Si sa che da quando è nata la fantascienza, uno dei temi più cari degli scrittori è stata la possibilità di superare la barriera dell'atmosfera per spingersi nello spazio. Dapprima alla conquista del sistema solare e dei suoi pianeti, e poi oltre, per raggiungere altre stelle e nuovi pianeti. Senonché, agli inizi del ventesimo secolo, Albert Einstein demoliva questa possibilità definendo quella della luce come la massima velocità raggiungibile da un oggetto prima di vaporizzarsi in una nuvola di energia. Secondo alcuni le equazioni di Einstein non direbbero proprio questo, ma soltanto che esiste un limite di velocità oltre il quale non si può andare, ma la sostanza non cambia.

E poiché, come si suol dire, fatta la legge trovato l'inganno, gli autori di fantascienza (ma anche parecchi fisici e ricercatori) si sono messi subito all'opera per inventarsi qualcosa che permettesse loro di continuare a scrivere di space opera e affini. A cominciare dal mitico salto nell'iperspazio, capostipite di tutte le tecnologie FTL (Faster Than Light), concetto ai più ancora sconosciuto e che iniziò a fare capolino già nei romanzi degli anni Quaranta e Cinquanta. Nel corso dei decenni, parallelamente all'evolversi della ricerca, i metodi si sono raffinati e ampliati; così Popular Mechanics, magazine online specializzato in scienza e tecnologia, ha deciso di riassumere i sistemi escogitati dalla fantascienza per arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima.

Propulsione a curvatura (Warp drive). Non si poteva che cominciare proprio con il sistema di viaggio creato da Gene Roddenberry per il suo Star Trek. Prendi materia e antimateria, combinale con un po' di dilitio, tieni a bada il tutto con del plasma e alla fine si ottiene una bolla di curvatura, nella quale lo spazio davanti alla bolla viene contratto e quello dietro espanso, di modo che una nave possa muoversi a velocità variabili, ma tutte superiori a quella della luce. Parte della teoria fu sviluppata negli anni Settanta dal fisico tedesco Burkhard Heim. Negli anni Novanta il fisico messicano Miguel Alcubierre cercò di approfondire questa possibilità, ma le ricerche non si spinsero mai oltre una generica formulazione teorica.

Iperguida (Hyperdrive). Anche sulla tecnologia si gioca la contrapposizione eterna tra il mondo trek e Star Wars. Qui il riferimento è alla fantascienza classica e a quel famoso concetto di iperspazio, ovvero di una dimensione parallela in cui immettersi per coprire distanze enormi a velocità incalcolabili. Il riferimento è meno tecnologico e più dettato dalla necessità di trovare un espediente per narrare una space opera di vaste dimensioni. Curioso come, nonostante sia necessario un potente collettore di radiazioni gamma per mantenere un corridoio di navigazione stabile, alla fine è necessario che Chewbacca prenda a martellate qualche pezzo del Millennium Falcon perché tutto funzioni. È forse il modello di propulsione più utilizzato nella fantascienza. Marc G. Millis, fisico della NASA, ha esplorato la fattibilità dell'iperguida in un suo lavoro del 2005.

La nave di Guida Galattica per gli Autostoppisti
La nave di Guida Galattica per gli Autostoppisti
Motore a Improbabilità Infinita (Infinite Improbability Drive). È il sistema di viaggio più teorico in assoluto: si fanno un mucchio di calcoli quantistici per determinare il punto dello spazio meno probabile in cui arrivare, e si arriva proprio lì. Il mai dimenticato Douglas Adams lo inventò per la sua Guida Galattica per gli Autostoppisti dopo aver scartato tutte le altre tipologie di viaggio interstellare che gli venivano in mente. E con coerenza, scelse quella più improbabile. Il concetto è piuttosto vago, ma va detto che anche la meccanica quantistica è piuttosto vaga su molti argomenti. Nessuno ha ancora avuto il coraggio di tentare un approccio teorico, ma secondo Popular Mechanics il meccanismo è talmente geniale che la sua plausibilità è altissima.

Propulsione FTL (FTL Drive). Con il termine si intendono genericamente tutte le tecnologie che permettono di spostarsi a una velocità superiore a quella della luce. È il rispolvero della vecchia idea di salto nell'iperspazio che la serie Battlestar Galactica del 2003 ha riportato in auge. Tecnicamente si tratta di un'iperguida in cui il tempo di spostamento da un punto all'altro dello spazio è annullato. L'aspetto tecnico è lasciato piuttosto nel vago: si sa solo che c'entra un minerale raro, il tylium, che è necessario individuare con la massima accuratezza le coordinate del punto di arrivo e che tra un salto e l'altro occorre ricaricare le pile. L'effetto collaterale dell'FTL sta nel logoramento delle parti meccaniche delle navi, un tocco di realismo in più che però non ha aiutato i fisici a trovare un aggancio nelle teorie attuali.

Uno degli interni del TARDIS
Uno degli interni del TARDIS
TARDIS. E arriviamo a Doctor Who e alla sua nave travestita da cabina della polizia. Ideata più che altro per coniugare spettacolarità con esigenze di budget, la tecnologia del TARDIS è interessante perché coniuga lo spostamento contemporaneo nello spazio e nel tempo, correttamente inteso come continuum secondo il modello standard dell'universo. Ma la plausibilità si ferma qui poiché il resto parla di Occhio dell'Armonia, una singolarità artificiale creata appositamente per alimentare la nave che peraltro è parzialmente viva e collegata simbioticamente al Dottore. Troppo per la scienza moderna.

Effetto Holtzman (Holtzman Drive). È l'espediente immaginato da Frank Herbert nel suo ciclo Dune. È un insieme di tecnologie che permettono, tra le altre cose, di piegare lo spazio, avvicinando il punto di destinazione anziché spostarsi verso di esso. Ma la tecnologia non è sufficiente poiché soltanto piloti sotto l'effetto del Melange acquisiscono le doti di preveggenza necessarie per guidare le navi della Gilda attraverso lo spazio profondo. Fattibilità? Secondo Popular Mechanics bassa ma esistente.

Starbust. Direttamente dalla fantasia degli autori di Farscape, è la modalità di viaggio ultraluce di cui sono dotati soltanto i Leviatani, navi viventi dotate di un meccanismo di emergenza che consente loro di aprire una spaccatura per "scivolare" al di fuori dell'universo e riapparire in un altro punto, in una modalità di viaggio possibile soltanto in una fusione tra tecnologia e percezioni biologiche. In realtà Farscape è un compendio di tutte le tecnologie FTL più in voga, visto che nella serie tutte le navi normali si spostano con una tecnologia, non citata esplicitamente, di iperguida, e che fanno la loro comparsa i "tunnel spaziali", detti anche "wormhole", teorizzati già negli anni Venti e sistematizzati prima dal fisico John Archibald Wheeler e poi da Albert Einstein e Nathan Rosen, che coniarono l'espressione tecnica Ponte di Einstein-Rosen. La plausibilità dello Starbust è piuttosto bassa, ma resta una delle tecnologie più spettacolari inventate dalla fantascienza.

Starbust in azione
Starbust in azione
Propulsione Kearny-Fuchida (Kearny-Fuchida Drives). Anche il mondo ludico ha voluto dire la sua in materia nell'universo BattleTech, nato negli anni Ottanta come gioco da tavolo e poi espansosi verso l'editoria, i videogiochi e le serie tv animate. Nella saga che vede lo scontro futuro tra fazioni robotiche e semiumanoidi, il viaggio ultraluce verrà formalizzato da due immaginari scienziati della Stanford University basandosi sulla creazione di campi iperspaziali di energia da masse di superconduttori di germanio e titanio. L'avvio del sistema, che richiede quantità enormi di energia, avviene attraverso gigantesche vele solari. La particolarità di questo sistema è che il rientro nello spazio normale può avvenire solo in prossimità di orbite stellari elittiche, se non si vuole incorrere in grossi disturbi gravitazionali. Plasubilità non esaltante ma grande fascino.

Propulsione Conjoiner (Conjoiner Drives). Lo scrittore e astrofisico britannico Alastair Reynolds ha ideato questo tipo di propulsione per la sua saga La Rivelazione (Revelation Space). In questo universo le navi, chiamate Light Huggers, viaggiano normalmente a velocità prossime a quella della luce, con tutti i problemi temporali noti. Ma una volta a destinazione entra in gioco l'unità Conjoiner, ovvero un minuscolo wormhole collegato con il passato remoto dell'universo e alimentato dal plasma di quark e gluoni del Big Bang primordiale. La propulsione è un'eredità di un antico passato di cui nessuno conosce l'origine e perdipiù è piuttosto pericolosa, e se mal maneggiata può portare a catastrofi inimmaginabili. L'idea è complicata, ma la formazione scientifica di Reynolds le attribuisce un fattore di plausibilità più che accettabile.

Boomdotto (Boom Tube). E il teletrasporto dove lo mettiamo? Ma nei fumetti della DC Comics, ovviamente. Inventato negli anni Settanta da Jack Kirby, uno dei re dei comics a stelle e strisce, si tratta di un portale che permette alle razze aliene e ai supereroi di spostarsi da un punto all'altro dell'universo e anche in altre dimensioni. La sua tecnologia non è mai stata spiegata fino in fondo, ma si tratta del capostipite di tutti i vari portali poi utilizzati dalla fantascienza a piene mani, da Stargate a Contact.

Ecco quindi i principali modi un cui la fantascienza ha immaginato come spedire qualcuno oltre il sistema solare in tempi ragionevoli. A volte traendo spunto dalla ricerca teorica, a volte stimolandola verso direzioni inattese, altre volte ancora volando di pura fantasia. Non si può sapere adesso se mai qualcuna delle tecnologie indicate verrà realizzata in una qualche forma; ma se un domani ci si arrivasse davvero, sarebbe bello che venisse ricordato da dove partì lo spunto iniziale. Ovvero, semplicemente da un'idea. Fantascientifica.