J. H. Rosny aîné era lo pseudonimo di Joseph-Henri Honoré Boëx, uno dei grandi precursori della fantascienza moderna. Nato a Bruxelles il 17 febbraio 1856, nella città belga si dedicò agli studi scientifici, spaziando dalla matematica alla fisica, dalla chimica alle scienze naturali. Nel 1874 si trasferì prima a Londra, dove si sposò, e, qualche anno più tardi, a Parigi. Nell Horn de l'armée du Salut fu il primo romanzo a recare la firma J. H. Rosny. All’epoca della pubblicazione, nel 1886, non collaborava ancora con suo fratello Séraphin-Justin. Il sodalizio letterario cominciò l’anno successivo con il racconto Gli Xipéhuz, una delle prime storie sci-fi, che descrive la lotta dei popoli nomadi con una forma di vita intelligente non organica chiamata appunto Xipehuz. Naturalizzato francese il 31 maggio 1890, non rinunciò mai alla cittadinanza belga e poco dopo fu nominato membro della Société littéraire des Goncourt. L’influenza sugli scrittori successivi fu notevole. Le sue storie precedettero di qualche anno quelle più celebri di H. G. Wells. Arthur Conan Doyle riprese la trama di La forza misteriosa (1913) nel romanzo La cintura di veleno. Il racconto La giovane vampira (1913), che descrive il vampirismo come una mutazione genetica ereditaria, cercando per questo fenomeno una spiegazione scientifica più che un approccio fantastico, venne recuperato nel 1954 dallo scrittore americano Richard Matheson per la stesura di Io sono leggenda

Tra le altre sue opere di genere possono essere ricordate Il cataclisma (1888), Un altro mondo (1895), La morte della Terra (1910), Terra inesplorata (1922) e Nel Mondo dei Varianti (1939). Nel 1908, i fratelli Rosny smisero di pubblicare opere congiuntamente. Da allora in poi, Joseph-Henry firmò i suoi romanzi con il nom de plume J. H. Rosny aîné.

Il Palindromo, casa editrice siciliana attiva dal 2013, nella collana I tre sedili deserti, si propone di riportare l’attenzione su romanzi che hanno contribuito alla costruzione del genere fantastico. Classici riconosciuti, riscoperte o opere mai proposte prima, ogni volume è impreziosito da apparati critici redatti dai più importanti esperti del settore. Diretta da Giuseppe Aguanno, essa si arricchisce di uno dei testi fondamentali della fantascienza non solo francese: il ciclo marziano di J. H. Rosny aîné. I navigatori dell’infinito, primo volume della serie pubblicato nel 1925, riprende il tema della lenta agonia della razza dominante del romanzo La morte della Terra, trasferendola però su Marte. Una missione di esplorazione approda sul Pianeta Rosso dove scopre una specie extraterrestre, i Tripedi, dotati di tre gambe, sei occhi e irradianti una bellezza soprannaturale. Questi marziani sono gli ultimi rappresentanti di un popolo molto antico ed evoluto che sta gradualmente scomparendo, lasciando il posto a una nuova forma di vita, gli Zoomorfi. Queste creature minerali sono meno intelligenti ma, in compenso, più giovani, numerose e dinamiche. Esiste anche un terzo gruppo di alieni estremamente misteriosi. Sono gli Eterei, esseri viventi allo stato gassoso, spiriti puri, apparentemente inaccessibili.

Il seguito di questo romanzo, Gli astronauti, annunciato sin dal 1925, andò in stampa soltanto negli anni Sessanta, vent’anni dopo la morte dell’autore. Al suo ritorno sulla Terra, la spedizione dello Stellarium riporta due Tripedi, un padre e sua figlia. L’arrivo sul pianeta infonde ai sopravvissuti nuova fiducia nel futuro e li incoraggia a riconquistare Marte con l’aiuto dei terrestri. La giovane Tripede, innamorata di uno degli astronauti, dà alla luce un bambino, un ibrido, che sarà la nuova speranza della sua specie. Il modo di riproduzione dei marziani è molto diverso dal nostro, quasi partenogenetico: le femmine non devono far altro che desiderare fortemente un figlio mentre pensano amorevolmente al maschio, che ne sarà in un certo senso il padre, affinché il ciclo riproduttivo abbia inizio. Amore e scienza si uniscono per restituire un mondo ai suoi legittimi proprietari.

Il premio Nobel per la Fisica (1926), Jean Perrin, scriveva che Rosny, nella scienza, così come nella letteratura, aveva le doti di un brillante creatore. Lo scrittore, infatti, fin da giovane aveva sempre avuto una predilezione per la scienza, ma in lui c’era anche un altro aspetto che non poteva essere disconosciuto e che l’autore sottolineava nella propria biografia letteraria (Torches et lumignons. Souvenirs de la vie littéraire): «Quanto ho sognato, con quale abbondanza, con quale diversità, senza che ciò mi nascondesse la realtà! I miei taccuini brulicavano di appunti presi per strada, nei campi, alle pubbliche assemblee, nei caffè, a casa mia, dove riferivo la vita dei miei figli, e ancora le mie proprie azioni e la mia stessa mentalità. Così il realismo s’intrecciava intimamente e costantemente al più chimerico idealismo. Coloro che non mi concepiscono sotto questi due aspetti, non possono avere alcuna idea giusta né del mio carattere né della mia opera: tutti i miei sogni sono profondamente nutriti da cose viste e sentite. Rimango altrettanto incomprensibile, se si dimentica il mio piacere estremo per la metafisica e la scienza. La scienza è per me una passione poetica, mi dischiude a miriadi di strettoie e passaggi nell'universo, non mi sembra mai morta. Non crediate affatto, come è stato scritto, che abbia per lei una venerazione mistica: la supero, la riformulo, non sono influenzato da nessuna teoria. Sono le possibilità della scienza che mi attraggono; esse sono il pascolo delle mie chimere, come i fatti della storia e della vita quotidiana».

Secondo Alexandre Ananoff, ambasciatore dell’astronautica russo-francese e pioniere della divulgazione spaziale, Joseph-Henry Rosny aîné, cui è dedicato un importante premio letterario fantascientifico, fu il più notevole cantore della navigazione cosmica ed ebbe il merito di aver coniato per primo il termine “astronauta”, riferendosi a coloro che compivano viaggi extraterrestri.

Pochi autori sono stati così singolari. Il suo nome può essere annoverato tra quelli dei pionieri della moderna science fiction: Maurice Renard e Gustave Le Rouge (in Francia), Herbert George Wells, Rider Haggard, Edgar Rice Burroughs (in Gran Bretagna e negli Stati Uniti). Già a cavallo tra il XIX e il XX secolo l’immaginazione degli scrittori si rivolgeva al Pianeta Rosso. Ma, se dalla penna di Burroughs o di Le Rouge, Marte era una nuova giungla dove gli eroi delle loro storie potevano vivere emozionanti avventure, Rosny affrontava la questione in modo diverso, ponendo maggiore attenzione al confronto tra esseri umani e forme di vita totalmente diverse, tanto affascinanti e meravigliose quanto completamente estranee e aliene, almeno a prima vista.

Il libro

I navigatori dell'infinito (1925) è considerato il capolavoro di Rosny aîné. Il romanzo, in cui l'autore conia il termine “astronauta”, è il resoconto immaginario della prima spedizione dell'uomo su Marte, delle esplorazioni in un ambiente ostile e dell'incontro di un gruppo di scienziati terrestri con una stirpe aliena in difficoltà. Superata la naturale diffidenza, i protagonisti avranno modo di scoprire, comprendere e apprezzare la civiltà extraterrestre, dando vita a un rapporto di collaborazione e rispetto reciproco. In questo modo potranno fronteggiare insieme la minaccia che rischia di spazzare via l'antico popolo marziano. Gli astronauti (pubblicato postumo in Francia nel 1960) è il seguito del primo romanzo e ne riprende le tematiche, approfondendone gli aspetti emozionali e ponendo al lettore alcune domande quanto mai attuali: è possibile che tra individui di etnie diverse, l'una per l'altra “aliene”, sbocci un amore totale e incondizionato? È ipotizzabile la costituzione di una società interplanetaria pacifica e multirazziale? Ciclo marziano completo di J.-H. Rosny aîné, con un'introduzione di Sandro Pergameno e saggi di Massimo Del Pizzo e Jacques Bergier.

L’autore

J.-H. Rosny aîné (1856-1940), letterato francese e membro dell’Académie Goncourt, è stato tra i precursori e fondatori della fantascienza. Oltre a opere come Gli Xipéhuz (1887), Un altro mondo (1895) o La morte della Terra (1910), è celebre anche il ciclo di racconti e romanzi dedicati alla preistoria, tra cui La guerra del fuoco (1909), portato sul grande schermo da Jean-Jacques Annaud nel 1981. il Palindromo ha pubblicato nella collana “I tre sedili deserti” per la prima volta in Italia il ciclo marziano completo, composto dai due romanzi I navigatori dell’infinito e Gli astronauti (1925, 1960).

Joseph-Henry Rosny aîné, I navigatori dell’infinito – Gli astronauti, Traduzione di Flavio Mainetti, Introduzione di Sandro Pergameno, Copertina di Giuseppe Vassallo, Collana I tre sedili deserti, Il Palindromo, pagg. 268, Euro 18 (versione cartacea).