Rinascimento.

L’impressione è proprio questa.

Dopo un periodo in cui non c’erano più stimoli, novità, progetti intriganti, improvvisamente l’universo Trek è esploso.

Il fuoco ha covato sotto la cenere anche per merito (o colpa?) della trilogia dell’Universo Kelvin, ma la vera esplosione è partita con la miccia lunga di Star Trek: Discovery, attualmente in onda su Netflix con la terza stagione, per poi innescarsi con Star Trek: Picard ed ora abbiamo Star Trek: Lower Decks (serie a cartoni animati perfettamente inserita nel canon), Star Trek: Prodigy (altra serie a cartoni animati per Nickelodeon), la serie sulla Sezione 31 e Star Trek: Strange New Worlds, la serie sulla missione dell’Enterprise che vede sul ponte di comando Pike, la Numero Uno e il giovane Spock.

Non sarà troppa roba?

Non rischieremo una inflazione/indigestione?

Questo potremo giudicarlo solo tra qualche anno, ma la diversificazione delle serie, volte ad abbracciare un pubblico vasto dai bambini ai veteroappassionati passando per chi potrebbe curiosamente affacciarsi per la prima volta nell’universo Trek, fa ben sperare.

Ma, ci si chiede, come mai un franchising così duraturo e tradizionale, improvvisamente rivive così fulgidamente?

È il vento che è cambiato, o forse è un vento che vuole cambiare.

A Star Trek devono molto tante altre serie di fantascienza che ci hanno appassionato negli anni, come (cito liberamente senza pretesa di esaustività) Babylon 5, Farscape, Firefly e The Expanse. Ma, a differenza di Star Trek, queste serie hanno mostrato più il “lato oscuro”, quello “sporco e cattivo” (spesso con sanissime dosi di ironia) dell’universo di stelle e galassie da esplorare.

Attenzione, questo non vuol dire che Star Trek sia il portabandiera di un ottimismo indiscriminato in cui tutto è “toda joia toda beleza”, ma quello che lo contraddistingue è la visione di una convivenza universale basata sul rispetto delle diversità e la condanna di ogni forma di prevaricazione.

Questo era ben chiaro fin dalla serie originale è ognuno può citare in qualsiasi delle serie Trek episodi e storyline che esplicitano questi concetti, spesso mostrando società che si trovano esattamente all’altro estremo della curva di Gauss rispetto alle Infinite Differenze in Infinite Combinazioni.

Il fatto che venga messa in produzione una serie come Strange New Worlds, espressamente definita da Akiva Goldsman (panel della serie durante lo Star Trek Day dell’8 setembre 2020) come serie antologica e di stampo ottimistico in modo da recuperare lo spirito di TOS, è un ulteriore segnale del fatto che c’è bisogno di un cambiamento di rotta.

La narrativa di fantascienza in ogni sua accezione negli ultimi decenni ha cercato di illuminare le pecche di questa società, le ha additate e le sta additando tutt’ora, esprimendo anche molto empaticamente il senso di frustrazione claustrofobica che può assalire l’essere umano chiuso in questa società apparentemente senza speranza.

Il cambiamento di cui tutti sentiamo il bisogno è una luce che illumini le tenebre del futuro, facendoci vedere che un altro mondo è possibile, una nuova società in cui impariamo il rispetto reciproco e per il nostro habitat e riusciamo a scrollarci di dosso il dover essere solo produttori o acquirenti per poterci dedicare a conoscere noi stessi e l’universo.

Insomma, abbiamo bisogno del futuro di Star Trek.

Sappiamo benissimo che senza contrapposizione e confronto non può esserci progresso, ma vogliamo che il confronto sia civile rispettoso e (quando possibile) non violento.

Cosa vuol dire, che Star Trek dovrebbe diventare materia scolastica?

Di certo no, ma se recuperate i panel dello Star Trek Day o se cercate un po’ in rete, scoprirete che quella serie degli anni Sessanta ha influenzato positivamente giovani che hanno deciso di occuparsi di scienza introiettando i concetti utopistici della società Trek nella propria crescita personale.

Quello che ci propone questo Rinascimento Trek non è un paradiso artificiale nel quale rifugiarci, ma il desiderio di costruire un futuro diverso e lontano dal pericolo dell’entropia culturale di cui si sente parlare, ovvero quella tendenza a equiparare tutto e tutti fino a raggiungere uno stato stazionario in cui si avrà una stabile società di mediamente cretini senza alcuno stimolo di crescita.

E questo è il futuro che vorremo per noi e per le nuove generazioni.

Il tutto veicolato, ovviamente da gran belle storie che ci facciano, come sempre tornare bambini e meravigliarci.

Lunga Vita e Prosperità.