gli aneddoti di Vittorio Curtoni

Da piccolo sognava di vivere di fantascienza. Purtroppo il suo sogno si è avverato.

Memories of green Rompicoglioni di tutto l'universo, unitevi! (1/2)

Non sappiamo se Delos sia entrato nella storia della fantascienza italiana, ma sicuramente la storia della fantascienza italiana è entrata in Delos. Vittorio Curtoni, già direttore delle mitiche riviste Robot e Aliens - e comunque un bel po' mitico già di suo - ha accettato di portare sulle nostre pagine una collezione di gustosi aneddoti del fandom e dell'editoria italiana. Ah, per sua volontà, il sottotitolo di questa rubrica è "i farneticanti ricordi del vecchio vic". Almeno sapete cosa aspettarvi...

Natale. Tempo di cattiverie. Io ormai, come mi ha detto più d'uno dopo avere letto la mia autobiografia che sta in Retrofuturo, sono diventato di un buonismo tendente al nauseabondo, e mi sa che devo pentirmi e ricominciare a fare la parte dell'incazzoso che anni addietro ero riuscito a cucirmi addosso alla perfezione (ma senza sforzi, giuro; mi veniva del tutto naturale). Tanto per dire, non dimenticherò mai ciò che mi ha confidato il dolce Giuseppe Festino: quando, nel 1976, gli telefonai per chiedergli di presentarsi in casa editrice (Armenia) con un po' dei suoi lavori perché Giovanni Armenia e io avevamo intenzione di mettere le illustrazioni interne a Robot, come poi è accaduto coi fulgidi risultati che sappiamo, ebbene, Giuseppe fu sì felicissimo di questa occasione; però arrivò in redazione leggermente spaventato all'idea di trovarsi di fronte un cerbero come me, un individuo che tra ciò che aveva scritto su Galassia prima e su Robot poi gli incuteva un deciso timore... Ragazzi. Posso aggiungere che siamo andati d'amore e d'accordo sin dal primo momento, e che da allora siamo amici per la pelle, ma insomma lui si presentava da me con un poco di tremarella perché io apparivo, visto da lontano, un peperino piuttosto acido... E oggi tutti qui ad accusarmi di buonismo... Basta, basta, mi devo rifare una verginità! Almeno mezza. Soprattutto visto che siamo a Natale, e che ho sempre amato, nel mio piccolo, tentare di remare controcorrente. Sicché questo mese scriverò un po' di cattiverie miste: la variegata fenomenologia dei rompicoglioni che si possono presentare a chi, come me, lavora nell'editoria, anzi nello specifico dell'editoria fantascientifica. Non aspettatevi nomi, date, luoghi, indicazioni precise, perché a tanto non intendo arrivare; ma credetemi, sono tutte tipologie rigorosamente, e purtroppo, vere, e se qualcuno si riconoscerà in uno dei miei ritrattini, sorry, però in fin dei conti se lo merita.

Via con l'acido elenco!

Autori del tipo "io ho scritto il capolavoro e guai a chi me lo tocca."

Questi sono davvero micidiali, e costituiscono la migliore illustrazione della spocchia, della boriosità, del "letterato" italiano: ti inviano un racconto, tu lo leggi, trovi che ha i suoi pregi, però, essendo il curatore della rivista, l'editor, individui anche qualche difettuccio; convochi il grande scrittore, gli parli, gli spieghi (ragionevolmente, motivando le tue opinioni) quali cambiamenti vorresti vedere apportati, e quello assume l'aria della vestale violata e pronuncia la fatidica risposta: "Giammai!" Al che gli fai presente che, se non verranno approntate le modifiche, non pubblicherai il racconto, e allora si danno due possibilità: o ti mandano a quel paese, ti tolgono il saluto, e ritirano in via definitiva il loro impagabile parto letterario; oppure, dopo averti insultato a sangue, ci pensano su per qualche mese e decidono di rimettersi al lavoro. Dipende dalle indoli. A me sono capitati entrambi i casi, più di una volta. Come corollario posso aggiungere che di solito si tratta o di esordienti assoluti o di gente che ha magari pubblicato un libro a proprie spese presso un sedicente "editore" che in realtà è solo un tipografo: chi ha una vera, concreta esperienza alle spalle è in genere più che disposto ad ascoltare e seguire i consigli, se non sono idioti (i consigli). Io lo faccio da sempre, e devo solo ringraziare gli editor che si sono sforzati di darmi una mano costruttiva. Altro che insulti.

Autori del tipo "ti mando il racconto più brutto che io abbia mai scritto ma tu leggilo lo stesso."

Questi, ai tempi di Robot, mi facevano schiattare dalle risate. Chiedo: ma perché un povero cristo dovrebbe mettersi a leggere ciò che viene definito a priori, dal suo stesso autore, una schifezza? I curatori di riviste di fantascienza (non so se questo accada anche in altri ambiti) sono tutti masochisti? Non mi risulta. Ovviamente, è facile intuire che si tratta solo della classica mossa alla "metto le mani avanti", una pudibonda dichiarazione che dovrebbe preludere, suppongo, a un'entusiasta risposta dalla rivista che dica invece "ma il tuo racconto è bellissimo, fantastico, meraviglioso, se è il più brutto che hai scritto chissà cosa saranno gli altri", eccetera. Non avete idea di quanti ne arrivassero ogni dì. Legione. Che fine facevano? Letta la lettera d'accompagno, tutti giù nel cestino della carta straccia! Mi pare giusto. "Archivio", diceva Armenia. Perfetto, archivio. Chissà quanti capolavori sono andati persi per sempre in questo modo nella mia e in altre redazioni. Ohi ohi. Tristessa immane.

Aspiranti saggisti/articolisti del tipo "io so scrivere di tutto, voglio tanto curare una rubrica per la tua rivista, tu dimmi che rubrica vuoi e io te la faccio."

Questo può apparire il massimo del paradosso, ma garantisco che, sempre ai tempi di Robot, ne ho avuto esperienza fino alla nausea. Gente che non conoscevo, che non avevo mai sentito nominare, si presentava in casa editrice, lodava e sleccazzava a dovere la rivista, poi si proponeva per una rubrica dai contenuti indefiniti. "Qualunque cosa", asserivano. "Dimmi tu." Imbarazzante, come minimo. Io non sono poi il tipo arcigno che qualcuno potrebbe credere, sicché mi sforzavo di andare incontro alla singolare offerta. "Di cosa preferiresti occuparti? Cinema, letteratura, fandom, notizie dal mondo della fantascienza, che ne so?" Un sorriso superiore, la calma olimpica di chi non ha problemi. "Quello che vuoi tu. Basta avere una rubrica su Robot. Tanto io sono un esperto a largo raggio, non c'è problema." Okay. No problem. Infatti nessuno di questi signori è mai riuscito ad avere la sua rubrica, dandosi il caso che nutro una spiccata antipatia per la tuttologia, che ho sempre ritenuto importante, nei limiti del possibile, sforzarsi di parlare di cose che si conoscono, e che ancora di più amo chi sa presentarsi con idee precise, proposte concrete, lasciando perdere il fumo negli occhi.

Il vezzo non si è estinto con gli anni. Oggi che Internet e la posta elettronica permettono di bombardare di messaggi il poveretto che sia fornito di un indirizzo anche solo minimamente noto, e per quanto io non sia curatore di niente di niente, le più bizzarre, singolari, grottesche richieste continuano a piovermi sul capo. Da gente che magari ha le idee un poco più chiare rispetto ai signori dei quali parlavo prima, ma che insomma vorrebbe vendermi, che so?, progetti di trasmissioni televisive, di romanzi, di saggi; oppure articoli che io dovrei leggere e tentare per conto loro di vendere a Urania, visto che lì sono ben ammanicato; o che, più modestamente, si accontenterebbe di farsi intervistare da me per Delos. Il campionario è multiforme e, mediamente, molto sicuro di sé. Una sicurezza che non di rado ho invidiato, ma mai in vita mia sono riuscito a raggiungere. Beati loro.

Devo dire che il più geniale caso di tuttologia fantascientifica l'ho appreso da Marzio Tosello, l'ex Alieno di redazione di Urania, il quale Marzio, negli anni in cui ha lavorato prima come redattore e poi come caposervizio della pubblicazione mondadoriana, è stato a lungo perseguitato, via lettera e via telefono, da uno che aveva inventato la quadratura del cerchio editoriale. Costui aveva presentato una grandiosa proposta, che suonava all'incirca così: "Chissà quante volte a voi di Urania sarà capitato di voler pubblicare un romanzo con un titolo che vi piacerebbe tanto, però il romanzo non esiste! Potete smettere di soffrire: datemi il titolo che vi piacerebbe mettere in copertina, e io vi scriverò un romanzo adatto al titolo. Splendido no?" Poche idee ma confuse. Io di fronte a gente così creativa mi tolgo sempre il cappello. Purtroppo per questo signore, Marzio è un uomo quadrato, concreto, coi piedi per terra, e quindi ha opposto un secco rifiuto. Quello non riusciva a capacitarsi: "Ma come, vi offro su un piatto d'argento l'occasione della vostra vita, e voi mi dite di no?" Inutile, nell'editoria italiana non c'è giustizia.

Autori del tipo "ti sottopongo l'idea del secolo ma occhio che se cerchi di fregarmela sei morto."

Non ho avuto la fortuna di vivere molto spesso episodi del genere, però qualcuno c'è stato. Ne ricordo in particolare uno, messo in atto da un individuo che per qualche anno ha goduto di una certa notorietà nel fandom (oggi la sua stella mi pare tramontata, ma potrei essere a corto di informazioni). Il simpaticone mi inviò due o tre cartelle che illustravano la trama di un suo romanzo galattico, pieno di astronavi, battaglie interplanetarie, tutto quanto; e, all'inizio e alla fine dei fogli, era scritto in tono intimidatorio che la suddetta trama era stata depositata presso un notaio (o presso la SIAE, il particolare mi sfugge), per cui se qualcuno si fosse azzardato a rubargliela sarebbe scattata un'immediata denuncia. Wow! L'approccio perfetto per accattivarsi la benevolenza dell'editor e dell'editore. La prassi più sicura per essere visti di buon occhio fin dal primo minuto. Io ADORO questi geniacci che mi regalano i cinque minuti quotidiani di buon umore sfrenato. Passati i quali, archivio. Come foglie nell'impietoso vento autunnale cadono nel cestino le migliori ponzate letterarie che non vedranno mai la luce dell'incarnazione cartacea...

Sarebbe interessante, penso, studiare la psicologia dei soggetti dei quali ho narrato. Chissà cosa ne salterebbe fuori. Mah.

Comunque, chiacchiera chiacchiera, mi accorgo di avere esaurito lo spazio che per abitudine occupo con la mia rubrica su Delos. Sicché mi fermo qui. Ma i miei tre lettori non temano: ho ancora qualche tipologia ragguardevole da illustrare. E che diavolo, non ho ancora parlato degli editori! Ci mancherebbe che non lo facessi.

Andiamo avanti il mese prossimo, sempre in questo spazio virtuale.

Per intanto, a buoni e cattivi, rompicoglioni e coccoloni adorabili, i miei più caldi auguri di buone feste. Che siano serene, più che altro: quando c'è la serenità c'è tutto. Anche se un pizzico di salute di certo non guasta.

Ottimo Natale e sgargiante inizio di millennio!

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