E’ ormai da molto tempo che gli astronomi sono convinti della presenza di un buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea, e le prove in tal senso sembrano dimostrarlo in maniera inoppugnabile. Quello che gli astronomi invece non si sarebbero mai aspettati è di trovarne un altro, proprio lì vicino. L’affermazione è basata su una serie di osservazioni effettuate da diversi radiotelescopi tra cui l’Hubble Space Telescope, il Gemini Nord Observatory, il Canada-France-Hawai’i Telescope (CFHT) e lo European Southern Observatory. L’oggetto, catalogato con la sigla GC IRS 13E, è un buco nero di dimensioni medie (1400 masse solari), una taglia questa, secondo il parere degli scienziati, probabilmente piuttosto rara, e si troverebbe a una distanza di solo circa 1.5 anni luce dai margini del buco nero supermassivo (4 milioni di masse solari), una distanza astronomicamente piuttosto piccola, se si pensa che la stella più vicina al Sole, Alpha Centauri, è distante poco più di 4 anni luce. Gli astronomi ritengono tuttavia assai probabile che il buco nero si sia formato più distante e si sia spostato verso il centro galattico nel corso della sua esistenza. Sembrano infatti esserci ben sette stelle in orbita intorno al buco nero, ognuna delle quali grande più di 40 volte la massa del Sole. E’ proprio la presenza di queste stelle a suffragare l’ipotesi che questo piccolo ammasso di oggetti si sia formato altrove, dove era probabilmente molto più numeroso. Jean-Pierre Maillard dell’Istituto di Astrofisica di Parigi e responsabile dello studio, ritiene infatti che la vicinanza del buco nero centrale supermassivo avrebbe impedito alle nubi di gas di condensarsi in stelle. D’altro canto queste stelle non possono essersi formate nemmeno troppo distanti, perché non avrebbero avuto il tempo di arrivare fin lì. Le stelle dotate di grande massa bruciano in fretta e muoiono giovani e quelle esaminate non possono essere più vecchie di 10 milioni di anni, che è quindi il massimo tempo di migrazione loro concesso. Pertanto le stelle in questione non possono essersi formate a una distanza superiore a 60 anni luce rispetto a dove si trovano adesso. Ulteriori prove della presenza del buco nero sono state ricavate da analisi effettuate dal telescopio Chandra, che ha osservato una sorgente a raggi-X proprio in corrispondenza della posizione del buco nero. Non potendo essere osservati nella luce visibile, i buchi neri possono infatti essere individuati o per le influenze gravitazionali che esercitano sugli oggetti vicini o per le emissioni di raggi-X che avvengono quando grandi quantità di gas vengono inghiottite dall’oggetto, scaldandosi a temperature altissime. La scoperta del team guidato da Maillard è importante anche per aver dato prova dell’esistenza di buchi neri di massa media che, secondo molti teorici sono quelli che vanno a formare i buchi neri supermassivi, ma la cui ricerca finora non aveva fornito risultati degni di nota.