Nel 1951 Arada Osada pubblica in Giappone alcune testimonianze dei sopravvissuti alla catastrofe di Hiroshima; nel 1963, con il titolo Children of the A-Bomb e prefazione del più grande filosofo del XX secolo, Bertrand Russell, il libro-testimonianza di Osada viene pubblicato a Londra.

La leggenda della nave di carta, racconti di fantascienza giapponese esce in Italia nel 2002 preceduto dalle testimonianze sull'esperienza del dramma atomico raccolte da Arada Osada: il volume accoglie sedici racconti estrapolati dalla più ampia antologia The Best Japanese Science Fiction Stories (1989, USA - curatori Martin Greenberg e John L. Apostolou). Con l'antologia curata da Greenberg e Apostolou la civiltà occidentale (americana), forse, per la prima volta nella storia è venuta a contatto con la cultura fantascientifica giapponese: Godzilla in questa antologia non ha spazio, è un mostro di serie B che i seri autori di SF giapponese non tengono in considerazione. La cultura fantastica giapponese non è mai riuscita a penetrare nella cultura occidentale se non attraverso manga e cartoons; a tutt'oggi i grandi scrittori classici del Giappone per i più così come per la critica sono personaggi del tutto sconosciuti, a maggior ragione, a fronte di ciò, sono ignoti quelli di genere. Yukio Mishima (1925 - 1970), forse il più grande scrittore nipponico, morto suicida nel 1970, ha regalato al mondo romanzi indimenticabili come Sole e acciaio, Morte di mezza estate, Cinque n_ moderni, Madame de Sade, Sete d'amore; tra la sua produzione artistica spicca un titolo, Stella meravigliosa che alcuni critici hanno erroneamente imprigionato nel genere fantascientifico: Stella meravigliosa è una stupenda metafora dell'umanità e della sua sofferenza del vivere, ma è solo una metafora, non è sf anche se potrebbe trarre in inganno qualcuno per la sua componente fantastica. Fatto incredibile, molti, sino ad oggi, hanno guardato a Stella meravigliosa come il primo romanzo di sf giapponese giunto in Italia e tradotto in italiano: Mishima rimane un grandissimo scrittore, ma non ha mai scritto fantascienza. Però altri hanno dedicato la loro vita a scrivere sf e molti nomi sono raccolti nell'antologia curata da Greenberg e Apostolou; in Italia la sf giapponese arriva gravata da due pensanti tare, una dovuta alla traduzione e una dovuta alla scelta degli autori presenti nell'antologia La leggenda della nave di carta. Sedici autori a rappresentare l'intero panorama culturale fantastico moderno giapponese (circa mezzo secolo) sono davvero pochi e non rendono piena giustizia alla cultura nipponica, questa la prima tara; la traduzione purtroppo è stata condotta sui testi in americano dell'antologia curata da Greenberg e Apostolou (e non sui testi originali giapponesi), quindi i racconti che oggi leggiamo nell'edizione italiana dell'antologia risentono di almeno un passaggio di troppo di interpretazione semantica, quello dall'americano all'italiano. La traduzione di Ilaria M. Orsini operata sui testi in americano purtroppo non può restituire al lettore italiano l'immediatezza e la freschezza dei racconti originali; molti racconti, dopo il filtraggio semantico dal giapponese all'americano, dall'americano all'italiano, pur avendo grandissime potenzialità fantastiche, mancano di carattere. Se la traduzione fosse stata operata partendo dagli originali, con molta probabilità i racconti presenti nell'antologia italiana avrebbero tutt'altro carattere.

Il Giappone vanta una produzione fantascientifica sterminata che si può far risalire almeno alla seconda metà dell'Ottocenro, quando, con l'apertura del paese all'occidente, il mondo orientale si è confrontato con la cultura occidentale, ma anche quella occidentale ha avuto modo di confrontarsi con quella del Sol Levante. La leggenda della nave di carta presenta al lettore italiano alcuni esempi di letteratura fantastica/speculativa prodotta nella culla del Sol Levante dagli anni '60 in poi. Fra gli scrittori dell'antologia vi sono i tre grandi della fantascienza giapponese: Ryo Hanmura, Shinichi Hoshi e Sakyo Komatsu, ma anche Kobo Abe, autore magicamente kafkiano e Tetsu Yano, di cui va almeno ricordata l'attività nel fandom giapponese in collaborazione con Takumi Shibano, curatore della leggendaria fanzine Uchujin, pubblicata per la prima volta nel 1957.

In quasi tutti i racconti è possibile scoprire precisi, netti, pacifici rabbiosi riferimenti all'epoca del militarismo degli anni '30 e '40, al bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, ma vengono analizzati anche argomenti impegnativi come l'impatto della rapida modernizzazione, l'inquinamento dell'ambiente, i pericoli di una cultura insulare, il mito della superiorità razziale. L'ultimo periodo creativo giapponese, quello maggiormente cyberpunk, presenta al lettore un affascinante mondo visionario che introduce il problema dell'identità sessuale e la possibilità di un'apocalisse prossima ventura.

Pur gravando sull'antologia italiana alcune pesanti tare che invalidano lo spessore culturale nipponico, resta il fatto che La leggenda della nave di carta, racconti di fantascienza giapponese, è la prima vera (e seria) silloge di testi di sf di autori del Sol Levante; se ogni racconto presentato fosse stato preceduto da una breve nota biografica dell'autore, se la traduzione dei racconti fosse stata condotta sui testi originali, se fosse stato presentato al lettore italiano un più ampio spettro di autori contemporanei e non, questa antologia sulla sf giapponese sarebbe stata un capolavoro editoriale. Quindi non si può parlare di bibbia della sf giapponese, ma al momento è il miglior punto di riferimento per quanti amano confrontarsi con la fantasia e la cultura orientale fantastica. Ci auguriamo che in futuro Fanucci ci regali una nuova antologia, maggiormente completa.