Ci tengo anche a dire, per evitare malintesi, che i personaggi centrali della mia storia sono due ricercatrici universitarie, una maestra e la sua allieva, che credono nella scienza, nell’etica scientifica e nella giustizia della scienza. E quando una di loro, la maestra, si trova coinvolta ed è scaraventata, suo malgrado, in una vicenda dai lati oscuri, attraverso l’autocoscienza tipica di uno scienziato “vero”, capisce il proprio errore e, proprio per questo motivo, lo supera. E questo superamento non è altro che metamorfosi positiva e progresso. Oserei dire che questa autocoscienza è una sorta di redenzione. Ed è questo il valore della scienza: migliorare lo stato delle cose, interpretando anche gli errori e impedendo che altri commettano gli stessi sbagli. Questa è la sintesi di tutto il mio libro che, nonostante sia percorso da fatti funesti, rimane vestito di positivismo e fiducia nella scienza. Anche se consiglia agli uomini un po’ di umiltà…  Dico questo per evitare possibili malintesi che potrebbero nascere dall’ambientazione scientifica della mia storia. 

Direi che di carne al fuoco ne abbiamo messa abbastanza. Non ci resta che leggere Infezione genomica per riaprire la discussione. Grazie per esserti sottoposto a questo terzo grado e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti presenti e futuri. Lasciamoci con un’anticipazione, un proposito, oppure un suggerimento. A te l’ultima parola, Giovanni.

Sì, ne abbiamo messa molta, speriamo di averci preso coi tempi di cottura… grazie a voi per questa chiacchierata, che mi ha divertito molto.  Suggerimenti non ne ho e non voglio finire questa intervista facendo il retorico... Spero vivamente che leggiate in molti il mio romanzo. Anzi leggetelo senza pensare troppo a questa intervista. Mi auguro soprattutto che in un modo o nell’altro il mio romanzo vi diverta. Avevo qualcosa da dire e l’ho scritto, ma ho concepito la mia storia come un’avventura. Perché in fondo una storia SF deve essere un’avventura divertente. Lunga vita alla fantascienza!