolo iniziale che Wood voleva dare al film, Grave Robbers from Outer Space che in italiano suona più o meno come Tombaroli dallo spazio profondo!Dal punto di vista della grammatica cinematografica, il film si può riassumere in unico modo: assurdo. Wood ha praticamente ignorato tutte le regole basilari che concernono la direzione di una pellicola cinematografica, ma non nel senso che le ha sovvertite per proporre un modello nuovo, per fare dello sperimentalismo, ma semplicemente le ha ignorate. Per non parlare defli effetti speciali, che in un film di fantascienza sono la cartina di tornasole del suo successo. Facciamo qualche esempio.Nella stessa sequenza, in campo e controcampo, si passa dal giorno alla notte.

La recitazione degli attori è a dir poco imbarazzante, con scene in cui – ad un certo punto – sembrano guardare nel vuoto, ma in realtà guardano il regista in cerca di un suggerimento o di uno stop che puntualmente non arriva. Alcune sequenze sono davvero cult, come quella in cui gli ufo vengono attaccati dai militari: si vede l’ufficiale dell’esercito che guarda gli ufo con un binocolo e subito dopo scene di battaglia con l’esercito, peccato che le scene con i militari sono di repertorio e l’ufficiale è invece chiaramente in uno studio, con tanto di fondale alle sue spalle ben visibile. Le scenografie sono spesso formate da tende, davanti alla quale recitano gli attori. Altri fondali e scenografie sono di cartone, e si vede. I dischi volanti non erano altro che cerchioni di auto appesi a fili di nylon che puntualmente, anziché essere invisibili, sono visibilissimi.Il cast era a dir poco strampalato. Abbiamo già detto della collaborazione tra Bela Lugosi e Wood. L’attore – finissimo interprete di Dracula – partecipa anche a questa pellicola del regista americano, dopo aver recitato in Glen or Glenda e in Bride of the Monster. O meglio, bisognerebbe parlare della non partecipazione dell’attore di origine ungherese a Plan 9 from Outer Space.

Già perché, il magnifico attore di tante pellicole horror degli anni Trenta, mori il 16 agosto 1956, poco prima dell’inizio delle riprese della pellicola, per un attacco cardiaco all'età di 73 anni. Wood, però aveva uno spezzone di film in cui Lugosi semplicemente esce da una casa e raccoglie un fiore. Si trattava di una scena che Wood inserì nel film e siccome il personaggio che doveva interpretare Lugosi non aveva battute, allora per il resto del film la parte la recitò un altro attore, con il volto coperto dal mantello e decisamente più alto di Lugosi di almeno una trentina di centripeti. In questo semplice escamotage c’è tutta l’essenza del cinema woodsiano.Gli altri attori erano personaggi ai margini del mondo cine-televisivo di Hollywood. Jerome Criswell, il narratore che compare all’inizio del film, era una sorta di profeta televisivo, uno che sul piccolo schermo prediceva cose del tipo: negli anni Ottanta le città saranno tutte abitate da gay; qualcosa succederà a John F. Kennedy; gli alieni sbarcheranno negli anni Ottanta, ma al fine del mondo sarà nel 1999.Non si può non notare Vampira (Maila Nurmi, al secolo Maila Syrjäniemi), una delle icone della televisione americana degli anni Cinquanta, almeno per gli amanti dell’horror. Con il suo spettrale aspetto da vampira – compresa una generosa scollatura –, l’attrice presentava in tv, rigorosamente a notte fonda, pellicole horror per gli amanti del genere.Nei panni di uno degli zombie, c’è poi l’ex lottatore svedese Tor Johnson, che prenderà parte a molti altri film di serie Z. Nei panni di Lugosi, infine, c’era Tom Mason, che altri non era che il massaggiatore della moglie di Wood. Insomma, un cast unico per un film unico.

Resta da risolvere un’ultima questione: perché questo film piace. Premesso che oggi molti film cosiddetti di serie B e di serie Z sono stati rivalutati, il film di Wood appassiona probabilmente perché dentro c’è un modo di fare cinema che non esiste più. Una grande passione, amore viscerale verrebbe da dire, di Wood prima di tutto, che sopperiva alla trama e alle riprese sconclusionate, alla recitazione degli attori, agli effetti speciali che di speciale non avevano nulla. Un modo di fare cinema che è stato semplicemente dimenticato nella Hollywood dell’era digitale. Ed il film funziona proprio come effetto nostalgia, effetto per un certo “cinema di cartapesta”. Quello stesso effetto che si può cogliere nel film rievocazione di Tim Burton.