Il suo ultimo colpo di scena ha lasciato di sasso il mondo dei lettori italiani. Stefano Di Marino, spesso chiamato "il Prof" da amici e colleghi, è morto questa mattina all'improvviso. Le circostanze della morte sono ancora poco chiare, si sa che è precipitato nel vuoto alle 7:30 dal balcone della sua casa a Milano, nel quartiere della Maggiolina.

Sessant'anni compiuti lo scorso marzo, solo ieri aveva festeggiato su Facebook l'uscita del suo ultimo romanzo del ciclo del Professionista, Terra di fuoco (Segretissimo, Mondadori), pubblicato sotto il suo pseudonimo preferito, Stephen Gunn. "La più grande avventura del Professionista" la definisce la quarta di copertina.

Autore estremamente prolifico, Di Marino ha pubblicato centinaia di libri, dallo spionaggio all'action, dal giallo al thriller, dal fantasy alla fantascienza. Tra i titoli del nostro genere ricordiamo I predatori di Gondwana (Urania), Ora zero (Nord) e il romanzo fantasy L'ultima imperatrice, ultima edizione Delos Digital. Per Delos DIgital aveva anche curato e scritto diverse collane, di spionaggio (Dream Force, Spy Game) e western (Wild West). Era un esperto in diversi settori, in particolare nelle armi, sulle quali aveva anche pubblicato dei saggi.

Oltre a Stephen Gunn aveva pubblicato con numerosi altri pseudonimi: Xavier LeNormand, Frederick Kaman, Etienne Valmont, Jordan Wong Lee, Alex Krusemark, Gilbert Oury.

Ma raccontare Stefano Di Marino dal punto di vista professionale, nonostante l'impresa sarebbe di per sé enorme, sarebbe molto parziale. Stefano Di Marino era una persona squisita, spesso presente a incontri, presentazioni, occasioni conviviali; sempre pronto ad aiutare colleghi e aspiranti colleghi; disposto a pubblicare con editori di qualsiasi dimensione, dai più grandi ai più piccoli. Sempre amichevole, sempre disponibile.

Una persona così grande non può che lasciare un grandissimo vuoto.