A Scanner Darkly è per molti il fim più atteso della prossima stagione cinematografica. Ispirato al romanzo omonimo di Philip K. Dick, uscito in Italia per i tipi della Fanucci con il titolo Un Oscuro Scrutare, il film sembrava avere fin dal principio tutte le carte in regola per presentarsi come un autentico evento, dopo le ultime, alquanto deludenti trasposizioni cinematografiche degli incubi del maestro americano. Dopo le concessioni al gusto hollywoodiano (si pensi al non proprio convincente Paychek di John Woo) e le megalomanie spielberghiane (il pur ottimo Minority Report è stato innegabilmente penalizzato dall'ambizione del suo regista), A Scanner Darkly prometteva di essere l'occasione giusta per resuscitare sulla celluloide lo spirito del vecchio Phil.
Il film è stato infatti fortemente voluto dal regista Richard Linklater, reduce da una annata di buoni successi commerciali (con la commedia musicale School of Rock) e di critica (il romantico Before Sunset), che ha curato in prima persona la stesura della sceneggiatura e ha imposto il suo tocco alla produzione, la Section 8 di Steven Soderbergh e George Clooney. Il giovane e talentuoso autore texano ha deciso di impiegare la stessa tecnica già adottata per Waking Life, film dall'atmosfera onirica che non passò certo inosservato alla 58esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (correva l'anno 2001): il rotoscope, che consente di riprendere attori in carne e ossa su supporto digitale per poi utilizzarli come modelli per l'animazione. Sembrava essere questa una scelta proprio azzeccata per rendere al meglio il senso di estraniamento e confusione percettiva che domina nelle pagine di Dick.
A quanto pare, invece, l'ironia della sorte ha voluto che fosse proprio questa tecnica la causa principale dei problemi di A Scanner Darkly. Il rinvio della data di uscita dal settembre del 2005 a marzo dell'anno prossimo, annunciato nei giorni scorsi dalla Warner Independent, troverebbe ragione nell'allontanamento dal cast tecnico di Bob Sabiston, l'autore del processo di animazione tanto amato da Linklater. La produzione si è limitata ad accennare ai ritardi nel trattamento delle immagini, rifiutandosi però di fornire ulteriori dettagli. Sabiston, dal canto suo, avvicinato dall'Austin Chronicle e da SCI FI Wire, non ha rilasciato nessuna dichiarazione. Si annuncia dunque un anno di passione per la pellicola, ormai in fase di postproduzione.
La storia, come molti ricorderanno, è ambientata in un futuro prossimo venturo, in una California solare e mai così gelida che si ritrova improvvisamente sommersa dal dilagare di una nuova droga. Il suo nome, Substance D (da noi Sostanza M, con chiara allusione al significato dell'iniziale), basterebbe da solo a farne presagire la potenza e gli effetti. Fred (nella finzione Keanu Reeves, ormai un veterano del cinema di fantascienza) è un agente della Narcotici che si infiltra nel giro dei consumatori per risalire a Bob Arctor, ritenuto dalle autorità il principale spacciatore della città. Fred indossa una speciale tuta disindividuante per nascondere ai tossici la sua vera identità, ma l'effetto combinato del dispositivo mimetico con l'uso prolungato della Sostanza M avrà un effetto collaterale imprevisto, portando ad un esito delle indagini che sarà devastante per la sua psiche. Questa è in estrema sintesi la trama del romanzo, forse il più disperato e autobiografico di tutta la produzione dickiana: un trattato sulle forme più meschine di assuefazione, impreziosito da un attacco diretto a quanti credono di poter usare la droga come una forma di controllo sociale.
Da qualche settimana è in rete anche il trailer, che lasciava davvero ben sperare per l'esito finale. Nel cast del film, oltre al già citato Keanu Reeves, compaiono altri nomi di spicco quali Winona Ryder, Robert Downey Jr. e Woody Harrelson. Poi è venuto l'annuncio della Warner. Incrociando le dita perché la situazione si risolva nel migliore dei modi, cercheremo di tenervi aggiornati sui futuri sviluppi.
2 commenti
Aggiungi un commentoSperiamo che si risolva.
Ma scusate se mi dilungo su un aspetto laterale dell'articolo : "il pur ottimo Minority Report è stato innegabilmente penalizzato dall'ambizione del suo regista" non mi trova d'accordo. Minority Report per me è penalizzato dal ripiegare su un plot da Signora In Giallo, tanto per riesumare vecchie discussioni. Secondo me è stata la *scarsa* ambizione in fase di sceneggiatura (e in fase di approvazione della stessa) a penalizzarlo, in un certo senso.
zG
Le divergenze critiche sono un problema costante nella fantascienza, quando poi c'è di mezzo Dick... Ok, a mio modo di vedere Minority Report è stato penalizzato dalla troppa carne al fuoco. Come si faceva notare nello speciale che Delos gli dedicò a suo tempo, gli elementi della trama sarebbero bastati a costruire quattro o cinque diversi plot. Se prendi una simile mole di materiale e la condensi in un solo film (2 ore di pellicola, 150 pagine di sceneggiatura) è inevitabile che molti degli spunti che accenni (e che da soli, come idee, basterebbero a tenere in piedi un'opera intera) rimangano abbozzati. È quello che è accaduto con Minority Report. Qui Dick si mescola con se stesso (il racconto di ispirazione con Blade Runner e Ubik) e con altro da sè (il plot giallo che giustamente fai notare, ma anche Orwell) con la conseguenza di venirne snaturato. Spielberg si dà un gran da fare per non lasciarsi sopraffare, ma alla fine deve soccombere e, per esigenze di fruibilità, è costretto a privilegiare il leitmotiv della detective story. Con un po' più di realismo (e tagliando dalla scenggiatura gli elementi estranei), ne sarebbe venuto un film più aderente ai propositi dickiani e, soprattutto, più completo (nel senso di autoconclusivo e coerente).
IMHO,
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