L'umanità è cresciuta col mito della vita eterna, dell'anima che si libera dal corpo mortale ed è libera di vivere per sempre. È insieme affascinante e inquietante che questi obiettivi potrebbero essere raggiunti, tra non molto, non dalla religione ma dalla tecnologia. Liberarsi dal corpo trasferendo la propria personalità in un computer, dove la nostra "anima" potrebbe vivere per un tempo indefinitamente lungo.

È un po' questo l'argomento del corto Metta via, diretto a scritto da Warren Flanagan. Il curioso titolo, che sembra quasi in italiano, in realtà fa riferimento alla parola pali (la lingua liturgica hindi) “Mettā” che significa “benevolenza”,  o “vita”, mentre "via" significa "attraverso”. Così ci ha spiegato il regista Warren Flanagan.

Flanagan ha un curriculum chilometrico come concept artist, ha lavorato per decine di serie (Una serie di sfortunati eventi, Lost in Space, Altered Carbon per citarne alcune recenti) e film (Star Trek Beyond, Godzilla I e II, I, Robot e tanti altri). Qui è alla prima prova di regia, come alla prima prova attoriale è Stacey Armstrong. Il corto è soprattutto, si vede, uno show off di effetti visivi e scenografie digitali, ma la storia ha un suo perché e un suo significato.

Il film è stato presentato a numerosi festival, tra i quali il Philip K. Dick Film Festival.