L'ora X è fissata alle 7:52 (ora italiana) del mattino di lunedì prossimo, 4 luglio. Sarà quello il momento stimato per l'impatto tra il proiettile lanciato dalla sonda Deep Impact e la cometa Tempel 1. All'istante della collisione, la Deep Impact si troverà a una distanza di circa 700 km dalla cometa, ovvero a circa 133 milioni di chilometri dalla Terra, mentre il suo punto di massimo avvicinamento dalla cometa (500 km) verrà raggiunto qualche istante dopo, quando gli scienziati ritengono che ci siano le condizioni migliori per l'osservazione. Ma osservazioni verranno effettuate anche da Terra. Tra il 4 e il 5 luglio, la Tempel 1 sarà infatti visibile dal Cile e tutti i principali telescopi dell'ESO (European Southern Observatory) che proprio in Cile hanno le loro installazioni più importanti, saranno puntati sulla cometa. Senza contare la schiera di appassionati che, avendone la possibilità, difficilmente si lascerà sfuggire lo spettacolo.

Si ritiene infatti che l'impatto possa far crescere di qualche grado la magnitudine della cometa per qualche giorno. Dal punto di vista scientifico, la missione ha obiettivi ambiziosi. Mai era stato tentato qualcosa di simile prima d'ora e grande è la curiosità a proposito della composizione chimica del nucleo delle comete. Si ritiene infatti che le comete abbiano avuto un ruolo cruciale nella formazione del Sistema Solare e della Terra, se non addirittura nello sviluppo della vita. Se avrà successo, la missione dunque potrà rivelarsi determinante nella comprensione della composizione chimica dei nuclei cometari, delle proprietà superficiali come densità, porosità, resistenza, delle relazioni tra composizione esterna e interna. A beneficio di coloro che si sono subito scagliati contro l'Agenzia Spaziale Americana adducendo il fatto che l'impatto potrebbe far deviare la cometa dalla sua orbita e minacciare così la Terra, la NASA ha dichiarato che le masse e le energie in gioco sono tali da non poter far altro che scalfire la superficie della cometa, mentre la sua orbita non verrà modificata in alcun modo sostanziale, anche se l'energia coinvolta nell'impatto non è proprio trascurabile.

Si parla infatti di un'energia dell'ordine dei 19 gigajoules, equivalente all'esplosione di 4.5 tonnellate di nitroglicerina. Più arduo invece ritenere l'esperimento come un barbaro intervento umano nelle cose della Natura. Eppure c'è chi c'ha provato. Qualche mese fa, infatti, ha fatto il giro del mondo la notizia di una signora russa, tale Marina Bai, la quale avrebbe addirittura presentato denuncia contro la NASA presso un Tribunale di Mosca, chiedendo nove miliardi di rubli (circa 260 milioni di euro) come danni morali che deriverebbero proprio dalla missione Deep Impact. "Quest'azione della Nasa", avrebbe dichiarato la cittadina russa, "è un attentato ai miei valori spirituali. Rappresenta un'ingerenza barbarica nella vita naturale dello spazio. Viola l'equilibrio naturale delle forze esistente nell'universo". Naturalmente non c'è alcuna notizia che la sua azione legale abbia avuto alcun seguito. Dal canto loro gli scienziati ritengono che gli effetti dell'impatto saranno tali da creare sulla superficie della cometa un cratere delle dimensioni di uno stadio di football. Ma, come ha spiegato Dan Yeomans scienziato del JPL, "dal punto di vista astronomico, è l'equivalente di una zanzara che va a sbattere contro un Boeing 767".