Non appena completò l'opera, il DIT pronunciò una sola parola.

Amen.

* * *

Mario Burundi-MacFly arrivò davanti alla porta in metallo e bussò come convenuto. Era stanco e spaventato, perché sapeva che quella sera avrebbero potuto finalmente leggere un testo proibito. Un libro scritto in una lingua antichissima e strana, musicale e calda, diversa da quell'idioma algido e meccanico attraverso il quale tutti comunicavano. E qualcuno, con enormi sforzi e correndo grandissimi pericoli, era riuscito a preparare del pane, un alimento leggendario. Mario Burundi-McFly non era nemmeno sicuro che esistesse, ma non gli importava: era lì per il libro.

Qualcuno aprì.

- Entra - gli disse sottovoce la figura con una voce priva di inflessione.

I suoi occhi si erano abituati all'oscurità, ma non riusciva a distinguere ancora bene i contorni del suo interlocutore.

C'era una strana atmosfera, ma Burundi-McFly la attribuì alla fatica e al caldo di quella notte. Seguì l'ombra e dopo qualche secondo si rese conto che era arrivato alla fine dei suoi giorni.

* * *

- Pensavate di potermi fregare - disse il DIT. - Ma io sono onnipotente. Non c'é speranza. Voi siete il marcio. Voi siete uomini malvagi e dovete essere eliminati. Non so perché succede, ma anche a distanza di secoli dalla Globalizzazione, gente come voi continua a venire alla luce. Chissà, forse siete gli ultimi rigurgiti di feccia dell'Umanità. Forse siete il marcio che non vuole scomparire e continua a infettare, a caso, questo mondo perfetto che io ho creato. Era un po' che vi osservavo, ma volevo prendervi insieme. Non avevo voglia di perdere troppo tempo con voi. Potrei trascurarvi, siete errori ininfluenti in tutto il processo, ma non voglio che diate fastidio a nessuno.

La figura era in piedi in mezzo a un mucchio di cadaveri, i suoi amici (li considerava tali anche se non li aveva mai visti), quelle persone con cui aveva cercato di andare contro il sistema, di trasgredire alle regole imposte dall'ordine costituito. Uno di essi stringeva al petto un grosso tomo, su cui c'era scritto (ma Mario Burundi-McFly non sapeva leggere null'altro che non fosse inglese) Divina Commedia.

Aveva spesso sentito parlare di un Dio che puniva chi non rispettava i taciti comandamenti (ma la gente preferiva chiamarli precetti o norme di buon comportamento) che assicuravano amore e pace nel mondo, ma si era convinto che fossero tutte fandonie. Che fosse un trucco per costringere la gente a reprimere i naturali istinti a essere diversi l'uno dall'altro. Mangiate uguali, vestite uguali, lavorate uguali e cosa succede? Sarete tutti uguali!

Facendo appello a tutto il suo coraggio, Mario Burundi-McFly riuscì a formulare una domanda: - Deus In Terris, dimmi almeno perché hai fatto tutto questo.

L'essere (un normalissimo uomo sulla quarantina, ma dallo sguardo onnipotente) rimase un attimo perplesso.

- Deus? Mi sa che voi tutti - indicò con la mano i corpi martoriati. - Avete commesso un errore di fondo. Qualche vocale sbagliata e puff, vi mettete contro qualcosa che non esiste. Io sono DIT, ovvero Dos In Terris. Sono un Sistema Operativo e non conosco nessun Deus.

Mario Burundi-McFly, prima di essere vaporizzato, riuscì a sorridere e a sputargli in faccia.