di Vittorio Catani

Il suo primo racconto apparve nel 1962 sull'edizione italiana di "Galaxy". Ha vinto la prima edizione del Premio Urania (1980). Ancora non sa cosa farà da grande, sa solo che per lui non ha piu' senso chiederselo.

quando le radici Massimo Lo Jacono Nel maggio 1963 usciva il primo numero di Futuro, rivista di fantascienza a cura di Lino Aldani, Massimo Lo Jacono, Giulio Raiola. Si trattava di un'iniziativa nuova, intenzionata ad aprire un serio spazio agli scrittori italiani e - come veniva precisato nell'editoriale - ad "offrire una narrativa apprezzabile di per sé, prima ancora che per la suspence del suo modulo fantascientifico". Futuro, insomma, si proponeva anzitutto come rivista letteraria; e tale si mantenne fino al suo ottavo numero, l'ultimo. L'esperienza editoriale durò solo un anno e mezzo, ma ha lasciato una profonda traccia nella memoria della fantascienza di casa nostra.

Il n. 1 presentava storie di Inìsero Cremaschi, dello stesso Aldani, di Stanislaw Lem, Guillaume Apollinaire, e di un tal Guido Altieri, autore un racconto insolito già nel titolo: L'ultima finzione di Basilide. In realtà Altieri (si scoprì più tardi) era lo pseudonimo d'uno dei curatori, Massimo Lo Jacono; ed è questa sua opera che ho scelto per l'ultimo Delos del secondo millennio. Credo che il suo tema di fondo - il libero arbitrio, la nostra autodeterminazione - sia di quelli che compendiano l'intera storia dell'uomo, del suo pensiero, e guardano al futuro.

Retorica a parte, mi piace proporre ai lettori L'ultima finzione di Basilide perché, semplicemente, è un racconto da non perdere, di quelli che non meritano l'oblio. Forse, dopo averlo letto qualcuno si chiederà se sia proprio fantascienza. Credo di poter rispondere in modo affermativo: in esso si parla di Invasori (presumibilmente spaziali), e benché questi non si svelino mai fisicamente, il loro incombere influenza in modo pesante lo svolgimento dei fatti. E in ogni caso c'è una "catastrofe" globale. O almeno così emerge da una ricostruzione a posteriori, eseguita in base al verbale di un processo a un uomo accusato di omicidio. Gli eventi trascritti costituiscono la narrazione del protagonista, e partono da un inspiegabile, spontaneo evento collettivo ai margini d'una città. Il problema è che di questo evento, e di ciò che seguirà, pare che tutti abbiano perso memoria... Tranne, ovviamente, colui che racconta.

Jorge Luis Borges Non è il caso di anticipare altro circa questa storia, esempio di una science fiction italiana d'altri tempi che cercava, tramite scritture o riscritture personali, di reinventare un genere e trovare altre strade al fantastico tecnologico. L'ultima finzione di Basilide, infatti, è anzitutto un brillante omaggio allo scrittore argentino Jorge Luis Borges, oltre che un mélange di fantascienza, fantastico, surreale, filosofia, virtuosismi dialettici, atmosfera. Ne emerge (come in altre intense storie dell'Autore) un universo crudele, affidato al caso, sostanzialmente privo di trascendenza: benché poi quest'ultima, scacciata - come suol dirsi - dalla porta, rientri da una finestrella nelle note al testo.

(Va aggiunto che nel dicembre 1988 la vecchia testata Futuro è stata ripresa come Futuro Europa, diretta da Lino Aldani e Ugo Malaguti, per la Perseo Libri di Bologna).

Massimo Lo Jacono fu attivo in campo fantascintifico soprattutto nei primi anni Sessanta. Oltre che sulla rivista di cui era co-curatore, i suoi racconti apparvero su Galaxy, Oltre il Cielo, sulle antologie Interplanet, su quotidiani. Egli usò a volte anche gli pseudonimi Megàlos Diékonos e M .J. Mauritius. In occasione della ripubblicazione su Delos Lo Jacono mi ha scritto, fra l'altro:

"Appena uscì il primo numero di Futuro, telefonò in redazione lo scrittore argentino Juan Rodolfo Wilcock, che voleva sapere chi fosse Guido Altieri. Non so perché risposi che l'autore era un professore di storia, ma ricordo che Wilcock si dimostrò così deluso che confessai subito di averlo scritto io. Volle conoscermi e garantì che il racconto sarebbe piaciuto a Borges, e che glielo avrebbe fatto pervenire. Mi piace pensare che questo sia avvenuto.

Perché quel racconto? Ricordo che la trama s'impose da sé. Una mattina mi svegliai e sapevo esattamente cosa avrei dovuto dire e come dirlo. Normalmente impiego molto tempo a correggere. Quella volta il racconto venno fuori di getto, non ebbi ripensamenti sullo svolgimento e, sorprendentemente, non ebbi bisogno di apportare correzioni.

Talvolta, prima di addormentarmi, ho creduto di intuire che il vero autore sia Basilide e che il racconto mi sia stato trasmesso con misteriose modalità che mi sfuggono. Ignoro tuttavia se si riferisca a un tempo passato o futuro. In questo caso, sospetto, anziché un racconto potrebbe essere una cronaca."

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