di Vittorio Catani

Il suo primo racconto apparve nel 1962 sull'edizione italiana di "Galaxy". Ha vinto la prima edizione del Premio Urania (1980). Ancora non sa cosa farà da grande, sa solo che per lui non ha piu' senso chiederselo.

quando le radici Antonio Caronia Lo scopo di questa rubrica è presentare una rassegna "storica" della fantascienza italiana: finora essa ha proposto narrativa (racconti; in un solo caso, brani scelti di un romanzo, Dove stiamo volando di Vittorio Curtoni).

Stavolta invece abbiamo pensato di sottoporre ai lettori alcuni testi di saggistica scritti a partire dagli anni Settanta da Antonio Caronia. Riteniamo si tratti di lavori che continuano a presentare particolari motivi di interesse e attualità, per la tematica che in essi già allora si delineava: la "morte della fantascienza".

Prima di inoltrarci, apriamo una parentesi. Sono almeno un paio, crediamo, i motivi validi per pubblicare su queste pagine (sia pure una tantum) opere di saggistica.

Anzitutto pensiamo che chi segue la fantascienza (italiana o statunitense o quella che sia) possa essere interessato a conoscere l'evoluzione di questo genere letterario, le caratteristiche degli scrittori preferiti, i modi in cui la science fiction affronta o ha affrontato le sue tematiche, e così via: aspetti che certamente aiutano a "leggere" meglio e con maggior cognizione di causa. E va detto che anche in Italia, nel corso dei decenni, è lentamente emerso un gruppo - sia pure ristretto, e di tendenze disparate - di studiosi capaci di impostare, sulla sf, discorsi critici di notevole spessore e con caratteristiche di originalità. Non è questa la sede per citare adeguatamente titoli e nomi (occorrerebbe una trattazione a parte); diremo comunque che il più delle volte sono state proprio le fanzine o alcune riviste semiprofessionali ad occuparsi con una certa continuità e organicità di critica: d'altronde argomenti specializzati come questi difficilmente potrebbero trovare adeguato spazio sull'editoria corrente (dove tuttavia molte "presentazioni", "introduzioni" e "postfazioni" di vari nostri curatori hanno avuto e hanno la loro rilevanza; né vanno dimenticate alcune importanti iniziative in ambito universitario).

Esiste poi un secondo motivo che ci stimola a presentare lavori di critica: vi sono - come sovente accade - saggisti di valore che non scrivono narrativa. Non crediamo che sarebbe mossa lungimirante escludere, solo per questo, autori di critica dalle nostre pagine, privando così i lettori - fra l'altro - di un importante tassello della materia che è giusto l'oggetto di questa rubrica, la sf italiana.

Antonio Caronia è un nome certamente noto a molti. Nato nel '44 a Genova (ma residente a Milano, dove lavora), ha studiato matematica, laureandosi con una tesi su Chomsky. Dal '64 al '77 ha svolto attività politica, prima nella sinistra del PSI e poi nella sezione italiana della Quarta Internazionale (fece il suo apprendistato giornalistico dirigendo per un paio d'anni il giornale Bandiera Rossa). Fino al '91 ha insegnato nella scuola secondaria superiore, tenendo al contempo corsi sperimentali di logica.

Ma è dal '78 che data il suo ingresso nel mondo della sf italiana, allorché si unì all'attivissimo collettivo milanese "Un'ambigua utopia" (denominazione che riprendeva il sottotitolo del celebre romanzo di Ursula K. LeGuin I reietti dell'altro pianeta ("The Dispossessed"). In quel collettivo - per alcuni anni vivacissimo punto di riferimento per un'ala della fantascienza italiana - Caronia collaborò a varie iniziative: la rivista omonima, dibattiti, manifestazioni, nonché una sorta di contro-convention, "L'invasione dei mar/x/ziani". Cessata a cavallo degli anni Ottanta l'attività del gruppo, egli avviò una attività pubblicistica in proprio che gli ha fruttato una imponente serie di collaborazioni: dal lunghissimo elenco di testate citeremo Linus, Corto Maltese, il manifesto, Videomagazine, Virtual, Isaac Asimov's Science Fiction Magazine, Virus.

Caronia si occupa anche di immaginario tecnologico, reti telematiche e realtà virtuali; egli si è accostato ai problemi della comunicazione con un taglio antropologico-sociologico che non esclude la riflessione e la valutazione estetica, non solo delle attività tradizionalmente definite "artistiche", ma anche dei comportamenti sociali e delle trasformazioni dell'immaginario. Ha tenuto numerosi corsi e seminari; partecipa a convegni, conferenze, dibattiti presso università e circoli culturali; ha svolto consulenze editoriali; ha diretto convegni e mostre; ha tradotto - fra altri - testi di Ballard, Rucker, Laidlaw; fra il 1993 e il 1995 ha curato l'edizione italiana di Batman. Attualmente collabora a L'unità, alle riviste Linea d'ombra, Pulp, Flesh, Out (in cui fa parte del comitato editoriale) e alla trasmissione televisiva Mediamente (Rai3). E' direttore - con Daniele Brolli - della rivista Alphaville; è membro dell'Istituto Ludovico Geymonat (Onlus). Ha pubblicato CD Rom (l'ultimo è: CD Scienza - I segreti della vita artificiale, Italian Press Multimedia, Milano 1999) e ha scritto numerosi saggi e articoli sparsi in volumi collettanei.

Un curriculum sul quale potremmo ancora dilungarci, ma preferiamo concludere l'elencazione segnalando di Caronia alcuni testi di rilievo, che hanno diretta attinenza con la fantascienza e/o con le più recenti tecnologie: Nei labirinti della fantascienza. Guida critica, a cura del collettivo "Un'ambigua utopia" (Feltrinelli, Milano 1979); Variazioni cosmiche. La fantascienza fra letteratura e immagine (catalogo; Comuni di Vimercate e Mezzago/Editrice Nord, Milano 1988); Il cyborg. Saggio sull'uomo artificiale (Theoria, Roma-Napoli 1985; imminente una nuova edizione ampliata); Philip K. Dick, Attenzione polizia! (Telemaco, Bologna 1992; cura dell'edizione italiana); Houdini e Faust. Breve storia del cyberpunk (con Domenico Gallo; Baldini&Castoldi, Milano 1997); Il corpo virtuale. Dal corpo robotizzato al corpo disseminato nelle reti (Muzzio, Padova 1996); Sandra K. Helsel, Judith P. Roth (a cura di), Virtual Reality. Teoria, pratica, prospettive (Phoenix, Bologna 1995; cura dell'edizione italiana).

Prima di terminare, qualche parola sui tre brevi testi di Antonio Caronia (rispettivamente del 1979, 1981 e 1999) che proponiamo ai lettori, e che riuniamo sotto il titolo Fantascienza: L'immaginario portante del terzo Millennio? Come anticipavamo, abbiamo ritenuto di sceglierli perché in essi veniva anticipato, direttamente o fra le righe, il tema - oggi attualissimo - della "morte della fantascienza". Di cosa si tratti esattamente, lo scoprirà il lettore, al quale abbiamo fornito anche sintetiche premesse orientative ai testi. Qui vogliamo solo aggiungere che, a nostro parere, questi scritti ci appaiono interessanti anche per un altro motivo.

I lettori più giovani vi troveranno riferimenti a scrittori oggi sconosciuti, o immeritatamente trascurati (Lafferty, Disch, Delany, etc.) che pure hanno avuto grande importanza nella evoluzione del nostro genere letterario. E' dunque anche un'occasione per riparlarne, nonché per aprire uno squarcio sui fermenti di un "piccolo mondo antico" (quello della sf anni '70) alquanto differente dal "piccolo mondo" odierno, e nel quale il dibattito - spesso anche acceso - sulla fantascienza vi svolgeva una parte non marginale: d'altronde basti pensare a quanti importanti volumi di critica, saggistica, bibliografia, videro la luce negli anni Sessanta e Settanta.

Infine, per i più assidui: in questo numero di Delos è presente anche l'articolo La fantascienza è morta. Viva la fantascienza (Da Gernsback all'avantpop), trascrizione della relazione inviata a Courmayeur 2000 da chi vi sta scrivendo. L'articolo, che si affianca tematicamente ai testi di Caronia, riassume - secondo il personale punto di vista del suo autore - alcuni motivi della crisi che la attuale fantascienza attraversa.

Buona lettura a tutti.

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