Ogni anno, più di 3.000 tonnellate di polvere spaziale riesce ad attraversare indenne la nostra atmosfera e a depositarsi sulla superficie terrestre: parliamo di micrometeoriti grandi appena pochi micron di diametro.

Dallo studio delle tracce fossili di questi detriti “extraterrestri” gli scienziati sono riusciti a modellizzare l'atmosfera terrestre di 2,7 miliardi di anni fa, ottenendo informazioni interessanti e un dato sorprendente: non era affatto povera di ossigeno come si è pensato fino ad oggi.

La ricerca, pubblicata su Nature, è opera della School of Earth, Atmosphere and Environment at Monash e dell'Australiian Synchrotron and Imperial College di Londra, guidati dal Dott. Andrew Tomkins.

Abbiamo trovato un modo per modellizzare una parte dell'antica Terra che non siamo mai stati in grado di indagare prima, ha detto con orgoglio Tomkins che ha estratto i 60 micrometeoriti oggetto dello studio da campioni di calcare raccolti nella regione di Pilbara in Australia occidentale.

Immaginare l’atmosfera di quel periodo priva di ossigeno era giustificato dall’idea che l’unica fonte di produzione fosse quella biologica, ma lo studio del team londinese descrive un’atmosfera superiore ricca di ossigeno quasi quanto oggi quella bassa. Lo ha rivelato la presenza sulla polvere spaziale fossilizzata di particelle di ferro metallico – comune nelle meteoriti – virato in ossido di ferro. Quando si parla di ossidazione, si parla di ossigeno e quindi la deduzione è ovvia: nell'alta atmosfera c’era ossigeno. 

Come è possibile che fosse presente in quel periodo? L’ipotesi più accreditata si chiama fotolisi: cioè sarebbe stata la luce solare a suddividere nell’alta atmosfera l'anidride carbonica in monossido di carbonio e ossigeno.

Lo studio è ancora agli inizi e gli scienziati sperano di imparare ancora tanto dalla polvere spaziale. Meno male che non esistono le “casalinghe spaziali”!