Quella che con Star Wars: L’impero in guerra si rispolvera è la LucasArts della grandi occasioni. Dopo due titoli di assoluto rilievo dedicati all’universo di Guerre Stellari come Star Wars: Knights of the Republic e Star Wars: Knights of the Old Republic II: The Sith Lords, rispettivamente a opera di BioWare e di Obsidian Entertainment, è ancora uno sviluppatore esterno ad assumere oneri e onori di scrivere pagine interattive sulla galassia lontana lontana. Si tratta di Petroglyph, nome nuovo nell’industria, ma solo apparentemente. Gran parte del team impegnato nell’Impero in guerra ha una lunga esperienza nella realizzazione di videogame, specialmente nel campo della strategia targata Westwood, la defunta società dove molti dei ragazzi hanno militato e che diede forma al modo di intendere l’Rts (real-time strategy, strategia in tempo reale) oggi ancora predominante. Qualche titolo? Ce ne sono tantissimi, ma ne bastano forse tre: Dune II (1992), Command & Conquer (1995) e Command & Conquer: Red Alert 2 (2000). Da un simile patrimonio genetico non poteva che scaturire un Rts di ottima fattura, esattamente ciò che è Star Wars: L’impero in guerra, il cui unico limite ravvisabile consiste nell’osare poco. Ossia l’ultimo videogame LucasArts non aggiunge praticamente nulla di nuovo nei singoli elementi, eppure miscela con intelligenza quanto di buono si è visto nel passato più o meno recente, mettendo insieme una macchina di strategia e tattica nel segno di Guerre Stellari che non conosce cedimenti. Star Wars: L’impero in guerra è ambientato a cavallo delle due trilogie cinematografiche, in un’epoca che vede l’ombra minacciosa dell’Impero stagliarsi sulla galassia. All’indomani dei fatti descritti da Episodio IV: Una nuova speranza, bisogna decidere se prendere le redini dell’Alleanza ribelle, e giocare quindi nel ruolo dei buoni, oppure cedere alle tentazioni del lato oscuro, offrendo i propri servigi all’imperatore Palpatine nella guerra civile. Una semplice scelta iniziale da cui si dipanano i canovacci narrativi delle due campagne, che conducono il giocatore dentro e fuori la vecchia trilogia (nel caso dei cattivi letta al contrario), tra eventi noti e licenze comunque coerenti. Schierarsi con i Ribelli o con l’Impero non cambia solo la trama (a sua volta in molti particolari liberamente interpretabile), bensì permette di inquadrare il gioco stesso sotto una differente prospettiva. Se i cattivi posizionano tre punte e hanno dalla loro un’enorme potenza di attacco, Luke Skywalker e amici sono in numero minore e scarsamente organizzati, preferiscono stare nascosti, rubare la tecnologia piuttosto che ricercarla nei propri laboratori e agire di contropiede, sfruttando l’effetto sorpresa. Tutte caratteristiche che, oltre a variare l’esperienza di gioco, si integrano perfettamente con l’universo di Guerre Stellari e la libertà di movimento sempre concessa nel videogame. L’universo... L’universo è il vero protagonista dell’Impero in guerra su cui poggiano personaggi celebri e situazioni. Come nella serie Total War di Creative Assembly, anche il titolo Petroglyph offre una mappa strategica a turni, sulla quale coordinare le risorse e definire gli spostamenti delle truppe, accanto a scenari tattici, richiamati ogni qual volta si dia avvio a una battaglia. La prima è una sorta di scacchiera coi quaranta pianeti della galassia e intessuta di rotte spaziali; l’altra è la classica rappresentazione bidimensionale (nonostante la ricchezza poligonale e lo spettacolo audiovisivo, le dinamiche di gioco sono ancorate alle due dimensioni) degli scontri in chiave Rts. Questi ultimi propongono tutte le tipologie di unità conosciute sul grande schermo, all’interno delle quali gli attori principali dei film rivestono il ruolo di eroi, cioè personaggi dotati di particolari abilità spesso determinanti per l’esito dell’azione. R2-D2 e C-3PO sono in grado di trafugare i progetti avversari, garantendo l’avanzamento tecnologico dei ribelli; Darth Fener è praticamente una strumento di morte inarrestabile; il Millennium Falcon un osso altrettanto duro da intercettare. In Star Wars: L’impero in guerra si combatte infatti tanto nello spazio quanto sulla superficie dei pianeti. Di solito il primo è passaggio obbligato per arrivare al secondo, nonché avamposto in un interessante sistema dinamico di causa-effetto. Aspetto che risulta apprezzabile soprattutto affrontando la campagna dinamica denominata Conquista galattica e dove, scelta la fazione di appartenenza e altre variabili (la dimensione della galassia, il livello tecnologico e i crediti iniziali), ci si lancia alla conquista dell’universo di Guerre Stellari senza alcun vincolo narrativo, contro l’intelligenza artificiale o un amico. Ogni mossa modifica l’assetto dello scenario, che si plasma man mano in base all’operato del giocatore. Attaccare in massa un obbiettivo potrebbe offrire il fianco della propria roccaforte nel turno successivo. A ciò si ricollega anche la sinergia tra le battaglie spaziali e i successivi scontri terrestri, che possono godere del supporto delle forze del cielo rimaste. L’interfaccia di gioco è chiara e permette di orchestrare con la facilità di un paio di clic di mouse combattimenti giganteschi, a cui prendono parte anche centinaia di X-Wing, Tie-Fighter e Star Destroyer, senza per questo perdere il respiro tattico degli scontri. Le unità si confrontano secondo una logica da morra cinese, che indica quale abbia il sopravvento su cosa. Riguardo ai mezzi più imponenti, come gli incrociatori, è consentito – in una reminescenza di vecchie simulazioni spaziali come X-Wing o Tie-Fighter – fissare la zona su cui concentrare il fuoco, ad esempio per immobilizzare l’astronave distruggendo i motori oppure per renderla inoffensiva eliminando laser e torrette. Una telecamera cinematografica (selezionabile in qualsiasi momento) unita alla colonna originale di John Williams e temi revisitati non fa altro che spettacolarizzare lo svolgersi di questi scontri, affidati all’enfasi di un motore grafico strabiliante (seppure pesantuccio). Ben fatti anche mappa tecnologica e manuale, piuttosto completo e a colori, cosa non troppo ovvia di questi tempi.

Star Wars: L’impero in guerra è insomma uno sposalizio di tattica e strategia accordato con la cura che si riserva ai kolossal, immenso e vario. Ancora una volta, la licenza di Guerre Stellari è usata sapientemente per ricoprire un gioco che accontenterà i fan di George Lucas così come gli appassionati di Rts, riscattando una LucasArts che, dopo alcuni passi falsi, sembra essere tornata quasi ai tempi del suo glorioso passato.