Marvel: La grande alleanza è qualcosa di più di una festa esclusiva, che per invitati ha un numero esorbitante di celebrità del fumetto. Sotto l’eccentrica calzamaglia supereroica, c’è una giocabilità all’ultima moda, quella un po’ revival che pesca fascino dalle luccicanti sale giochi degli anni ’80. Se vi divertivate con gli amici a farvi largo a scazzottate con Double Dragon o Final Fight, in Marvel: La grande alleanza ritroverete lo spirito di allora perfettamente inserito nel panorama di oggi. È la seconda vita degli arcade che di sé farà parlare a lungo se, come abbiamo avuto modo di provare, anche Gears of War percorre una strada a essa non indifferente.

Erede dei due X-Men: Legends con i quali condivide le linee guida, Marvel: La grande alleanza prosegue nel solco di quella baraonda beat’em up spruzzata di connotazioni ruolistiche attraverso cui Raven Software, società texana conosciuta dal pubblico Pc per sparatutto come Hexen ed Elite Force, nel 2004 si è presentata in pompa magna alla platea delle console.

Rispetto agli episodi precedenti circoscritti alla saga degli uomini X, la formula action rpg della serie non è stata stravolta, ma il livello produttivo del videogame è cresciuto esponenzialmente. A cominciare dal cast di personaggi, che adesso abbraccia l’intero universo Marvel, per un totale di oltre centoquaranta supereroi vip e supercriminali altrettanto famosi. Non sono tutti selezionabili per formare il proprio dream team di quattro paladini in tutina attillata – il numero cambia da console a console; su Xbox 360 sono una trentina. Però, anche se il contratto di molti si limita alla comparsata, il loro intervento nella storia, siano Sif (la donna di Thor, doppiata da Adrienne Barbeau) o la più nota Jean Grey, contribuisce a infondere nel gioco il senso di continuità tipico del fumetto americano.

Nulla è lasciato al caso. Dai luoghi incontrati sugli albi, che nella Grande alleanza conquistano spazialità senza accusare perdite di dettaglio, al carattere dei protagonisti, ricalcati minuziosamente dagli originali su carta. Giocare al crossover Marvel di Activision è come prendere parte a una trionfale miniserie dei Vendicatori, che inizia con un attacco alla fortezza volante Shield di Nick Fury a opera del dottor Destino e dei suoi malefici confratelli, spostando poi la scena nell’Atlantide di Namor, al palazzo del Mandarino, ad Asgard e in molti posti ancora.

Enfatizzato dagli straordinari filmati in grafica computerizzata di Blur Studios, l’intreccio riesce sempre a intrigare, non fosse altro che per citazioni e battute che si susseguono sullo sfondo dell’avventura e testimoniano la passione degli autori per i comics. A variare l’azione a base di risse e superpoteri ci pensano invece gli scontri con gli immancabili boss di fine livello – quello con il gigantesco Galactus è epocale -, speziati da sequenze precalcolate più spettacolari, in cui è chiesto di premere con tempismo i tasti in sovrimpressione.

Classico sì, ma con stile e giocabilissimo, soprattutto se si ha l’occasione di provarlo insieme a tre amici che controllano altrettanti personaggi, Marvel: La grande alleanza è un videogame che non finisce ai titoli di coda. Tra modalità online, supergruppi da inventare e traguardi squisitamente arcade da tagliare, c’è da perderci sopra un bel mucchio di ore così come una volta si scialacquavano le monetine nel cabinato di Double Dragon. Anche solo per il gusto di fare un pandemonio virtuale in compagnia e, insomma... A chi ne abbatte di più prima!

Appena un ultimo appunto prima di partire con le gare. La copertina italiana del gioco è opera dell'illustratore Gabriele Dell'Otto, che con Brian Michael Bendis ha firmato il comic Marvel Secret War. Un vero tocco di classe riservato al pubblico del nostro Paese, che si deve alla lungimiranza di Paolo Pastorelli, responsabile della linea Marvel di Activision Italia. E per una volta non sembriamo così piccolini in confronto ad americani, inglesi e giapponesi.