Al termine di un viaggio durato quasi sei mesi, il 3 luglio prossimo la sonda Deep Impact sgancerà finalmente il suo proiettile verso la cometa Tempel 1 per cercare di carpire i segreti sulla composizione interna di questi affascinanti iceberg cosmici. Lanciata da Cape Canaveral il 12 gennaio scorso, Deep Impact è una sonda delle dimensioni di una piccola automobile costruita per la NASA dal Jet Propulsion Laboratory in collaborazione con l'Università del Maryland che si occupa della gestione delle apparecchiature scientifiche. La Deep Impact si può idealmente considerare strutturata in due sezioni distinte: la sonda, contenente la strumentazione scientifica, i computer di bordo e i sistemi di propulsione e telecomunicazione, e il proiettile vero e proprio. Quest'ultimo è approssimativamente un cilindro del diametro di 1 m, altezza 80 cm e peso (sulla Terra) 372 kg, in cui trova posto, nella parte frontale dove avverrà l'impatto, una sorta di cupola formata da piastre di rame, elemento scelto perché ritenuto assente all'interno delle comete e quindi non contaminante rispetto alla composizione del corpo celeste. Sulla parte retrostante, invece, si trova l'elettronica di bordo, ovvero un piccolo sistema di guida con alcuni ugelli, utilizzabili per aggiustare la traiettoria di avvicinamento alla cometa, grazie all'uso combinato di un sensore CCD in grado anche di fornire immagini in media risoluzione (1 pixel = 20 cm a una distanza di 20 km) della cometa in avvicinamento. Una volta sganciato, il proiettile si dirigerà verso il nucleo della cometa a una velocità relativa di circa 10.2 km/s e impiegherà circa 22 ore per giungere a destinazione. Nel frattempo, la Deep Impact effettuerà una manovra di deviazione in maniera tale da sistemarsi su una traiettoria priva di rischi e ottimale dal punto di vista dell'osservazione dell'impatto. A tale scopo, la Deep Impact è dotata di due strumenti di ripresa: l'MRI (Medium-Resolution Instrument) e l'HRI (High-Resolution Instrument). Avendo a disposizione un campo visivo più ampio, il primo sarà utilizzato per riprendere immagini della cometa nel suo complesso e osservare il materiale e i detriti lanciati nello spazio a causa dell'impatto. Il secondo invece, in grado di fornire simultaneamente immagini ottiche e spettrali nell'infrarosso, sarà preposto per osservare dettagli del punto di impatto e per analizzare il materiale al di sotto della superficie scalfita della cometa. La missione, molto economica per un progetto di questo genere (333 milioni di dollari incluso il vettore di lancio), è l'ottava missione di un programma della NASA chiamato Discovery Program, che consiste in una serie di missioni a costo relativamente basso con obiettivi scientifici ben precisi per l'esplorazione del Sistema Solare. Di questo programma fanno parte tra le altre le missioni NEAR (Near Earth Asteroid Rendezvous), Mars Pathfinder, Lunar Prospector, Stardust e Genesis. /continua