C'è stato un tempo in cui Marte era un pianeta caldo e desertico, pieno di città e di canali e di alieni di tutte le fogge. E Venere era un mondo piovoso e ricco di giungle rigogliose. Mondi fantastici nei quali era facile perdersi con la fantasia, come facevano gli scrittori di fantascienza e i loro lettori. Poi sono venuti i telescopi ad alta risoluzione, le sonde, e i sogni sono svaniti: Marte non aveva né canali né città ma solo distese di rocce, Venere era un inferno di gas acidi con temperature alla superficie intollerabili per qualunque forma di vita.

Nel 2015 George R.R. Martin e Gardner Dozois hanno deciso di proporre a una selezione di autori moderni di scrivere racconti ambientati sulla "vecchia Venere", quella dei sogni burroghsiani dell'età d'oro. 

Tra i tanti ottimi racconti inclusi in quell'antologia c'era anche Le giungle di Venere (The Heart's Filthy Lesson) della pluripremiata, eclettica autrice Elizabeth Bear, di cui oggi esce la versione italiana nella collana Biblioteca di un sole lontano, curata da Sandro Pergameno con copertina di Tiziano Cremonini e nella traduzione di Antonio Ippolito.

Le giungle di Venere

Il libro

Le giungle di Venere (The Heart’s Filthy Lesson, 2015) è apparso in origine sulla prestigiosa antologia Old Venus, curata da Geroge R.R. Martin e dal compianto Gardner Dozois, e dedicata a storie di ambientazione venusiana e con uno stile “anni quaranta”. Il titolo originale, per inciso, si rifa a una celebre canzone di David Bowie, personaggio che è ha fatto spesso da trait d’union tra fantascienza e musica rock (basti ricordare la sua interpretazione del celebre film L’uomo che cadde sulla Terra, o brani come Space Oddity o Life on Mars).

La storia, narrata con la solita bravura dalla Bear e con un chiaro riferimento alle classiche avventure della grande Leigh Brackett, racconta le avventure di Dharthi, una giovane scienziata, sull’inesplorato continente di Ishtar, coperto di giungle rigogliose e piene di pericoli di ogni genere, come verociraptor venusiani e tigri delle paludi. Addentratasi da sola in questo mondo ancora ignoto alla ricerca di una mitica civiltà estinta da millenni, spinta dal suo animo intrepido e dalla voglia di dimostrare il suo valore ai colleghi dell’università, presto si renderà conto del suo errore e di avere sottovalutato le minacce del pianeta alieno.

L'autore

Elizabeth Bear (nome completo Sarah Bear Elizabeth Wishnevsky), nata il 22 settembre 1971 a Hartford, nel Connecticut, è una delle scrittrici di sf e fantasy oggi più apprezzate. Vincitrice nel 2005 del John W. Campbell Award come miglior autore esordiente per la sua trilogia fantascientifica Hammered/Scardown/Worldwired, ha ricevuto numerosi altri prestigiosi riconoscimenti, come il Premio Hugo nel 2008 per il miglior racconto con Tideline (apparso su Robot n. 56 col titolo Sulla spiaggia), premio bissato l’anno successivo (2009) per il miglior racconto lungo con Shoggoths in Bloom (Shoggoth in fiore, uscito in questa collana). Solo pochi autori nella storia della sf erano riusciti nell’impresa di vincere svariati premi Hugo dopo aver vinto il John W. Campbell Award (C.J. Cherryh, Orson Scott Card, Spider Robinson, e Ted Chiang sono gli altri).

La Bear, che possiede uno stile letterario molto curato, come dimostrano Shoggoth in fiore e Nella casa di Aryaman (In the House of Aryaman a Lonely Signal Burns), già apparsi in questa collana, è assai prolifica e non ha preferenza tra sf e fantasy, generi tra cui spazia con estrema disinvoltura e bravura.

Elizabeth Bear, Le giungle di Venere (The Heart's Filthy Lesson), traduzione: Antonio Ippolito, Delos Digital, Biblioteca di un sole lontano 55, isbn: 9788825412147, ebook formato kindle (su Amazon.it) o epub (sugli altri store) con social drm (watermark) dove disponibile , Euro 1,99 iva inclusa

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