Qualche esempio: 1984? Non diciamo eresie, quella è una distopia, al massimo possiamo chiamarla fantapolitica. Vonnegut? Per carità, mai scritto fantascienza, io. E Dick? "Ingiustamente considerato un autore di fantascienza", parola di Sergio Cofferati, e se lo dice lui... E poi, un altro Sergio, un po' più dell'ambiente, proprio quello che riesce a vendere lo stesso Dick quasi fosse la Tamaro, ci tiene a precisare che Matrix caso mai è science fantasy. Un segnale inquietante che potrebbe dimostrare che la parola "fantascienza" stia iniziando a portar sfiga pure al cinema?

Rabbrividiamo. Ma noi, naturalmente, con tutto l'Asimov e compagnia bella che abbiamo letto, non ci crediamo mica, vero? Ci sarà pure un modo per sfatare questa leggenda, per dimostrare che le leggi di Murphy con le leggi (fanta)scientifiche non c'entrano niente. E qui lanciamo una proposta, anzi un appello: regala un libro di fantascienza come portafortuna! Facile: tutti abbiamo un parente, un amico, un conoscente ipersfigato, o quanto meno convinto di esserlo. Bene. Un giorno, magari senza preavviso, senza che sia nemmeno il suo compleanno, o Natale, insomma, giusto perché ci va, gli portiamo un bel libro di fantascienza e gli diciamo: "Guarda, questo porta fortuna: è testato. Te lo regalo. Tu leggilo, poi se funziona te ne consiglio altri simili".

Naturalmente, noi non ci crediamo alla fortuna o alla sfortuna, ma si sa come funziona la psiche umana: basta convincersi. Certo, per essere davvero convincenti magari evitiamo di regalare Il giorno dei trifidi o i racconti di Ballard. Capolavori, indubitabilmente, ma più utili per ottenere l'effetto opposto. Ma siccome sarebbe istigazione al suicidio, io non ho detto niente. Shhh.