Ora sono seduto sul divanetto del salotto, tra Marc e Lydia. Simon dorme nella sua cameretta. Perché vedo tutto attraverso uno strano velo grigio? Perché continuo ad avere delle forti emicranie? Sul posto di lavoro mi fanno notare che sembro più stanco del solito, più stressato. Ogni più piccolo movimento è diventato faticoso, penoso. E' inutile far finta di niente. So benissimo che mia moglie mi sta drogando con qualche sostanza. Perché il latte è sempre così dolciastro? Non ho più paura per me, ma per gli altri, per quello che potrebbe accadere. Con uno sforzo enorme mi volto verso Marc. Sta guardando la TV e sorride, divertito. Mi costringono a vedere questo film orribile, rivoltante. E' un horror movie disgustoso, pieno di morti, omicidi, sangue e mostri. Ogni scena è uno strazio, un tripudio di arti smembrate e crani spappolati. Sono turbato, figuriamoci come dovrebbe sentirsi un bambino di sette anni. Ho detto a Lydia che non approvavo che permettesse a nostro figlio di vedere una simile schifezza, ma lei si è limitata ad alzare gli occhi al cielo, trattandomi come un coglione. Mi volto verso Lydia. E' completamente nuda, non si preoccupa più di vestirsi quando siamo in casa. Una figura eterea e pallida, acerba. Il pancione ha assunto proporzioni inquietanti, il momento del parto si sta avvicinando. La pelle del ventre è tesa ed ha assunto una strana colorazione traslucida, si vedono le venuzze bluastre sotto la cute. Il feto si muove in maniera violenta e brusca, provocandole delle fitte lancinanti.

Il film è arrivato al suo climax. Un'enorme creatura alata, frutto di effetti speciali di infimo ordine, si alza in volo sulla città distrutta, ridotta ad un cumulo di macerie e di morti. Lente volute di fumo si alzano dagli edifici. Lydia e Marc si lanciano un'occhiata complice. Il bambino allunga una mano sopra le mie gambe e accarezza la pancia della mamma. Sono escluso, come sempre. Vorrei dire qualcosa, manifestare la mia presenza, ma non ne ho la forza.

Chi è mia moglie? Mi sono posto spesso questa domanda negli ultimi tempi. Come l'ho conosciuta? Non ricordo. Ricordo solo che è stata lei a scegliermi, con quegli enormi occhioni azzurri. Ha sempre avuto i suoi segreti, i suoi mondi. Nell'appartamento c'è una stanzina tutta per lei, che chiude a chiave. Io sono discreto, non insisto mai, non chiedo, non ho mai penetrato i suoi segreti. Poi è venuto Marc, e Simon. A volte penso che loro tre rappresentano una famiglia, che io sono un estraneo. Quando sono depresso Lydia si avvicina, mi scompiglia i capelli e ricorda che sono il padre dei suoi figli, che sono importante. Per oggi basta, non riesco più a pensare, ho un'altra delle mie emicranie.

Si sta avvicinando il giorno del parto. Evito di guardare l'enorme pancia di Lydia, mi mette agitazione. Passa delle ore ad accarezzarsi la forma tondeggiante e a sussurrare al feto un'ipnotica nenia infantile, composta da strani suoni gutturali. Nonostante la mia opposizione ha smesso di mandare Marc a scuola, lo vuole vicino a sé, in casa. Sono sempre più confuso e debole, ho paura che Lydia mi stia avvelenando. Dopo i pasti mi chiudo in bagno, ficco due dita in gola e vomito tutto quello che ho mangiato. Ho cominciato a perdere peso, ma è l'unico modo che ho per difendermi.

Chiudo la porta e mi ci appoggio con tutto il peso. Ho lavorato oltre l'orario consentito perché non avevo voglia di tornare a casa. Timoroso, chiamo Lydia. Non risponde. Vado nella cameretta di Marc e Simon, nessuno. Vado nella nostra camera matrimoniale. Nessuno. Il panico comincia a penetrare nelle ossa, poi sento dei rumori attutiti provenire dal bagno. Sfilo la giacca e l'appoggio sul letto. Tutte le luci della casa sono spente. La porta del bagno è socchiusa, e dalla fessura fuoriescono volute di vapore acqueo. Mi avvicino lentamente, attento a non fare rumore per evitare che mi sentano. Merda! Gli occhiali si appannano. Li pulisco e torno a guardare. Lydia è immersa nella vasca da bagno, l'ambiente è riscaldato dalla stufetta elettrica. Insieme a lei nella vasca ci sono Marc e Simon. Simon è in braccio alla madre, mentre Marc ha il viso appoggiato al pancione, gli occhi socchiusi, in estasi. Non mi hanno visto. Sul bordo della vasca c'è una lametta da barba. Lydia accarezza amorevole i nostri figli e canticchia una delle sue solite nenie. Lentamente prende la lametta da barba. Sto per urlare e correre in bagno a fermarla, ma mi trattengo. Lydia avvicina la lametta al suo braccio e incide. Una ferita non molto profonda, ma abbastanza da far fuoriuscire una copiosa quantità di sangue. Simon alla vista del sangue emette dei versi striduli di gioia, mentre Marc applaude, contento. L'acqua della vasca ha assunto una colorazione vermiglia, densa. Il contrasto dei corpi pallidi e nudi con il rosso sangue è fortissimo. Marc avvicina la bocca alla ferita e la lecca. Non ho retto oltre e sono corso in camera, sconvolto.