Questo libro è la continuazione di Fanta-Scienza, antologia uscita esattamente tre anni fa, nell’ottobre 2019, e si basa sullo stesso concetto. Ho intervistato alcuni dei ricercatori di punta dell’Istituto Italiano di Tecnologia (otto la scorsa volta, nove in questo volume) chiedendo loro di spiegare la natura delle loro ricerche e di immaginare come potrebbero svilupparsi nel futuro e che conseguenze potrebbero avere. Dopodiché ho passato le interviste ad altrettanti autori di fantascienza, chiedendo loro di ispirarsi a quanto detto dai ricercatori per scrivere un racconto, eventualmente avvalendosi di ulteriore aiuto da parte dello scienziato intervistato.

Sono del tutto sincero quando dico che, una volta pubblicato Fanta-Scienza, non avevo intenzione di replicare l’esperienza. Per quanto il libro mi abbia dato molte soddisfazioni, inclusi qualche recensione lusinghiera sulla stampa nazionale e qualche passaggio televisivo, e abbia venduto bene (nonostante il periodo pandemico abbia notevolmente limitato le possibilità di promozione), l’impegno che mi ha richiesto è stato tale da farmi passare ogni velleità di fare un bis.

E tuttavia eccoci qui di nuovo. Credo che il motivo principale sia un piccolo episodio che dimenticai di citare nell’introduzione del libro precedente. Avevo raccontato che il germe dell’idea mi venne scrivendo per Repubblica Sera un articolo su Hyeroglyph, antologia curata da Neal Stephenson e basata su un’analoga collaborazione tra scienziati e scrittori. Avevo raccolto le opinioni in merito da parte di vari autori fantascientifici italiani e stranieri. Tra le più positive c’era quella di Bruce Sterling, che aveva firmato uno dei racconti inclusi in Hyeroglyph, e che mi disse: “Spero che altre istituzioni vedano la saggezza di questo sforzo e lo seguano. Se ci provasse un’università italiana, sarei il primo a festeggiare”.

Fu proprio questa sua risposta che mi stimolò a chiedermi: chi in Italia potrebbe appoggiare la realizzazione di un’idea simile? Inizialmente mi dissi: nessuno! Ma qualche tempo dopo entrai in contatto con l’Istituto Italiano di Tecnologia, dove invece trovai un terreno fertilissimo per la realizzazione di Fanta-Scienza.

Ma non è finita: dopo la pubblicazione del libro, mi venne l’idea di inviarne una copia a Sterling per ringraziarlo dell’ispirazione che mi aveva dato. Con mia sorpresa, lui ne fu davvero entusiasta e, quando poco tempo dopo lo incontrai di persona in occasione di Lucca Comics, mi disse: “Se ne farai un secondo volume, voglio esserci!”.

Ed ecco quindi spiegata la genesi di Fanta-Scienza 2: potevo lasciar cadere l’offerta di uno scrittore del suo calibro? Ovviamente no. E così mi sono deciso a rimettere in moto tutto il meccanismo. Ora posso vantare di avere in un’antologia da me curata un racconto scritto da Bruce Sterling (o da Bruno Argento, il suo pseudonimo italiano) appositamente su mia richiesta. Se me lo avessero detto negli anni Ottanta, quando divoravo i suoi racconti cyberpunk, non ci avrei mai creduto!

Il guru del cyberpunk Bruce Sterling (Foto: marcusbroadbean.com)
Il guru del cyberpunk Bruce Sterling (Foto: marcusbroadbean.com)

Ovviamente oltre a Sterling, ci sono gli altri autori italiani, che penso abbiano fatto un ottimo lavoro nel trasformare in storie appassionanti gli spunti forniti dagli scienziati. Alcuni di loro erano già presenti in Fanta-Scienza, altri invece partecipano per la prima volta. Ho cercato di offrire ai lettori un ventaglio il più ampio possibile di stili: abbiamo autori storici della fantascienza italiana accanto a giovani e a scrittori esterni all’ambiente della letteratura di genere.

E non dobbiamo dimenticare i ricercatori: realizzando le diciassette interviste incluse in Fanta-Scienza e Fanta-Scienza 2, oltre che in occasione delle varie presentazioni del primo libro, ho potuto rendermi conto che non esiste nulla di più lontano dalla verità del mito dello scienziato chiuso nella torre d’avorio e concentrato unicamente su un sapere specialistico. Al contrario, ho potuto riscontrare innanzitutto l’estrema multidisciplinarietà delle loro ricerche, che spesso si situano nell’intersezione tra tecnologia e scienze umane. E poi un grande desiderio di comunicare al pubblico ciò che stanno facendo e di interrogarsi su quelle che possono essere le conseguenze a breve e a lungo termine.

Devo anche aggiungere che molti di loro (anche se non tutti!) mi hanno detto di apprezzare molto la fantascienza e di considerarla uno stimolo e uno strumento per osservare la scienza da punti di vista inediti. In un Paese dove la fantascienza gode di ben scarsa considerazione in molti ambienti culturali, è bello scoprire che almeno gli scienziati la pensano diversamente.

Concludendo, devo assolutamente ringraziare Giuliano Greco e Camilla Dalla Bona dell’IIT, che mi hanno fornito una preziosa e puntualissima assistenza nel contattare i ricercatori e nel risolvere i vari problemi organizzativi; e mia moglie Silvia Castoldi, il cui contributo all’editing dei testi qui inclusi è stato assolutamente fondamentale.