Torchwood ritorna, dopo il finale catartico e disastroso della seconda stagione. Ritorna con una formula diversa, una scommessa che, almeno dal punto di vista della soddisfazione dello spettatore, risulta decisamente vincente: uno una stagione vera e propria ma una miniserie in cinque puntate, trasmesse tutte di fila, in prima serata, da BBC One.

Torchwood era nato come versione adulta di Doctor Who, una missione che Children of Earth, questo il titolo della storia, compie benissimo: temi adulti, trama ben costruita, ritmo, tensione, nessun compromesso. Se proprio bisogna scrivere quacosa nel campo "contro" allora vanno notati alcuni passaggi un po' tirati un po' troppo in lungo, e qualche passaggio forse non fondamentale che poteva essere tagliato, ma d'altra parte bisognava riempire cinque ore - e sono ore inglesi da sessanta minuti pieni, non quelle americane da quarantadue. Cinque serate di seguito, dicevamo, quasi obbligatoriamente: davvero sarebbe stato difficile sostenere una settimana di attesa tra una puntata e l'altra.

Children of Earth prende le mosse nel 1965, quando un contatto alieno si risolve col rapimento di dodici bambini inglesi. Nel 2009 gli stessi alieni tornano sulla Terra, con una richiesta inaccettabile, minacciando di distruggere il pianeta. Torchwood, o ciò che ne resta, si attiva per far fronte alla minaccia, ma deve affrontare un pericolo inatteso: è lo stesso governo inglese che dà ordine di cancellare Torchwood e ucciderne tutti i membri.

Non andiamo oltre con la trama per non rovinarne la visione. La serie, scritta da Russell T Davies, nella migliore tradizione di Doctor Who non manca di immagini di grande impatto, dimostrando che le idee possono essere altrettanto se non più impressionanti di costosi effetti speciali.

Forse anche grazie al tempo a disposizione si riesce a entrare più in profondità nella caratterizzazione dei personaggi. Scopriamo che Jack Harkness (John Barrowman) ha una figlia, conosciamo la famiglia di Ianto Jones (Gareth David-Lloyd), esploriamo il rapporto tutto particolare tra Ianto e Jack. Il personaggio di Rhys (Kai Owen), il marito di Gwen Coopen (Eve Myles), esce dal ruolo di macchietta diventando uno dei protagonisti della storia. Nonostante buona parte della storia sia ambientata a Londra la dilatazione dei tempi giova anche alla stessa città di Cardiff: cogliamo un po' di battute in dialetto gallese, scorgiamo dettagli della città vecchia.

Sebbene gli alieni siano ben presenti, e si facciano decisamente sentire (ma vedere molto meno), la storia è centrata soprattutto sul conflitto tra Torchwood e il governo inglese, che viene presentato da una parte nel ruolo del funzionario ligio fino all'estremo, interpretato dal bravo Peter Capaldi, e dall'altro nella figura del primo ministro Green (Nicholas Farrell) e in quella dei suoi membri di gabinetto, in modo davvero impietoso. Spietato, pronto a ingannare il suo stesso popolo, pronto a prendere decisioni di gravità inaudita preoccupandosi solo di uscirne pulito a livello personale. Le scene in cui i militari vengono fatti intervenire contro la popolazione inglese sono da brivido.

Da italiani, troviamo davvero incredibile che una serie così critica verso il governo venga prodotta dalla TV di stato inglese e vada in onda in prima serata sul canale principale della BBC, limitandosi giusto a "cambiare il colore" del cognome del primo ministro.

Il finale è forse un po' telefonato, ma tutt'altro che "lieto". La soluzione è risolvibile, ma un prezzo da pagare c'è, ed è altissimo.

Cinque giorni, cinque puntate. Ma il vero finale, quello che davvero deve aver colpito gli spettatori inglesi come una mazzata, è arrivato in giorno dopo, quando i telegiornali inglesi hanno dato la notizia che il governo avrebbe proceduto a inoculazioni di massa nelle scuole per vaccinare gli studenti contro l'influenza suina.

Non sappiamo se l'effetto era previsto e voluto, ma conoscendo Russell T Davies siamo propensi a crederlo.