In un'epoca non meglio precisata, ma non dissimile dalla nostra, tutto sta collassando. A partire dalla sparizione di Internet, è tutto un susseguirsi di eventi catastrofici inspiegabili. Un professore (Chiwetel Ejiofor) cerca di mantenere la bussola, torna ai registri analogici, al mondo della carta, ma nessuno sembra rassicurarsi per questo. Nell'imminenza del collasso globale si riavvicina all'ex moglie (Karen Gillan), una paramedica che può solo constatare come siano ormai tantissimi quelli che semplicemente si lasciano morire. L'unica immagine che sembra persistere è quella del misterioso Chuck, con cartelli che lo ringraziano per "i meravigliosi 39 anni", frame televisivi che restano l'unica cosa trasmessa. Messaggi subliminali? Qual è la risposta, sempre che ci sia?

The Life of Chuck
The Life of Chuck

Lo scopriremo nel secondo atto, nel quale scopriremo chi sia Chuck (Tom Hiddleston), la cui esistenza viene raccontata con delicatezza e poesia, con una scansione temporale che va gradualmente a ritroso nel suo passato. Gli atti in cui si divide il film sono infatti numerati in modo inverso, dal terzo al primo, coerentemente con una scansione cronologica che racconta The Life of Chuck come un flashback.

La scoperta è tutta dello spettatore, guidato verso il mistero che è stato il fil rouge della vita del protagonista: il contenuto dell'unica stanza della casa in cui Chuck orfano vive con i suoi nonni (Mark Hamill e Mia Sara), nella quale è proibito a chiunque di entrare.

Con The Life of Chuck Mike Flanagan cerca di adattare con afflato poetico l'omonimo racconto di Stephen King contenuto nella raccolta Se scorre il sangue.

Gli elementi sovrannaturali e fantastici vengono messi in secondo piano dal respiro della vicenda, che affronta invece il tema del vivere il tempo presente al meglio possibile, con tutta l'intensità e partecipazione possibile, poiché il futuro è una incognita.

The Life of Chuck
The Life of Chuck

Disorientante sin dalla scelta della scansione temporale, derivata dal racconto, la messa in scena avvolge lo spettatore visivamente, ma non riesce a catturare fino in fondo, a causa della verbosità e prolissità di molti dialoghi. La brevità dell'esistenza umana, altro tema che emerge in filigrana, viene rapportata con il paragone con il concetto di calendario cosmico, ovvero la "vita dell'universo rapportata a un anno", analogia concettuale ideata da Carl Sagan per visualizzare l'immensa storia dell'universo, comprimendo 13,8 miliardi di anni in un singolo anno terrestre. Nel Calendario Cosmico, il Big Bang corrisponde all'1 gennaio, mentre la nostra era attuale è rappresentata alla mezzanotte del 31 dicembre, rendendo ogni secondo circa 444 anni terrestri e ogni giorno circa 38 milioni di anni, evidenziando la brevità della storia umana rispetto all'evoluzione cosmica.

In questa analogia, l'intera storia umana fino ai giorni nostri si sviluppa nei pochi secondi prima della mezzanotte, pertanto ancora più breve è la singola esistenza di ognuno di noi.

Mike Flanagan e Tom Hiddleston sul set di The Life of Chuck
Mike Flanagan e Tom Hiddleston sul set di The Life of Chuck

Il "messaggio", non tanto sottile, è quindi di vivere ogni istante con consapevolezza e intensità, anche in presenza di eventi che potrebbero scoraggiarci dal farlo.

Un messaggio che però nei 110 minuti del film sembra ripetuto fino a stordire, che assorbe tutta la materia cinematografica, che poteva essere più stringata e meno prolissa.

The Life of Chuck, pur nella sua prolissità, è uno di quei film in cui molto dipende da come lo spettatore arriva alla visione. Dal momento della vita in cui si trova, dalle esperienze, belle o tragiche che siano, che lo fanno reagire e riflettere rispetto alle tematiche del film.

Può quindi piacere, e tanto, perché ti coglie in uno di quei momenti i cui stai riflettendo su cosa sei e dove vai, come può respingerti perché risuona e ti mette a confronto con domande che non vuoi porti.

In questo senso, Flanagan, esperto di orrore, anche interiore, costruisce un film inquietante e, alla fine, disturbante.

The Life of Chuck
The Life of Chuck

In questo è aiutato comunque da un ottimo cast, con Hiddleston che conferma tutto il suo talento, e uno strepitoso Mark Hamill nel ruolo del nonno/mentore.

Ma tutto il cast di supporto, che crea la parte corale del racconto di vita, contribuisce alla creazione di quelle "moltitudini" di una citata poesia di Walt Whitman. Oppure, per usare un'altra analogia più vicina alla nostra cultura, il concetto che Italo Calvino definisce "molteplicità", ovvero di una narrazione che si propone come una "enciclopedia", ovvero come metodo di conoscenza, e soprattutto come rete di connessione tra i fatti, tra le persone, tra le cose del mondo.

Una rete tutta da scoprire per lo spettatore.