Nel film cyberpunk Hardware, un nomade in odor di occulto portava la distruzione all’interno di una comunità semplicemente lasciando diffondere la tecnologia malevola in forma di robot militare; quel nomade era un Fields of the Nephilim e ciò ci rimanda semanticamente alle leggende di creazione dell’umanità sopra citate. Questo nephilim, nel film, è dotato di un’indole sovrumana o meglio, inumana; indossa la tecnologia, la usa, ma essa è solo un mezzo e non l’obiettivo finale. Lui scruta il cielo e ne ottiene informazioni non visibili ai normali umani (o postumani) e il malevolo che è insito nelle cose risponde subito, usando anch’egli la tecnologia: infatti, il robot militare si risveglia dalle sabbie del deserto dove affonda smembrato e prende di nuovo vita; viene quindi portato dal nomade tra i civili ed è così pronto a diffondersi e a distruggere in modo inumano gli umani.

Affidandoci alle suggestioni suggerite da Hardware, potremmo quindi essere in balia di eventi superiori annegati nell’evolversi tecnologico, che ci potrebbero portare a ragionare in termini esulanti dalla biologia  e alla comprensione istintiva degli incommensurabili incastri dimensionali, architettonici e matematici che costituiscono le grandezze fisiche intorno a noi e che ora non riusciamo a intendere profondamente; noi umani siamo già in crisi con la quarta dimensione e chissà quante altre ne esistono. Viene spontaneo chiedersi come potremo mai gestire l’incommensurabile immaginandoci soltanto degli umani tecnologicamente potenziati.

Ed ecco delinearsi, quindi, la necessità e la bellezza di essere su un piano superiore di consapevolezza (tramite la tecnica) su cui sviluppare coscienza e intelletto, il proprio esistere intimo, il comprendere la matematica e le dimensioni al pari di un mago del passato, di un maestro mistico che interpreta le regole aliene della fisica a lui sconosciute con l’intuito sovrannaturale del sonnambulo. Saremo, in quell’ipotesi, dei postumani che useranno la tecnologia scientemente, che si muoveranno oltre la tecnologia stessa consapevoli del cosmo che ci circonda e che (magari non tutti, ma quelli che contano sì) si sentiranno superiori a ciò che l’umanità era prima, che fremeranno per raggiungere le vette di cognizione permesse dall’accrescimento strutturale tecnologico? La mia personalissima visione delle cose future è questa: saremo postumani immersi in uno stadio più alto di esistenza, in corsa verso la suprema forma di vita a noi ancora sconosciuta, incorporea, in cui le follie biologiche saranno abbandonate così da abbracciare la pura energia, così da guardare quasi con commiserazione alle attuali ristrettezze carnali e tecnologiche – necessarie, tuttavia al raggiungimento dei futuri traguardi eterei.