Ultima parte di una trilogia fantascientifica dal sapore distopico (gli altri capitoli erano Human farm e Aplod), Mammut è una vicenda ambientata in un prossimo futuro, dove è in pieno sviluppo il mercato immobiliare su Marte (ma non viene detto se ci siano già insediamenti o viaggi regolari). Quello che conta è vendere ville di lusso a ricchi investitori e l’agente immobiliare Fred è decisamente sotto stress (una versione aggiornata del Glengarry Glen Ross di Mamet). Con lui interagiscono l’androide S0nn1 (Sonny) che gli fa da segretario, e la domotica Elettra, dotata di sensualità per nulla meccanica. C’è anche il dispositivo Mammut, in cui sopravvive la coscienza di un amico e collega di Fred, morto anni prima. Il Mammut rappresenta il passato, un passato remoto, in cui Fred era giornalista d’inchiesta, impegnato contro lo sfruttamento degli esseri umani in Congo. Lavorava con la sorella Iris, di cui il collega era il fidanzato. Fred ha completamente rinnegato quel periodo, anche se non ha il coraggio di confessarlo alla coscienza dell’amico. Inoltre, la sorella, divenuta manager in piena ascesa, si è sposata con Gonzalo, classico nerd plurilaureato a caccia di Nobel con l’idea fissa di dotare di coscienza l’IA, ma irrisolto e in crisi con la moglie.
La vicenda porta a sviluppi interessanti: le IA evolvono (“perché non possiamo essere Admin di noi stessi?” si chiede Sonny, ma potrebbero chiederselo anche tanti umani) e si ribellano a un mondo umano che non accettano, anche in modo catartico. Il tutto è raccontato con lievità, con l'ironia tagliente di certi episodi di Black Mirror, e così riesce a condurre ragionamenti profondi divertendo. Passano così riflessioni interessanti su macigni concettuali come l'impatto del capitalismo avanzato, la violenza sulla donna, la disumanizzazione contemporanea, il transumanesimo, la presa di coscienza da parte dell'IA. In altre parole, l'assassinio della speranza di un mondo a misura d'uomo, sebbene le misure siano state dettate proprio da uomini. Il testo di Rodolfo Ciulla non stanca mai perché non risparmia sui dialoghi ed è un’invenzione continua. Il tutto funziona anche perché gli interpreti, Federico Antonello, Luigi Aquilino, Maria Canal e Andrea Sorrentino, sono ottimi, mantengono un ritmo serrato sino alla fine e sostengono le loro parti alla perfezione. Così, gli effetti speciali necessari per creare uno spettacolo convincente sul palcoscenico si rivelano proprio gli attori, in questo caso anche registi di sé stessi.
Lo spettacolo nasce grazie alla vittoria dei bandi Giving Back promosso da Carrozzeria Orfeo, con il sostegno di una fitta rete di realtà produttive teatrali nazionali, e Theatrical Mass promosso da Campo Teatrale. Le scenografie minimali sono di Enzo Mologni, i costumi di Mirella Salvischiani, le musiche originali di Massimiliano Setti, il disegno luci di Stefano Colonna.
Qui le prossime date dello spettacolo, sparse in tutta Italia: https://fartagnanteatro.it/mammut.












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