C'è qualcosa di profondamente geniale nel come PJ Hogan, già regista di Il matrimonio del mio migliore amico e Il matrimonio di Muriel ha affrontato la narrazione di una delle favole più famose. Non solo perché avvalendosi degli effetti speciali ha potuto donare una connotazione 'stile Harry Potter' alla magia della fiaba del bambino che non vuole crescere, ma anche perché oltre alla forma visiva ha voluto aggiungere grande sostanza narrativa attraverso due elementi decisamente innovativi. Da un lato la vera protagonista della storia è Wendy, una ragazzina sulla soglia dell'adolescenza che si vede posta dinanzi alla necessità di iniziare a diventare lentamente, ma inesorabilmente adulta. Dal punto di vista strettamente industriale così Peter Pan diventa una sorta di franchise rivolta principalmente ad un pubblico di bambine, connotando in maniera profondamente femminile la cotta di una bambina per il fidanzatino dei suoi sogni. L'altro è ancora più rilevante elemento di novità è che nel film l'attore Jason Isaacs (Lucius Malfoy di Harry Potter) interpreta sia l'impacciato e britannicamente freddo Papà dei tre piccoli Darling, che l'astuto e minaccioso seppure un po' pasticcione anch'egli Capitan Uncino. Questa connotazione quasi freudiana fa sì che tutta la splendida e divertentissima avventura nell'Isola che non c'è assuma un intrigante sottotesto psicologico, lasciando sospettare che sotto un ricchissimo immaginario visivo ci sia anche una serie di quesiti leciti nei confronti dell'esplorazione del sottilissimo confine tra finzione e realtà.

Allegro e spensierato, più fedele al testo che alla sua interpretazione data da Walt Disney in due momenti tra il 1953 e il 2002, Peter Pan conquista lo spettatore con la sua scarica adrenalinica di grande fantasia e con un grande senso di humour che accompagna sempre e comunque la narrazione.