Gravity di Alfonso Cuaron l'han visto tutti, come dimostrano i numeri del botteghino. Ben oltre i seicento milioni di dollari l'incasso, a fronte dei cento spesi per la produzione. Forse invece non tutti hanno visto il corto Aningaaq realizzato da Jonas Cuaron, figlio di Alfonso, e co-sceneggiatore del film. Ricordate la scena in cui Ryan Stone (Sandra Bullock), intrappolata all'interno della navicella russa nello spazio, entra in contatto con la Terra e manda il Mayday? Qualcuno finalmente risponde. Una voce maschile che parla una lingua sconosciuta. Nessuno si è mai chiesto chi ci fosse dietro quella voce? Aningaaq da una risposta.

Concepito come uno "specchio" del film, nella misura in cui mostra una situazione di isolamento parallela a quella della vicenda principale, il corto vede come protagonisti due uomini (eschimesi?) in quella che sembra una spedizione nel cuore dell'Antartide. I due estremi – l'uomo solo nello spazio, l'uomo solo nel cuore della Terra – finiscono per toccarsi, anche se la comunicazione è resa impossibile dalla barriera linguistica. Ci sarà comunque una qualche forma di contatto umano.

Il corto è costato centomila dollari (voce più pesante: spese di viaggio del personale) ed è stato completato in tempo per unire al meglio, in fase di post-produzione di Gravity, la sequenza audio di Ryan e l'audio del corto. Prodotto dalla Warner Home Video e girato in Groenlandia, nelle intenzioni doveva essere un semplice contenuto extra destinato all'edizione in Blu-ray, invece ha finito per camminare con le proprie gambe. Invece che finire sepolto in qualche sottomenù, è stato presentato a Venezia e al Telluride Film Festival, fra gli altri. Non solo: Warner ha anche candidato il corto agli Oscar. La strada è ancora lunga. Qualora però Gravity e Aningaaq dovessero imporsi nelle rispettive categorie, si profilerebbe un'inedita doppietta in famiglia.